
Il Ministero della Giustizia, guidato da Abdellatif Ouahbi, ha annunciato l’intenzione di avviare una riforma profonda dell’assistenza legale per garantire un accesso più equo alla giustizia, in particolare per i cittadini a basso reddito. Il sistema attuale, ha sottolineato il Ministro in un discorso recente al Parlamento, è caratterizzato da lentezze, eccessiva burocrazia e risorse inadeguate, elementi che scoraggiano i più vulnerabili dal far valere i propri diritti.
L’obiettivo principale della riforma è rimuovere gli ostacoli finanziari e amministrativi che impediscono ai cittadini poveri o emarginati – in particolare nelle aree rurali – di accedere ai tribunali in modo dignitoso, come garantito dalla Costituzione del 2011.
Tra i problemi evidenziati vi è l’eccessiva complessità del procedimento: per accedere al patrocinio a spese dello Stato è spesso necessario presentare numerosi documenti difficili da reperire. Ciò rappresenta una barriera significativa per chi ha scarsa alfabetizzazione o vive in zone isolate.
Il ritardo nella lavorazione delle domande rappresenta un altro nodo critico. Secondo dati dell’Alto Consiglio della Magistratura, solo il 72% dei casi civili, fondiari e sociali rispettano i tempi previsti, mentre quasi un terzo subisce ritardi significativi, minando il diritto costituzionale alla celerità della giustizia.
Anche il tema dei finanziamenti è al centro del dibattito. Fino al 2021 il bilancio per l’assistenza legale era fermo a 15 milioni di dirham, salito a 30 milioni nel 2023, un progresso che però non basta a fronte della crescente domanda. Il Ministro propone un nuovo meccanismo di finanziamento trasparente, come previsto dall’articolo 121 della Costituzione.
Al centro della discussione ci sono anche le parcelle degli avvocati, attualmente ritenute inadeguate:
- 3.500 dirham per la Corte di Cassazione
- 3.000 dirham per le Corti d’Appello
- 2.500 dirham per i Tribunali di primo grado
Queste cifre, ferme da tempo, non tengono conto della complessità crescente dei casi. Il Ministro ha ricordato che le tariffe possono essere riviste ogni due anni, in accordo con il Ministero dell’Economia e con il coinvolgimento degli ordini professionali.
A questi costi si aggiungono altre spese giudiziarie, come il deposito di 5.000 dirham per ricorsi in cassazione, che rappresentano un onere eccessivo per chi ha mezzi limitati.
Per affrontare tutte queste criticità, il Ministero ha avviato uno studio approfondito per ridisegnare completamente il sistema di patrocinio a spese dello Stato. L’obiettivo è creare un modello più flessibile, veloce e adeguato alle realtà sociali del Paese, capace di rafforzare il diritto alla giustizia come pilastro della democrazia costituzionale.
