
Durante una visita ufficiale negli Stati Uniti, il Ministro degli Esteri della Serbia, Marko Đurić, ha incontrato oggi il Segretario di Stato americano Marco Rubio presso il Dipartimento di Stato a Washington. Al centro dei colloqui, anche la situazione politica attuale in Bosnia-Erzegovina, in particolare dopo la recente condanna del presidente della Republika Srpska (RS), Milorad Dodik, e la conseguente decisione della Commissione Elettorale Centrale (CEC) di revocarne il mandato.
Đurić ha definito il caso contro Dodik una “caccia alle streghe politica”, accusando le istituzioni della Bosnia-Erzegovina di agire contro la volontà degli elettori della RS e di applicare metodi antidemocratici.
“Ho comunicato chiaramente l’impegno della Serbia per la stabilità regionale, ma ho anche sottolineato che quanto fatto nel caso Dodik è una grave ingiustizia. Si tenta di rimuovere un uomo eletto democraticamente per imporre figure non legittimate dal voto”, ha dichiarato Đurić ai microfoni della RTS.
Il capo della diplomazia serba ha insistito sull’importanza di rispettare la volontà del popolo della Republika Srpska e sulla necessità di evitare pressioni esterne:
“La Republika Srpska deve essere rispettata. Occorrono soluzioni politiche e legali eleganti, non colloqui imposti”, ha aggiunto.
Nonostante le dichiarazioni forti di Đurić, Rubio non ha menzionato Dodik né la RS nel suo comunicato ufficiale post-incontro.
In un post su X (ex Twitter), il Segretario di Stato si è limitato a esprimere soddisfazione per il dialogo con il ministro serbo:
“Abbiamo concordato di avviare un dialogo strategico congiunto tra Stati Uniti e Serbia entro la fine dell’anno. Ci impegniamo a costruire un rapporto reciprocamente vantaggioso per i nostri cittadini”, ha scritto Rubio.
All’incontro hanno partecipato anche Allison Hooker, sottosegretario per gli affari politici, e Brendan Hanrahan, alto funzionario dell’Ufficio per gli Affari Europei ed Eurasiatici del Dipartimento di Stato. Entrambi avevano recentemente visitato Belgrado, Pristina e Sarajevo, confermando l’interesse americano per l’equilibrio politico nei Balcani.
