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Comunicato Stampa
22 luglio 2025
Cisgiordania: Save the Children, numero record di minori sfollati per le demolizioni delle proprie case. Oltre 600, metà della popolazione sfollata, solo nei primi sei mesi del 2025
Emerge da un’analisi dell’Organizzazione, secondo cui dal 7 ottobre 2023, si è registrato un forte aumento degli sfollamenti di famiglie palestinesi a causa della distruzione delle abitazioni da parte delle autorità israeliane, che ha colpito oltre 2.850 minori. Ma migliaia sono staticostretti a fuggire a causa di incursioni militari israeliane su larga scala nella Cisgiordania settentrionale
Nei primi sei mesi del 2025, il numero di minori sfollati in Cisgiordania a causa delle demolizioni delle loro case, ordinate dalle autorità israeliane, ha raggiunto il livello più alto mai registrato nello stesso periodo degli anni precedenti. È quanto emerge da una nuova analisi di Save the Children – l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro – relativa ai dati sulle demolizioni e sugli sfollamenti raccolti dall’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA). secondo cui c’erano 607 minori tra le oltre 1.200 persone sfollate nella prima metà del 2025 in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est. Un numero in crescita rispetto ai 542 registrati nello stesso periodo del 2024, e ancor più rispetto ai 328 della prima metà del 2023[1].
Dal 7 ottobre 2023 si è registrato un forte aumento degli sfollamenti di famiglie palestinesi a causa della distruzione delle loro case da parte delle autorità israeliane, che ha colpito oltre 2.850 bambini e adolescenti.
Secondo i dati dell’OCHA, dal 2009 – anno in cui è iniziata la rilevazione del fenomeno – oltre 10.300 bambini sono rimasti senza casa a causa delle demolizioni in Cisgiordania. Di questi, 8.200 minori, pari a quasi l’80%, hanno perso le proprie abitazioni perchè erano prive dei permessi rilasciati da Israele, quasi impossibili da ottenere per i palestinesi[2].
Ciò fa parte di una politica sistematica e di lunga data volta ad annettere parti della Cisgiordania. Le autorità israeliane stanno ricorrendo a demolizioni, sequestri di terreni e modifiche legislative per costringere i palestinesi ad abbandonare le loro case ed espandere così gli insediamenti, come riportato in un precedente report di Save the Children[3].
Le demolizioni di case sono state una delle cause principali dello sfollamento di oltre 38.000 palestinesi in Cisgiordania dall’ottobre 2023. Tuttavia, circa il 75% degli sfollati – oltre 29.000 persone – è stato costretto a fuggire a causa di incursioni militari israeliane su larga scala nella Cisgiordania settentrionale[4], tra cui migliaia di bambini.
Nei campi profughi delle città settentrionali di Jenin, Tulkarem e Tubas, i palestinesi stanno affrontando le operazioni militari israeliane più intense degli ultimi vent’anni. Secondo l’OCHA, dall’inizio dell’anno le forze israeliane hanno ucciso almeno 420 persone, ne hanno ferite altre 950 con attacchi aerei o colpi di arma da fuoco, e hanno distrutto oltre 900 proprietà.
Secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, dall’ottobre 2023 circa 2.400 palestinesi – quasi la metà dei quali bambini – sono stati sfollati a causa delle azioni dei coloni israeliani. Gli attacchi dei coloni hanno inoltre causato la morte di almeno due bambini palestinesi, il ferimento di decine di altri, e sono state riportate segnalazioni di rapimenti.
“Le ultime notti di Ramadan ho preparato i miei vestiti per l’Eid, li ho sistemati e li ho riposti nell’armadio. Anche se l’Eid è quasi inesistente qui a causa dell’occupazione e potrebbero entrare nel villaggio in qualsiasi momento e distruggere la nostra gioia, non ero pronta a quello che è successo. I coloni sono entrati nel villaggio, lo hanno distrutto e [le forze israeliane] hanno portato mio padre in prigione, insieme a tutti gli uomini del villaggio. È scomparso per ore. Ricordo molto bene quel giorno in cui abbiamo rotto il digiuno dopo una lunga giornata senza mio padre. Ma le molestie non sono finite lì. Sono tornati di notte, hanno distrutto la casa e tutto ciò che vedevano. I miei vestiti per l’Eid sono caduti a terra, e con essi, la mia gioia” ha raccontato Mona*, 12 anni, che vive nella zona rurale di Hebron, sotto costante minaccia di violenza da parte dei coloni.
“Le politiche e le pratiche delle autorità israeliane stanno soffocando la vita quotidiana dei palestinesi in Cisgiordania. Le case dei minori vengono demolite, il loro futuro infranto, le loro vite distrutte. Nessun bambino dovrebbe crescere sotto la costante minaccia di violenza, sfollamento forzato o detenzione militare. Questa è una crisi dei diritti dell’infanzia, oscurata da una violenza ancora maggiore a Gaza. Ma la mostruosa portata e la gravità della crisi a Gaza non rendono accettabile la violenza che si consuma altrove, né annullano gli obblighi legali. Le violazioni sono violazioni. I bambini sono bambini. Per decenni, le forze armate e i coloni israeliani hanno terrorizzato le famiglie palestinesi pressoché impunemente. Dall’inizio della guerra a Gaza, la violenza in Cisgiordania è aumentata. Non c’è guerra in Cisgiordania, eppure un numero record di minori viene sfollato, aggredito, imprigionato e ucciso. La comunità internazionale non può più voltarsi dall’altra parte. Il suo silenzio sta rendendo possibili questi attacchi contro i bambini. Tutto questo deve finire” ha dichiarato Ahmad Alhendawi, Direttore Regionale di Save the Children per il Medio Oriente, il Nord Africa e l’Europa Orientale.
Save the Children opera nel Territorio Palestinese Occupato dal 1953, collaborando con i partner per fornire istruzione, supporto per la salute mentale e assistenza umanitaria ai bambini e alle loro famiglie.
Mentre la situazione dei bambini palestinesi in Cisgiordania peggiora, Save the Children continua il suo lavoro a lungo termine, intensificando al contempo il suo intervento per soddisfare i crescenti bisogni. In risposta agli sfollamenti di massa causati dalle operazioni militari e dalla violenza dei coloni, sta dando priorità alla consegna di beni di prima necessità e al sostegno economico alle famiglie, fornendo assistenza per la salute mentale a minori, operatori socio-sanitari e operatori in prima linea, e creando spazi sicuri dove i bambini possano giocare e imparare.
*I nomi sono stati modificati per motivi di protezione
[1]I dati per l’analisi semestrale riguardano la demolizione di strutture di proprietà palestinese e il conseguente sfollamento di bambini dalle loro case in Cisgiordania, registrati dall’OCHA da gennaio 2009 fino al 30 giugno 2025. (Ultimo accesso ai dati: 15 luglio 2025).
[2]Banca dati dell’OCHA su demolizioni e sfollamenti in Cisgiordania (https://www.ochaopt.org/data/demolition). L’ultimo trasferimento dei poteri governativi sulla Cisgiordania occupata dalle forze armate israeliane alle autorità civili israeliane ha concesso a queste ultime il controllo su tutte le questioni relative al territorio nell’Area C, consentendo la continua espansione degli insediamenti israeliani e la crescente integrazione del territorio nello Stato di Israele. Assumendo il controllo del territorio in Cisgiordania in modo permanente, attraverso un accordo permanente sui diritti di proprietà.
[3]Save the Children Report Hope under the Rubble https://resourcecentre.savethechildren.net/document/hope-under-rubble-impact-israels-home-demolition-policy-palestinian-children-and-their
[4]La stima di 38.451 comprende i dati UNRWA di maggio 2025 su 29.338 rifugiati sfollati dai campi profughi di Jenin, Tulkarem e Nur Shams e dalle loro immediate vicinanze e la stima dell’OHCHR di 2.400 palestinesi sfollati a causa della violenza dei coloni e i dati dell’OCHA sugli sfollamenti dovuti alle demolizioni (6.713).
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