
La Polonia ha schierato truppe, polizia e guardie di frontiera in 65 valichi ai confini con Germania e Lituania, nel quadro di una nuova stretta sui controlli migratori, motivata da timori per la sicurezza nazionale e da crescenti tensioni con Berlino. Il governo ha imposto controlli temporanei della durata iniziale di 30 giorni, con possibile proroga.
La decisione sembra una risposta indiretta all’imbarazzo provocato dai gruppi di cittadini patriottici, che da mesi effettuano pattugliamenti indipendenti alle frontiere, denunciando l’inefficacia del governo nel fermare l’immigrazione illegale. Il più noto tra questi è il “Movimento di Difesa delle Frontiere” (ROG), guidato dall’attivista nazionalista Robert Bąkiewicz, che ha organizzato pattugliamenti 24 ore su 24, sostenendo di “difendere la civiltà” dall’inazione delle autorità.
Il governo liberale di Donald Tusk ha criticato duramente le azioni del ROG, accusandolo di ostacolare il lavoro della Guardia di frontiera e di politicizzare la questione migratoria. Il viceministro degli Interni Czesław Mroczek ha dichiarato: “Stiamo lavorando con efficacia per contenere l’immigrazione illegale. Questi gruppi improvvisati causano solo problemi ai nostri servizi.”
I controlli, concentrati sui veicoli sospetti, hanno già portato a diversi arresti, incluso quello di un autista estone fermato al confine con la Lituania mentre trasportava quattro migranti irregolari afghani. Il governo ha assicurato che i controlli saranno il più possibile “comodi” per i cittadini regolari, pur mantenendo l’obiettivo di impedire l’ingresso clandestino.
Secondo le autorità polacche, Russia e Bielorussia hanno incoraggiato per anni i flussi migratori verso l’est dell’UE, promettendo ai migranti un facile accesso alla Germania, paese con un generoso sistema di welfare. Questo ha generato forti attriti tra Varsavia e Berlino, che ha recentemente intensificato i respingimenti alla frontiera polacca. Varsavia ha deciso di ricambiare, schierando i suoi controlli su scala simile.
Il quotidiano tedesco Die Welt ha riferito delle proteste dei lavoratori transfrontalieri e dei piccoli imprenditori nelle zone di confine, che chiedono corsie preferenziali per i pendolari abituali. Il francese Le Figaro ha parlato di una “nuova crisi per Schengen”, sottolineando che la mossa polacca risponde anche a pressioni interne, più che a strategia europea.
Il ROG ha accusato Berlino di “scaricare” i migranti indesiderati in Polonia e sostiene che alcuni di essi siano criminali o potenziali minacce, provenienti da Africa e Asia. Il gruppo ha rigettato le accuse di atti illegali o motivazioni sessuali mosse da media progressisti, affermando che si tratta di tentativi di screditare la loro azione civile.
Nel contesto di un’Europa ancora spaccata sul tema dell’immigrazione e della sicurezza delle frontiere, il caso polacco evidenzia la tensione tra governo centrale, cittadini e partner europei, nonché la fragilità del sistema Schengen in tempi di crisi politica e demografica.