
La recente decisione della Commissione Elettorale Centrale (CEC) sulla posizione di Milorad Dodik ha acceso un nuovo fuoco politico in Bosnia-Erzegovina, scatenando interrogativi su quali scenari si prospettano per la stabilità della coalizione di governo, in particolare sul futuro della partnership tra Dragan Čović e Dodik.
Come già in passato, Čović si mostra prudente, evitando prese di posizione drastiche. Il leader dell’HDZ BiH ha affermato che l’attuale quadro istituzionale può essere gestito e che non si aspetta grandi cambiamenti, lasciando però aperta ogni possibilità in vista degli sviluppi.
“Uno dei partner potrà dire che interromperà il partenariato, ma non cambierà molto. Abbiamo un quadro di lavoro per le autorità esecutive e legislative”, ha detto Čović, senza sbilanciarsi su una possibile rottura con l’SNSD.
Tuttavia, voci critiche non sono mancate. Elmedin Konaković, leader del NiP e rappresentante della Troika, ha definito la posizione dell’SNSD – che ha escluso la formazione di nuove coalizioni – come uno schiaffo all’HDZ BiH. Ha invitato Čović ad allontanarsi da Dodik e a seguire una linea politica filoeuropea, ponendo l’accento sulla necessità di una maggioranza parlamentare nuova, con il contributo dell’opposizione della Republika Srpska.
Anche Vojin Mijatović ha rilanciato, chiamando all’azione l’SDS e il PDP, i due principali partiti di opposizione nella RS, per costituire una nuova maggioranza parlamentare nella RSNA. Secondo lui, l’HDZ ha perso una chance credendo troppo nella leva Čović-Dodik.
Nel frattempo, da parte di Predrag Kojović del Nostro Partito, emerge un’opportunità politica: la crisi avrebbe infatti aperto la porta alla creazione di un nuovo paradigma politico, centrato sulla piattaforma per la pace e il progresso proposta dalle due troike, con l’obiettivo di bloccare la spirale di conflitti e favorire l’avanzamento europeo del Paese.
Eppure, l’ipotesi di una vera rottura tra Čović e Dodik è vista da molti come poco realistica. Secondo Milan Sitarski, esperto dell’Istituto per la ricerca socio-politica di Mostar, la relazione politica tra i due leader rimarrà in piedi, soprattutto in funzione del ruolo centrale che l’SNSD continua ad avere nello scacchiere istituzionale.
“Mi aspetto che il rapporto tra Čović e Dodik venga modulato sullo status giuridico di Dodik e sul ruolo che l’SNSD avrà nel governo statale,” ha detto Sitarski, ricordando che anche dopo la sentenza di primo grado, l’HDZ BiH si è mostrato disposto a parlare con la troika, ma le trattative sono naufragate.
Uno dei motivi del fallimento – sottolinea Sitarski – è stato l’approccio troppo rigido della Troika, che ha chiesto all’HDZ non solo un impegno politico, ma anche una piena identificazione emotiva e ideologica, trascurando le istanze croate, in primis la riforma della legge elettorale per garantire una rappresentanza legittima dei popoli costituenti.