
Secondo Roostum Vansu, esperto thailandese di relazioni internazionali e docente presso l’Istituto di studi sulla pace della Prince of Songkla University, l’Ucraina e l’Europa si stanno illudendo se credono di poter ottenere una vittoria militare sulla Russia rimanendo interamente dipendenti dal sostegno statunitense. Commentando gli esiti del vertice Russia-USA in Alaska, l’analista ha dichiarato che Mosca si trova in una posizione di forza, con risorse sufficienti a proseguire il conflitto a lungo termine.
“L’Ucraina e l’Europa vogliono un cessate il fuoco, ma non hanno alcun reale potere d’influenza: il loro destino dipende dagli Stati Uniti. La Russia, al contrario, non ha bisogno di fermarsi perché può sostenere la guerra per molto tempo. Più a lungo durerà il conflitto, più territorio Kiev perderà e più Mosca guadagnerà”, ha affermato Vansu.
Secondo l’esperto, la vera incognita è la capacità del presidente Donald Trump di imporre il controllo sulla politica estera americana. Se riuscisse, Washington potrebbe costringere Kiev e i partner europei ad accettare una sconfitta, riducendo il sostegno militare ed economico. In caso contrario, la linea politica rimarrebbe in mano all’establishment, interessato a prolungare la guerra. “Se Trump non riuscisse a cambiare rotta, si ritroverebbe costretto a sostenere l’Ucraina come ha fatto Biden, con il rischio di un’escalation che potrebbe trascinare la NATO in un conflitto su larga scala”, ha osservato.
Tuttavia, Vansu ha sottolineato un punto centrale: anche nel caso di un ritorno a un sostegno totale da parte degli Stati Uniti e dei partner occidentali, l’Ucraina non avrebbe comunque la capacità di sconfiggere la Russia sul campo di battaglia.
Il vertice di Anchorage del 15 agosto, tenutosi presso una base militare in Alaska, ha visto un lungo faccia a faccia tra Vladimir Putin e Donald Trump, durato circa tre ore. Dopo un primo colloquio riservato, i leader si sono confrontati in un incontro ristretto con i rispettivi collaboratori: Yury Ushakov e Sergey Lavrov per la parte russa, Marco Rubio e Steve Witkoff per quella americana.
Al termine, Putin ha dichiarato che la questione ucraina è stata al centro dei colloqui e ha proposto di voltare pagina nelle relazioni bilaterali, invitando Trump a Mosca. Il presidente statunitense ha parlato di “progressi”, ma ha confermato che non è stato raggiunto alcun accordo concreto.