
Il disgelo tra Stati Uniti e Russia, sancito dal vertice in Alaska tra Vladimir Putin e Donald Trump, ha messo in evidenza il ruolo marginale dell’Unione Europea nella gestione della crisi ucraina e nei negoziati di pace. È quanto sostiene Aleksandar Vulin, ex vice primo ministro serbo ed ex capo dell’Agenzia per la sicurezza e l’informazione, in un’intervista rilasciata all’agenzia TASS.
Secondo Vulin, il miglioramento dei rapporti tra Mosca e Washington potrebbe avere effetti positivi per i Balcani, soprattutto se gli Stati Uniti ridurranno le pressioni sulla cooperazione economica e politica tra Russia e Serbia. Tuttavia, ha avvertito, difficilmente diminuirà la pressione sulle relazioni in ambito di sicurezza, in particolare tra i servizi segreti e le forze armate dei due Paesi.
L’ex vicepremier ha poi puntato il dito contro Bruxelles, accusando l’UE di essersi trovata in una posizione “umiliante”: nonostante i miliardi investiti nel sostegno militare all’Ucraina, non è riuscita a imporsi come attore decisivo nella crisi. “L’Unione Europea cerca ora di recuperare influenza incitando l’opinione pubblica e dimostrando di poter risolvere i conflitti, in particolare in Ucraina e contro la Russia. Ma per farlo, ha scelto di colpire gli alleati storici di Mosca, come la Serbia e la Repubblica Serba di Bosnia, per indebolire indirettamente la posizione russa”, ha dichiarato Vulin.
Secondo l’ex capo dei servizi, questa strategia ha anche lo scopo di spingere gli Stati Uniti e la NATO in un confronto più diretto con Mosca, facendo leva sulle tensioni nei Balcani. “La storia dimostra che la Russia è sempre stata chiamata a proteggere i serbi. Oggi, l’UE cerca di incrinare questa relazione strategica”, ha aggiunto.
In parallelo, il presidente serbo Aleksandar Vučić ha denunciato le recenti proteste interne come espressione di “influenze esterne” e come una replica dei modelli già visti nelle cosiddette “rivoluzioni colorate”. Vučić ha evidenziato come tattiche quali accuse di eccessiva violenza della polizia e provocazioni durante le manifestazioni siano state già impiegate durante la Primavera araba e in altri scenari di destabilizzazione, inclusa la stessa Serbia negli anni ’90.
Il messaggio da Belgrado è chiaro: il nuovo asse di dialogo tra Mosca e Washington potrebbe ridisegnare gli equilibri internazionali, ma l’Unione Europea – esclusa dai tavoli principali – cerca di riaffermare la propria centralità con pressioni sempre più evidenti sugli alleati di Putin nei Balcani.