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Comunicato Stampa
11 agosto 2025
Afghanistan: Save the Children, ogni 30 secondi un bambino torna nel Paese, mentre la crisi umanitaria peggiora e metà della popolazione ha bisogno di assistenza umanitaria
L’Organizzazione invita i Paesi della regione a garantire che i rimpatri in Afghanistan siano volontari, sicuri e dignitosi e chiede inoltre alla comunità internazionale di aumentare urgentemente i finanziamenti per soddisfare sia le necessità di base all’arrivo al confine, sia per fornire assistenza a lungo termine per aiutare i rimpatriati a stabilirsi in Afghanistan.
Secondo un’analisi di Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini e le bambine a rischio e garantire loro un futuro, in media ogni 30 secondi circa, un bambino torna in Afghanistan dall’Iran o dal Pakistan, in un momento in cui quasi metà della popolazione afghana ha bisogno di assistenza umanitaria. Quattro anni dopo che il ritorno al potere dei talebani ha innescato un esodo di massa di afghani verso i paesi confinanti, infatti, l’Afghanistan, è alle prese con una nuova crisi migratoria.
Secondo i dati, quest’anno oltre 800.000 bambini sono entrati in Afghanistan, dal Pakistan e soprattutto dall’Iran che segna la media di circa tre bambini su quattro tornati dal Paese[1]. Un dato che registra il doppio di ingressi rispetto allo scorso anno, quando entrambi i Paesi avevano fissato scadenze per l’espatrio di migranti e rifugiati irregolari.
La maggior parte dei bambini entra in Afghanistan portando con sé solo ciò che può trasportare e migliaia di loro sono senza genitori o tutori. Molti sono stranieri in patria, nati nei Paesi confinanti o che hanno trascorso anni come rifugiati o migranti. Save the Children ha visto larghi gruppi di famiglie vivere in parchi e spazi aperti nelle principali città dell’Afghanistan.
Omid*, 12 anni, è stato costretto a lasciare il Pakistan e trasferirsi in Afghanistan con i suoi nove fratelli e sorelle. Save the Children sta supportando la famiglia in un centro di transito. “Ero alla madrasa (una scuola religiosa) quando mio padre è entrato di corsa e ci ha detto che dovevamo andarcene”, ha raccontato Omid*. “Abbiamo fatto velocemente i bagagli e siamo saliti su un grosso camion con altri. Faceva caldo. Non avevamo né cibo né acqua. Voglio che troviamo una casa, andiamo a scuola e torniamo a vivere una bella vita. Voglio sentirmi al sicuro e fare qualcosa per me stesso”.
Il padre di Omid, Feroz*, ha raccontato a Save the Children che la famiglia ha lasciato il Pakistan “con le mani vuote e il cuore spezzato” e che attualmente non ha una casa, un lavoro o alcun espediente per sostentare la sua famiglia. “Noi afghani siamo sempre in movimento. Ma non volevo questa vita per i miei figli. Abbiamo perso la nostra casa, i nostri libri, persino le foto di famiglia. Abbiamo preso solo ciò che potevamo portare con noi, soprattutto vestiti e documenti importanti. Il resto, abbiamo dovuto lasciarlo. È stato come fuggire da un incendio” racconta.
Anche prima di questa ondata rientri, in Afghanistan quasi metà della popolazione necessitava di assistenza umanitaria e un bambino su cinque stava affrontando livelli di fame critici. Allo stesso tempo, l’Afghanistan sta anche affrontando massicci sfollamenti interni e molti bambini sono costretti ad abbandonare le proprie case a causa di eventi climatici estremi[2]. La grave siccità nelle province settentrionali del Paese sta causando l’inaridimento dei raccolti e la diminuzione delle riserve idriche per le persone e il loro bestiame.
“L’entità e il ritmo dei rientri in Afghanistan in questo momento sono senza precedenti. Siamo sull’orlo di una crisi umanitaria su vasta scala, come non ne abbiamo mai viste prima. Circa ogni 30 secondi, un bambino torna o è stato costretto a tornare nel Paese. Questo equivale a circa un’aula piena di bambini ogni 15 minuti. Molti di loro sono esausti, terrorizzati e timorosi su come riusciranno a sopravvivere in un Paese che da quattro anni a questa parte, deve già affrontare fame e povertà profonde. Migliaia di bambini stanno tornando soli, senza famiglia o accesso ai servizi di base. Le ricadute dei massicci tagli agli aiuti di quest’anno, hanno lasciato le squadre umanitarie sopraffatte dall’enorme quantità di richieste. Questa è una crisi gravemente carente di risorse, sottofinanziata e trascurata. E saranno i bambini a pagare il prezzo più alto” ha dichiarato Samira Sayed Rahman, Direttrice Advocacy di Save the Children in Afghanistan.
Con la crescente pressione sulle risorse dovuta ai tagli agli aiuti di quest’anno, infatti, l’Afghanistan si trova ad affrontare sfide sempre più complesse per fornire servizi essenziali, in particolare per le popolazioni vulnerabili come i rimpatriati, le comunità ospitanti e i bambini.
Save the Children invita i Paesi della regione a garantire che i rimpatri in Afghanistan siano volontari, sicuri e dignitosi. Costringere o esercitare pressioni sui bambini per farli tornare, soprattutto su quelli senza tutori, può aumentare il rischio di sfruttamento, abusi e abbandono. L’Organizzazione chiede inoltre alla comunità internazionale di aumentare urgentemente i finanziamenti per soddisfare sia le necessità di base all’arrivo al confine, sia per fornire assistenza a lungo termine per aiutare i rimpatriati a stabilirsi in Afghanistan.
Da marzo, Save the Children in Afghanistan ha supportato oltre 150.000 bambini rientrati in Afghanistan. La risposta di Save the Children si sta ampliando per includere una clinica per la salute e la nutrizione e un’assistenza economica multifunzionale al confine, servizi di protezione dell’infanzia presso il centro di transito e servizi sanitari nelle aree di rientro a Herat.
[1] Calcoli basati sui dati dell’OIM, suddivisi per età, relativi agli arrivi da Iran e Pakistan ai valichi di frontiera in Afghanistan. I dati per Iran e Pakistan coprono fino al 31 luglio 2025. I tassi di attraversamento minorile al minuto sono stati calcolati dividendo il numero di minori rientrati in ciascun Paese per il numero di minuti nel periodo di riferimento per il Paese, sommando poi il totale per i due Paesi.
[2] L’Afghanistan ha la più grande popolazione di sfollati interni dell’Asia meridionale: circa 5,5 milioni di persone, tra cui circa 2,7 milioni di bambini. Nel 2024, le inondazioni hanno causato oltre un milione di sfollati, il numero più alto di sfollati a causa di calamità naturali mai registrato in Afghanistan. https://www.internal-displacement.org/countries/afghanistan/
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