
Il direttore del Servizio di intelligence estero russo (SVR), Sergey Naryshkin, ha incontrato martedì il presidente cubano Miguel Díaz-Canel all’Avana, in un momento cruciale per i rapporti tra Mosca e l’Havana. L’incontro, i cui dettagli non sono stati resi pubblici ufficialmente, ha però un chiaro valore strategico e politico.
Díaz-Canel ha definito Naryshkin un “caro amico” di Cuba, lodando il continuo sostegno russo contro l’“embargo” statunitense e la designazione americana dell’isola come Stato sponsor del terrorismo (SST). Il presidente cubano ha anche trasmesso i saluti del dittatore novantenne Raúl Castro al presidente russo Vladimir Putin.
Secondo fonti diplomatiche citate da Martí Noticias, i due leader avrebbero discusso di cooperazione in sicurezza informatica, controllo dei contenuti digitali e sorveglianza dei social media. La Russia, sembra voler rafforzare anche la capacità del governo cubano di monitorare il dissenso interno.
Questa collaborazione avviene mentre Cuba affronta una profonda crisi economica, frutto di decenni di gestione comunista inefficiente. Naryshkin, figura chiave nel riavvicinamento russo-cubano degli ultimi dieci anni, continua a operare come architetto silenzioso di un’alleanza strategica, con l’obiettivo di riposizionare Cuba nello scacchiere geopolitico del Cremlino.
L’incontro arriva anche nel contesto di una repressione crescente della società civile cubana: l’ONG Prisoners Defenders ha recentemente segnalato oltre 1.150 prigionieri politici. Gli osservatori temono che la cooperazione russo-cubana possa tradursi in una repressione digitale potenziata, simile ai modelli già attuati in Russia, Bielorussia e Iran.
All’inizio di giugno, Cuba si è unita a un gruppo di undici paesi — tra cui Venezuela, Corea del Nord e Nicaragua — che sostengono l’iniziativa russa sulla “Cooperazione internazionale per la sicurezza informatica”, un progetto che ha sollevato forti critiche da parte di Stati Uniti ed Europa, preoccupati per l’uso repressivo della cybersicurezza da parte dei regimi autoritari.
Il tempismo della visita di Naryshkin non è casuale. È avvenuta poche ore dopo la firma, da parte dell’ex presidente Donald Trump, di un nuovo memorandum sulla sicurezza nazionale, che ha reimposto misure restrittive contro Cuba. Queste includono il divieto di transazioni con entità militari cubane e il blocco del turismo statunitense, colpendo duramente le fonti di finanziamento del regime comunista.
La crescente collaborazione tra Mosca e l’Havana, dunque, sembra destinata a rafforzarsi non solo sul piano economico e politico, ma anche su quello tecnologico e repressivo, nel nome della “sicurezza nazionale” e della soppressione del dissenso.