
(AGENPARL) – Thu 24 July 2025 **Il biennio stragista nel nuovo libro di Luca Tescaroli. Giani: “Pagine
per non dimenticare”**
/Scritto da Marcello Ferreri, giovedì 24 luglio 2025 alle 10:48/
Indietro nel tempo, fino al 1993. È lì che serve tornare per mettere in
ordine i fatti che segnarono la cronaca di quei giorni, fra crisi di
governo, Tangentopoli, lo sfaldamento di un’intera classe politica e
dirigente e il clima “infame”, come lo descrisse giusto un anno prima
Bettino Craxi dopo il suicidio del deputato socialista Sergio Moroni,
coinvolto nella vicenda giudiziaria di Mani pulite.
Ed è proprio lì che torna Luca Tescaroli, magistrato e dal 10 luglio 2024
procuratore della Repubblica di Prato nelle pagine del suo ultimo libro
“Il biennio di sangue”, presentato ieri presso la sede della Giunta
regionale toscana, per dar conto del lavoro svolto come coordinatore della
Direzione distrettuale antimafia a Firenze incaricato di riprendere nelle
sue mani le indagini sulle stragi compiute in quegli anni, che si sono poi
concluse con l’individuazione e la condanna degli esponenti di Cosa Nostra
colpevoli, con diversi gradi di responsabilità, dei crimini stragisti.
“Il Presidente della Repubblica Ciampi – ricorda il presidente della
regione Eugenio Giani – disse, nel corso di un incontro personale avuto in
quegli anni, che temeva un colpo di Stato. Una frase che spiega quella
stagione della storia italiana e indica anche una visione della strategia
che era stata, da più parti, messa in campo”. “Questo libro – continua
Giani – mette in evidenza come quelle parole non erano un’esagerazione e
denunciavano un pericolo reale. È fuor di dubbio che quando si trasporta
una tonnellata di esplosivo dal Sud verso luoghi destinati ad essere gli
obiettivi degli attentati del 1992 e 1993, quando ci si rende conto delle
connessioni che Cosa nostra intreccia con gli ambienti dell’estrema destra
eversiva, è chiaro oggi come lo era allora il messaggio che si intendeva
dare alle più alte cariche dello Stato: interrompere il regime di carcere
duro imposto dal 41 bis, cioè dei provvedimenti più restrittivi adottati
contro i mafiosi”.
In quel biennio furono colpiti politici, magistrati, persone impegnate
nella lotta contro la mafia e opere d’arte nazionali a Palermo, Roma,
Milano, in un elenco di lutti impressionante. A Firenze l’autobomba
collocata in via dei Georgofili, accanto alla Galleria degli Uffizi,
provocò il crollo dell’adiacente Torre dei Pulci e la morte dei coniugi
Fabrizio Nencioni e Angela Fiume con le loro figlie Nadia, nove anni, e
Caterina, cinquanta giorni di vita, assieme allo studente universitario
Dario Capolicchio. Furono oltre quaranta le persone che rimasero ferite.
“La caratteristica del libro del procuratore Tescaroli – continua Giani –
è quella di raccontare fatti basati su atti processuali, non
interpretazioni o opinioni, che permettono di cogliere elementi confermati
dalle sentenze e dalle prove maturate nelle aule di giustizia. Tutto questo
attraverso una scrittura agile, immediata che crea emozioni e suggestioni
particolarmente significative perché collegate alla cronaca ed ai nomi
riportati dai giornali e dai media anche negli ultimi due anni ed ai
protagonisti di una strategia stragista che in Toscana ritorna nella
memoria della Firenze devastata dall’attentato di via De Georgofili”
Avvenimenti di oltre trent’anni fa e che per trent’anni si sono trascinati
nelle vicende e nella cronaca politica e giudiziaria italiana fra opacità,
dietrologie, strumentalizzazioni e depistaggi che vanno oltre la matrice
mafiosa e continuano a corrodere ancora oggi il già fragile sentimento di
fiducia dei cittadini nelle Istituzioni.
Il nostro ufficio, scrive Tescaroli nella sua postfazione al volume, è
stato oggetto di attacchi istituzionali e mediatici a ogni livello e senza
precedenti. Il che, aggiunge poi il magistrato, ha reso più difficoltoso
il cammino compiuto alla ricerca della verità.
“Conoscere i fatti – spiega Luca Tescaroli – ci può aiutare a prendere
le distanze da quello che è avvenuto, una volta e per sempre. C’è un dato
di fatto molto importante che va sottolineato: sebbene le organizzazioni
mafiose del nostro Paese abbiano cercato di colpire uomini delle
Istituzioni, e siano tornate a farlo in maniera selettiva, da quegli anni
non abbiamo più assistito ad un attacco frontale così violento nei
confronti dello Stato e dei cittadini. Il merito va agli uomini delle
Istituzioni, ad ogni livello, che hanno saputo infliggere colpi durissimi a
coloro che avevano alzato il tiro in quel modo barbaro. Oggi la mafia è
certamente molto meno pericolosa di quando non lo fosse all’esordio della
strategia stragista”.
“Il libro del procuratore Tescaroli ha un dono, è scritto in modo
semplice”, sottolinea Salvatore Calleri, presidente della Fondazione
Caponnetto.
“Quando un libro si lascia leggere in questo modo – aggiunge Calleri –
c’è qualcosa nelle pagine che riguarda e tocca la mia generazione, perché
quegli anni li abbiamo vissuti. Riguarda momenti che restano per sempre
nella memoria. Ognuno di noi ricorda quello che faceva in quel momento: la
sera dell’attentato in via dei Georgofili ero a Pontassieve a casa di una
collega d’università e quando tornai a Firenze all’improvviso si spensero
tutte le luci. Una Firenze buia in una situazione stranissima. Al momento
non si capì cosa era successo. Tornato a casa rimasi tutta la notte ad
ascoltare la radio per capire cosa era successo. Ad un certo punto ascoltai
la parola che mai avrei voluto sentire: attentato. Poi, nel corso degli
anni anni, le domande, gli interrogativi, i sospetti, un passato che non
passa. Vengono in mente le parole di una canzone di Fabi Fibra e Gianna
Nannini: l’Italia è il Paese delle mezze verità”.
In 280 pagine il libro di Luca Tescaroli ricostruisce gli avvenimenti del
1993 /94 nei loro antefatti che risalgono agli anni Settanta e Ottanta per
arrivare fino agli episodi stragisti del “biennio di sangue”, rendendo
conto dell’apporto fornito alle indagini dai collaboratori di giustizia,
delle condanne dei trentadue autori materiali, nomi familiari alla cronaca
giudiziaria italiana, e del ruolo degli imputati assolti. Si scrive di
verità accertata, si elencano i quesiti che restano ancora irrisolti e gli
spunti investigativi ancora da approfondire, quelli che ancora oggi
alimentano polemiche fra i partiti e nei media.