
Il Meccanismo internazionale residuale per i tribunali penali (MICT) ha respinto l’appello dell’ex comandante serbo-bosniaco Ratko Mladic, 83 anni, condannato all’ergastolo, che chiedeva il rilascio anticipato per motivi di salute. Secondo la sentenza della presidente della corte Graciela Gati Santana, le condizioni di salute di Mladic, seppur precarie e gravi, risultano stabili e sufficienti per rimanere nel centro di detenzione delle Nazioni Unite all’Aia.
La decisione sottolinea che Mladic si sta avvicinando alla fine della sua vita, un destino “umano”, ma non soffre di malattie terminali acute tali da giustificare il rilascio. La corte ha confermato che Mladic riceve cure mediche complete e compassionevoli, e che la sua detenzione non è né disumana né degradante.
Il figlio di Mladic, Darko, ha criticato la sentenza, affermando che sono state introdotte “nuove regole” mai applicate prima, come il concetto di “malattia terminale acuta”. Darko ha denunciato anche la modalità di comunicazione della decisione, pubblicata prima sul sito web del tribunale anziché comunicata direttamente alla difesa o al generale, definendola “scandalosa”.
Darko ha inoltre ribadito che suo padre soffre di molteplici malattie terminali e che in altri casi simili i condannati erano stati rilasciati. Ha ricordato come la giudice Priska Matimba Njambe si fosse espressa favorevolmente per il rilascio, definendo la detenzione di Mladic “trattamento disumano”. Inoltre, ha criticato il giudice Ori, affermando che avrebbe un conflitto d’interessi in quanto cittadino olandese.
Il generale Mladic soffre di problemi neurologici, cardiovascolari e urologici progressivi; lo scorso anno gli è stato impiantato un pacemaker e i suoi reni hanno cessato di funzionare. La sua famiglia e il team legale hanno presentato una richiesta urgente per un rilascio temporaneo o condizionale, rifiutata dal MICT.
Darko ha assicurato che continuerà a lottare affinché i diritti del padre siano rispettati e che il tribunale ONU non modifichi le regole a seconda delle esigenze politiche.