
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato che, a partire dal 1° agosto, verranno applicati dazi doganali del 35% su tutte le importazioni provenienti dalla Serbia. La decisione è stata comunicata direttamente al presidente serbo Aleksandar Vučić tramite un messaggio pubblicato su Truth Social, la piattaforma social fondata dallo stesso Trump.
Il messaggio ha anche incluso un chiaro avvertimento: qualsiasi misura di ritorsione da parte di Belgrado porterà a un ulteriore incremento delle tariffe sulle merci serbe esportate negli Stati Uniti. “L’aliquota crescerà in proporzione alla risposta serba,” si legge nella nota.
Questa mossa si inserisce in un più ampio giro di vite protezionista annunciato dall’amministrazione Trump, che mira a rinegoziare – o in alcuni casi sospendere – i rapporti commerciali bilaterali con un lungo elenco di paesi che, secondo Washington, non offrono condizioni reciprocamente vantaggiose.
Trump ha inoltre notificato nuovi dazi anche ad altri paesi:
- Tunisia: 25%
- Bosnia-Erzegovina: 30%
- Indonesia: 32%
- Bangladesh: 35%
- Cambogia: 36%
- Thailandia: 36%
Poche ore prima, erano stati resi noti anche dazi del 25% per Kazakistan, Corea del Sud, Giappone e Malesia, mentre Sudafrica, Laos e Myanmar saranno soggetti a tariffe ancora più alte, fino al 40%.
Il 2 aprile, il presidente statunitense aveva già imposto dazi universali del 10% su tutti i prodotti provenienti da 185 paesi e territori, con effetto dal 5 aprile. Le tariffe personalizzate per singoli paesi sono poi entrate in vigore il 9 aprile. In quell’occasione, Trump aveva anche annunciato una sospensione temporanea di 90 giorni per alcuni dazi di ritorsione, lasciando spazio a possibili negoziati.
Il 27 giugno, il presidente aveva preannunciato che alcuni paesi sarebbero stati esclusi dalla possibilità di accordi commerciali separati, rendendo inevitabile l’imposizione di tariffe standardizzate e unilaterali per l’accesso al mercato statunitense.
Questa nuova ondata di dazi promette di ridefinire gli equilibri del commercio internazionale e potrebbe rappresentare un colpo significativo per l’export serbo, proprio in un momento in cui Belgrado cerca di diversificare i suoi partner commerciali, anche guardando a nuove alleanze come i BRICS.