
(AGENPARL) – Wed 06 August 2025 Procura della Repubblica presso il Tribunale
Parma
Nell’odierna mattinata, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Parma hanno dato
esecuzione ad un decreto di fermo adottato dal Pubblico Ministero di Parma a carico di R.B. cittadino indiano,
classe 1974, gravemente indiziato del delitto previsto e punito dagli artt. 575, 576, comma 1, n. 5) e 577,
comma 1, n. 1) c.p. (omicidio pluriaggravato), in cui la vittima è G. K., madre dell’indagato.
Al fermo dell’indiziato del delitto si è pervenuti dopo indagini serrate, condotte per 36 ore di seguito -senza
alcuna interruzione, neppure notturna- personalmente dal Pubblico Ministero di turno esterno, con il prezioso
ausilio dei Carabinieri del Comando Provinciale di Parma e dei reparti territoriali.
Le indagini sono state avviate a seguito della comunicazione, da parte della Direzione Sanitaria dell’A.S.L. di
Parma (alle ore 18:30 circa del 04/08/2025), del decesso di una donna (dimorante in Polesine Zibello) a
causa di “emorragia cerebrale con segni di traumatismo esterno”.
A seguito di tale notizia, il PM di turno esterno attivava immediatamente un articolato dispositivo
investigativo, composto da personale della Stazione C.C. di Polesine Zibello, del Nucleo Operativo C.C.
di Fidenza, e dal Nucleo Investigativo C.C. di Parma.
Tutto il personale dell’Arma convergeva in Polesine Zibello, ove si recava personalmente il Sostituto
Procuratore della Repubblica di Parma, che pertanto assumeva direttamente la direzione delle indagini.
Tale strategia si palesava subito vincente, dal momento che consentiva di acquisire in sede notizie rilevanti,
così colmando il gap di conoscenze che erano mancante nelle prime ore, posto che l’allarme per le
condizioni di salute della donna era stato lanciato già alle ore 8:15 della mattina, allorquando
un’ambulanza del 118 di Busseto (PR) -a richiesta di uno dei familiari della donna (risultato poi essere
l’odierno indagato)- si era portata in Polesine Zibello, per prestare soccorso alla suddetta donna,
asseritamente colpita da un malore in casa.
Dopo i primi soccorsi eseguiti dal personale sanitario del 118, vista la gravità dello stato di salute in cui
versava la signora, sul posto giungeva -previa richiesta dell’infermiera componente l’equipaggioun’eliambulanza, a mezzo della quale la paziente, in stato comatoso, veniva trasportata presso l’Ospedale
Maggiore di Parma, dove la stessa (come innanzi precisato) decedeva nel pomeriggio stesso
In occasione dell’intervento dell’equipe dei soccorritori non veniva allertata alcuna forza di polizia, e questo
spiega il perché le indagini siano state avviate solo dopo la morte della donna.
Le investigazioni -come detto condotte sul posto personalmente dal P.M. e dagli organi di Polizia
Giudiziaria indicati- iniziavano con la raccolta delle informazioni, rivelatesi preziose, da parte dei volontari
dell’ambulanza, che possono essere così sintetizzate:
giunti sul posto, venivano accolti dal figlio della donna, che esponeva le patologie della madre;
quest’ultima versava in condizioni critiche in quanto era in coma e presentava sul corpo alcuni
segni riconducibili a traumatismi pregressi rispetto alle operazioni di soccorso;
nel corso dell’intervento si verificava un litigio tra le persone presenti in casa, che arrivavano alle
mani, al punto che un uomo cadeva in terra;
uno dei presenti -che non parlava la lingua italiana- attraverso un conoscente collegato
telefonicamente aveva rappresentato la necessità di richiedere l’intervento dei carabinieri in
quanto la donna in stato comatoso era stata picchiata;
Quanto al personale sanitario e parasanitario, il loro contributo può essere così ricostruito:
sul corpo della donna, erano visibili lividi (alla guancia sinistra e su entrambi gli arti superiori)
nonché un occhio nero, oltre che un taglio;
alla richiesta sulle origini delle lesioni, il figlio della donna (attuale indagato), aveva rappresentato
che la mamma era caduta circa due settimane prima;
in ospedale la degente era stata sottoposta a TAC, che aveva evidenziato una emorragia cerebrale
sinistra, oltre ad un segno di avulsione dentaria.
Da alcune persone abitanti in prossimità dell’abitazione della donna, si apprendeva di frequenti liti e di
grida femminili di dolore provenire dalla casa, ormai ricorrenti da diverso tempo; inoltre, emergeva che
da qualche mese, all’interno dell’abitazione, viveva la donna che era stata soccorsa e che conoscevano
come madre del ragazzo indiano.
Al fascicolo di indagine venivano acquisiti ulteriori elementi -sui quali, in questa fase, non possono essere
forniti particolari- da cui è emerso un complesso quadro di conflittualità familiare tra l’indagato, da un
lato (peraltro sovente incline al bere) e la sua convivente, dall’altro, con la madre dell’indagato (ovvero la
vittima) che prendeva apertamente le parti della nuora, determinando con ciò le reazioni del figlioindagato.
In questo complesso quadro familiare vanno collocati anche alcuni fratelli dell’indagato, a loro volta
schierati a difesa della madre che, giunta in Italia da circa 10 mesi, aveva iniziato a convivere per l’appunto
con il figlio R. B. in Polesine Zibello.
Dal materiale dichiarativo raccolto è emerso dunque un quadro indiziario grave a carico dell’indagato,
che avrebbe assunto, praticamente da subito, una condotta maltrattante ai danni della madre, consistita
in aggressioni, percorre, violenze pressochè quotidiane, dovute generalmente all’abuso di sostanze
alcoliche da parte dell’indagato, tanto che la donna (da sempre schieratasi in difesa della nuora, a sua volta
vittima di soprusi) aveva manifestato l’aspirazione a tornare in India per timore di essere uccisa.
allorquando l’indagato, per l’ennesima volta, avrebbe colpito in maniera violenta la madre al capo,
cagionandole quelle lesioni che, a distanza di poco meno di due giorni, le avrebbero cagionato uno stato
comatoso da cui era derivato il decesso della stessa.
Le prime conferme alla ricostruzione operata nel decreto di fermo sono venute dal preliminare esame
esterno del cadavere, dal quale è emerso un “quadro di natura traumatica, polidistrettuale, interessante
prevalentemente l’emivolto sinistro” (compatibile con il colpo dato al capo dell’anziana donna, all’origine della
emorragia dimostratasi poi letale), ma altresì interessanti gli arti superiori e gli arti inferiori, riconducibili
all’azione di corpi contundenti, riferibili a momenti lesivi diversi.
L’autopsia -che verrà eseguita a breve- consentirà di chiarire tutti i punti ancora suscettibili di
approfondimenti dal punto di vista medico-legale.
Lo stesso dicasi per le altre attività investigative già avviate e parallelamente da svolgersi.
Il decreto di fermo è stato emesso per fronteggiare il pericolo di fuga dell’indagato che, immediatamente
dopo il decesso della madre, per un verso ha cercato di sviare i soccorritori circa la natura del malore
insorto nella madre, e, per altro verso, ha abbandonato prontamente l’abitazione, allontanandosi dalla
provincia parmense per raggiungere un conoscente in zona distante dalla sua abitazione, al fine
(evidentemente) di far perdere definitivamente le proprie tracce, così rendendosi di fatto irreperibile alle
ricerche.
In definitiva a carico dell’indagato si ipotizza il delitto di omicidio, aggravato per essere stato commesso in
occasione della commissione del delitto previsto dall’art. 572 c.p. (maltrattamenti, consistiti in abituali atti di
violenza, fisica e verbale, di disprezzo ed umiliazione, così impostando i rapporti di convivenza familiare a
criteri di sopruso, vessazione e sopraffazione e provocando, altresì, nella donna uno stato di costante timore
per la propria incolumità) ed altresì, aggravato per essere stato commesso nei confronti dell’ascendente.