
Il 2 luglio è una data incisa nella memoria storica della Brigata Paracadutisti Folgore. In questo giorno, nel 1993, durante la missione umanitaria in Somalia conosciuta come Operazione IBIS, i paracadutisti italiani furono coinvolti in uno dei combattimenti più intensi dalla fine della Seconda Guerra Mondiale: la battaglia del Checkpoint Pasta, anche ricordata come la battaglia del pastificio.
Quel giorno, le truppe italiane – tra cui numerosi giovani paracadutisti di leva – si trovarono a fronteggiare un violento scontro a fuoco contro miliziani somali nei pressi di Mogadiscio. La battaglia fu un banco di prova estremo, non solo per le capacità operative dei soldati italiani, ma anche per lo spirito di corpo, il coraggio e l’abnegazione dimostrati in un contesto ostile, caotico e letale.
Per chi ha avuto l’onore di indossare il basco amaranto, quel 2 luglio e la Missione IBIS rappresenta molto più di una semplice ricorrenza: è il simbolo di un’esperienza vissuta con intensità e profondità, che ha lasciato un segno indelebile nel cuore, nell’anima e nella mente. È il giorno in cui si celebrano non solo le azioni militari, ma soprattutto i valori umani di chi ha combattuto, sostenuto e salvato vite in uno scenario ostile, lontano da casa, spesso dimenticato – ma che meriterebbe di essere raccontato in un film.
Ricordi come quello di un paracadutista (Angelo) che, al porto vecchio di Mogadiscio, lanciò delle lattine di aranciata a un commilitone in movimento su un VM (veicolo militare) diretto a Balad quando fuori dall’area si sparava, raccontano più di mille parole cosa significhi fratellanza in armi. Quegli atti semplici, in mezzo al caos, consolidano legami che durano una vita. Non ci si sente eroi né kamikaze, ma persone unite da uno scopo comune (la bandiera), da un senso profondo del dovere e della solidarietà.
La celebrazione del 2 luglio, anno dopo anno, non è solo un omaggio ai caduti e ai veterani, ma un momento per riflettere sul valore della memoria collettiva, su come il passato possa diventare fondamento per il futuro. È un lavoro di squadra, perché la memoria non è mai individuale: appartiene alla comunità militare, al Paese, alle nuove generazioni che devono comprendere il significato di parole come sacrificio, onore e servizio.
Questa eredità morale è la stessa che ha accompagnato la Folgore fin dalle sue origini. Celebre l’episodio della resa di El Alamein, durante la Seconda Guerra Mondiale, quando il generale Frattini – comandante della divisione – venne salutato con rispetto dal generale inglese Hugues, che disse:
«Volevo dirle che nella mia lunga vita militare mai avevo incontrato soldati come quelli della Folgore».
E ancora, un ufficiale britannico, prigioniero dopo i combattimenti del 27 ottobre, si rivolse al comandante del 187° reggimento dicendo:
«Credevamo di doverci battere contro degli uomini, per quanto famosi, e ci siamo urtati a dei macigni. Ogni vostro soldato, Signore, è un eroe».
Parole che scolpiscono nella pietra il valore dei paracadutisti italiani.
Oggi, come allora, la Folgore continua a rappresentare un simbolo di fermezza, coraggio e fratellanza. Celebrare il 2 luglio non è solo guardare indietro, ma tenere viva una luce che illumina il cammino delle future generazioni di militari e cittadini.
Forse è giusto, opportuno e doveroso che il Governo rifletta sull’opportunità di realizzare un film per celebrare la battaglia del Pastificio…


Con il Comandante della Compagnia Falchi del Btg Log Paracadutisti Folgore, Antonio Passaro.