
(AGENPARL) – Fri 18 July 2025 Il 19 luglio di trentatré anni fa, in via DAmelio a Palermo, la mafia
assassinava il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta
Emanuela Loi, Agostino Catalano, Claudio Traina, Vincenzo Li Muli e Walter
Eddie Cosina.
Una strage che ha segnato la coscienza del Paese e che continua a
interrogarci, non solo per la violenza con cui è stata colpita la
Repubblica, ma per le zone dombra che ancora oggi circondano le
circostanze, i mandanti e i silenzi di quel delitto.
Paolo Borsellino è stato ucciso perché cercava la Verità. Una verità che
andava oltre i nomi dei mafiosi, che puntava a scoprire i legami, le
connivenze, le deviazioni. Il modo migliore per onorare la sua memoria non è
soltanto ricordare, ma rinnovare ogni giorno limpegno nella ricerca di
quella Verità per cui ha dato la vita.
Come appartenenti alle Forze di polizia, come cittadini, abbiamo il dovere
di non abbassare lo sguardo, di continuare a cercare risposte, di sostenere
ogni sforzo teso a far luce su ciò che ancora resta nascosto. Perché la
memoria, se non è azione, rischia di diventare solo rituale.
La testimonianza di Paolo Borsellino vive in chi crede nella giustizia,
nella legalità e nella libertà. Così in una nota Enzo Letizia segretario
dell’associazione nazionale funzionari di polizia