
Il monito di Hiroshima, all’Università LUMSA l’impegno per un futuro di pace e disarmo nucleare
Vescovo di Assisi: quest’arma deve essere abolita, soffriamo al pensiero che sia stata sviluppata da cristiani. Prestiamo attenzione al nucleare per uso civile, ma la conversione deve essere totale
I rappresentanti delle associazioni cristiane firmatari dell’iniziativa si sono dati appuntamento per rilanciare forte l’impegno per il Disarmo e la Conversione Nucleare a Roma, nella sala Pia dell’Università LUMSA, in occasione dell’80º anniversario della bomba atomica su Hiroshima, e la Festa liturgica dall’Oriente all’Occidente della Trasfigurazione.
Tra memoria della potenza distruttiva, responsabilità e nuove minacce globali, il monito resta più attuale che mai e chiede alle coscienze dei cristiani, animati dallo spirito evangelico, illuminati dalla Trasfigurazione, di diffondere e costruire la pace attraverso il disarmo nucleare e l’eliminazione definitiva delle testate destinate alla distruzione totale dell’uomo e del pianeta, con la conversione delle stesse in energia di Pace per tutti (come già in parte significativa avvenne con il Piano Usa-Russia Megatons to Megawatts).
Incoraggiati dall’appello di Papa Leone XIV rivolto all'”esercito” di giovani pellegrini venuti da tutto il mondo a Roma per il Giubileo “voi siete il segno che un mondo diverso è possibile: un mondo di fraternità e amicizia, dove i conflitti non si risolvono con le armi ma con il dialogo», è forte il richiamo a impegnarsi concretamente per il cambiamento, per il bene e la fratellanza tra i popoli. Anche Mattarella in questa giornata ha sottolineato ‘Il nucleare nei conflitti è un crimine contro l’umanità’.
Ha aperto i lavori il prof. Francesco Bonini, rettore dell’Università LUMSA:
“L’80º anniversario di Hiroshima è fondamentale per ricordare ma anche per progettare un mondo diverso e porta noi a riflettere e a testimoniare quello che Papa Leone ha detto domenica scorsa nella spianata di Tor Vergata: un mondo diverso è possibile.
Un mondo diverso è possibile, cioè non c’è una coazione a rimettere l’idea della soluzione dei conflitti attraverso la guerra. Per fare questo è necessaria la riflessione, l’elaborazione del pensiero, l’educazione, quello che fa l’università, un’università come la nostra e come tutte le università dovrebbero fare, in particolare fanno delle università cattoliche. Serve la rete delle associazioni e serve la testimonianza, proprio perché la testimonianza di vita è fondamentale per dare corpo a questo monito di Papa Leone che testimonia appunto la pace. Grazie all’idea dell’appello che deve diventare appunto per tutti un punto di riferimento e che dimostra anche la grande fecondità della dottrina sociale della Chiesa che Papa Leone ha rilanciato. La dottrina sociale non è un discorso, è pensiero e azione, e stimola all’associazionismo e stimola all’operosità. Come fece alla fine dell’Ottocento, così deve fare nel bel mezzo di questo ventunesimo secolo. Mi auguro che questo appello si radichi nella vita sociale e nella vita politica italiana, europea e del mondo”.
Successivamente sono intervenuti gli altri relatori:
mons. Gianni Fusco – assistente “Ditelo Sui Tetti”
“I sopravvissuti di Hiroshima sono moniti viventi, cicatrici umane, ferite nel corpo,
spirituali, psicologiche…Quella che cade a ottant’anni dal disastro che ha rappresentato la prima bomba atomica a Hiroshima, il 6 agosto appunto, generalmente viene presentata come una giornata commemorativa, in cui ovviamente si ricordano le vittime, le migliaia di morti che ci sono state e le tante conseguenze che purtroppo si sono verificate anche negli anni successivi: sul piano di economico, della distruzione delle città, ma anche della distruzione dell’animo delle persone e le implicazioni psicologiche. L’incontro di oggi ha un senso un po’ diverso, vogliamo costruire un presente e un futuro che sia il più lontano possibile da questi eventi disastrosi e da queste situazioni che trasformano la creatività umana, il progresso umano in un progresso e in una cultura di morte. Il nucleare per uso civile è decisamente una delle fonti energetiche alle quali possiamo prestare attenzione, ma certamente non può e non deve essere associato all’uso per gli armamenti o comunque per la guerra, bensì per il bene e per il progresso delle persone e della sicurezza umana”.
Giuseppe Rotunno – presidente “Comitato Per Una Civiltà Dell’amore” che ha promosso l’incontro
“Il mondo sta rischiando l’autodistruzione, utilizzando la potenza militare invece di utilizzare il negoziato e le vie diplomatiche già disponibili e approvate dalla comunità internazionale”
Antonino Giannone – presidente “Umanesimo Ed Etica Per La Società Digitale”:
“Ricordare Hiroshima e Nagasaki, in occasione dell’80º anniversario dell’esplosione delle bombe atomiche, significa riaffermare con gli altri esseri umani il valore della memoria, della responsabilità collettiva verso il futuro”.
Ha concluso i lavori Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi che ospita il ‘dialogo per il Disarmo Nucleare’ e autore della prefazione de “L’ATOMO CONVERTITO” recente pubblicazione di Civiltà dell’Amore sulla Storia del Nucleare nel mondo:
“Beati i miti, perché erediteranno la terra! Non è possibile pensarla diversamente se siamo cristiani sul serio. C’è una verità che ci impone tanta sofferenza: questa terribile arma distruttiva si è sviluppata in ambito cristiano. Ci domandiamo come sia possibile che coloro che hanno accolto il Vangelo di Gesù e continuamente lo hanno di fronte a sé nel crocifisso, indifeso, siano diventati i promotori di quest’arma. Essere cristiani significa credere in Gesù e anche nella sua Parola: il Vangelo. Abbiamo fatto passi vertiginosi della tecnologia e passi abissali di decrescita dell’umano. Noi ci troviamo in questa contraddizione enorme e dobbiamo ricomporla. Una ricomposizione che solo la ‘Grazia di Dio’ ci può consentire, ma la Grazia di Dio opera anche con le nostre mani e quindi noi dobbiamo fare la nostra parte e la facciamo attraverso un cammino che ci porti a dire che questa arma letale e diabolica, deve essere abolita. L’umanità non ha civiltà finché non l’abolisce. Il nucleare per uso civile è decisamente una delle fonti energetiche alle quali possiamo prestare attenzione. Ma la conversione deve essere prima di tutto un fatto spirituale perché se non convertiamo i nostri valori, il nostro modo di essere, la nostra testimonianza cristiana e la nostra dignità, è chiaro che tutte le strategie di conversione tecnologica stanno su un fondamento poco solido. La conversione se non è totale non è, ma iniziare a farlo almeno per ciò che riguarda le armi è una cosa che sta nella logica di una conversione profonda e totale”
Il vescovo d’Assisi nel suo intervento ha ricordato il prossimo appuntamento del Tavolo di Pace Nucleare Est/Ovest, organizzato con Civiltà dell’amore, ad Assisi il prossimo 15 settembre nella sala della Spogliazione di Francesco al Vescovado.
L’evento che rappresenta un’ideale continuazione dei lavori svolti all’Università LUMSA, si collocherà in sintonia tra la cerimonia di canonizzazione di Carlo Acutis (7 settembre) e le Celebrazioni degli 800 Anni del Cantico della Creature.