
(AGENPARL) – Thu 07 August 2025 Ufficio Stampa / Press Office
CAMPI FLEGREI | Nuove analisi approfondiscono la dinamica del
bradisisma nella caldera
PressRelease/ComunicatoStampa
Grazie all’analisi di oltre un decennio di dati, ricercatori di INGV, Università di Pisa e GFZ
hanno ricostruito con estremo dettaglio le strutture sismogenetiche attive ai Campi Flegrei
[Roma, 7 agosto 2025]
Un team internazionale di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e
Vulcanologia (INGV), dell’Università di Pisa e del Centro Helmholtz per le
Geoscienze (GFZ) di Potsdam (Germania) ha ricostruito con un dettaglio senza
precedenti la geometria delle strutture sismogenetiche che si sono attivate
nell’ultimo decennio in conseguenza della deformazione del suolo nella
caldera dei Campi Flegrei.
Analizzando diversi terremoti vulcano-tettonici avvenuti negli ultimi 10 anni
nell’area e utilizzando una combinazione di analisi della sorgente sismica e della
somiglianza delle forme d’onda, i ricercatori hanno ottenuto anche la prima
evidenza di segnali di lunghissimo periodo (VLP) che si verificano in risposta
ai terremoti vulcano-tettonici al di sotto dell’area di emissione di anidride
carbonica (CO2) della Solfatara.
Lo studio, intitolato “Coupled earthquakes and resonance processes during the
uplift of Campi Flegrei caldera”, è stato recentemente pubblicato sulla rivista
Communications Earth & Environment di Nature.
La caldera dei Campi Flegrei è un grande complesso vulcanico situato nell’area
densamente abitata del Golfo di Napoli. Dal 2005, la zona è interessata da un
sollevamento del suolo (il cosiddetto bradisisma), accompagnato da terremoti di
magnitudo crescente. Ad oggi, il sollevamento ha raggiunto i 140 centimetri, con
l’evento sismico di magnitudo maggiore (Md 4,6) verificatosi il 30 giugno 2025.
Mentre la sismicità e la deformazione del suolo sono attribuite a una sorgente
magmatica profonda e alle successive interazioni tra fluidi magmatici e
idrotermali, i dettagli e la geometria delle strutture sismogenetiche dell’area sono
ancora oggetto di approfondimento scientifico.
“I segnali VLP che abbiamo recentemente individuato per la prima volta ai Campi
Flegrei sono interpretabili come la risonanza di una o più fratture riempite da fluidi,
che collegano la sorgente di deformazione in profondità con le fumarole in
superficie”, spiega Giacomo Rapagnani, dottorando dell’Università di Pisa con un
progetto INGV e primo autore dello studio. “Questa struttura fornisce un percorso
per il degassamento, con un’interazione reciproca tra la risalita di fluidi, la
fratturazione superficiale e i processi di risonanza”.
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L’analisi delle forme d’onda dei terremoti che hanno interessato negli ultimi anni
i Campi Flegrei ha permesso ai ricercatori di evidenziare delle significative
similitudini tra queste e gli spettri dei VLP. “Ciò suggerisce che la geometria e le
condizioni della sorgente risonante sono rimaste piuttosto stabili nel tempo e non
vi sono chiare indicazioni di cambiamenti sostanziali nelle proprietà fisiche dei
fluidi che sostengono la risonanza”, commenta Simone Cesca, ricercatore del GFZ
e co-autore dello studio.
“I risultati che abbiamo ottenuto sono rilevanti per tracciare l’evoluzione dinamica
del vulcano, anche se saranno necessarie ulteriori indagini per meglio vincolare i
processi fisici che governano l’intero sistema. Lo sviluppo e l’applicazione di tecniche
sofisticate per l’analisi dei dati sismologici risultano infatti fondamentali per
comprendere a fondo processi geofisici complessi come i terremoti e le eruzioni
vulcaniche. Solo spingendo al limite le nostre capacità di analizzare grandi quantità
di dati eterogenei potremo migliorare la comprensione di questi fenomeni e
mitigare con maggiore efficacia i rischi a essi associati”, concludono Gilberto
Saccorotti, Primo ricercatore dell’INGV, e Francesco Grigoli, ricercatore
dell’Università di Pisa, co-autori della ricerca.
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