
Al Signor Presidente della Repubblica Italiana
Sergio Mattarella
Palazzo del Quirinale – Roma
Oggetto: Appello per la tutela della professione medica e la salvaguardia del servizio sanitario nazionale
Egregio Signor Presidente,
ci rivolgiamo a Lei con profondo rispetto e fiducia, certi della Sua sensibilità verso i temi della giustizia sociale e del diritto alla salute, per rappresentare il crescente stato di disagio in cui versa la professione medica nel nostro Paese e per chiedere un Suo autorevole intervento affinché venga ascoltato il grido d’allarme di un’intera categoria, ormai allo stremo.
L’ennesimo nulla di fatto sul Disegno di Legge Delega in materia di professioni sanitarie, in particolare riguardo alla riforma dello “scudo penale”, rappresenta una grave occasione mancata. Non si tratta di invocare impunità, bensì di promuovere una riforma responsabile che riconosca la complessità dell’atto medico, evitando l’automatismo della sanzione penale in assenza di dolo o colpa grave.
I dati sono eloquenti: secondo la FNOMCeO (Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici), ogni anno oltre 35.000 medici vengono coinvolti in procedimenti penali, il 95% dei quali si conclude con archiviazioni o assoluzioni. Una sproporzione inaccettabile, che alimenta sfiducia, tensione e insicurezza, trasformando la medicina in una pratica difensiva, dove l’interesse del paziente rischia di soccombere rispetto alla necessità di tutela legale del professionista.
Riteniamo che chi cura debba poterlo fare con serenità, senza il costante timore di essere processato per aver agito secondo scienza e coscienza. La paura del giudizio penale, unita a un quadro normativo frammentario e disomogeneo, compromette la lucidità e l’efficacia dell’atto medico.
Ma il tema della responsabilità penale è solo uno dei tanti segnali del disagio strutturale che affligge il nostro Servizio Sanitario Nazionale. A ciò si aggiungano:
- il prolungato blocco delle assunzioni, che costringe migliaia di medici a turni massacranti, con livelli di stress e burnout ormai insostenibili;
- la cronica carenza di risorse, che priva i professionisti di strumenti, supporti e condizioni adeguate per operare in sicurezza;
- la mancanza di tutele legali e previdenziali per chi lavora nel pubblico, spesso senza adeguata copertura assicurativa e con responsabilità crescenti a fronte di risorse sempre più scarse;
- il progressivo abbandono della sanità pubblica da parte dei giovani medici, attratti da condizioni lavorative migliori all’estero o nel settore privato, a scapito della tenuta del sistema pubblico.
Tutto ciò sta generando una fuga silenziosa dalla professione, una crisi vocazionale e identitaria che, se non affrontata con coraggio, porterà al progressivo svuotamento delle corsie, dei pronto soccorso, degli ospedali e degli ambulatori. Senza medici tutelati, motivati e rispettati, il diritto costituzionale alla salute rischia di diventare una promessa disattesa.
Ecco perché, Signor Presidente, Le chiediamo di farsi portavoce di questo appello, che non ha colore politico né ideologico, ma nasce da chi ogni giorno opera nei luoghi più complessi della sanità italiana, con dedizione e spirito di servizio.
La professione medica chiede solo di poter continuare a servire lo Stato e i cittadini con dignità, sicurezza e giustizia.
La Sua autorevole attenzione, in un momento di incertezza politica e legislativa, rappresenterebbe per noi non solo un segnale di speranza, ma anche un imprescindibile richiamo etico alla responsabilità collettiva verso un bene pubblico fondamentale: la salute.
Con deferente stima,
Dott. Giulio Argalia
Segretario Nazionale SN
