
(AGENPARL) – Thu 26 June 2025 https://www.aduc.it/articolo/bellezza+della+transizione+energetica_39422.php
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La bellezza della transizione energetica
La transizione energetica imbruttirà l’Italia. Sembra che la gran parte di noi ne sia convinta e non abbia idee differenti. Le pale eoliche fanno schifo, i pannelli fotovoltaici sono brutti, sfregiano la grande bellezza del Bel Paese. Qui da noi è tutto bello e chi osa cambiare un filo d’erba è una farabutto servo dei servi del capitale che stanno a Bruxelles senza essere eletti. E che ci impongono politiche di transizione energetica ammazza posti di lavoro.
Quasi dappertutto, almeno nella nostra piccola frazione d’Occidente, chi si oppone alla transizione lo fa in nome dell’integrità del paesaggio, con comitati locali animati da genuine intenzioni contrarie alla produzione di energia più pulita in nome della difesa di colline, montagne e spiagge.
In nome di una cristallizzazione del bello immutabile, qui da noi si rallenta tutto. Ma l’idea che la bellezza del paesaggio sia immutabile nel tempo è falsa o quantomeno fuorviante.
Il nostro paesaggio è considerato tanto bello da essere spacciato per naturale, anzi confuso con la “natura” stessa. È invece il sottoprodotto di un’attività economica (un’industria, in termini tecnici) i cui prodotti principali sono cibo e fibre. Per avere più natura, vogliamo pure boschi più grandi. Qualcuno dice che per salvarci dobbiamo piantare un miliardo di alberi. Tagliare un albero vecchio e malato si può fare solo dopo che è caduto in testa a qualcuno uccidendolo.
L’immaginazione di un’estetica diversa è una grande sfida per le democrazie occidentali. Senza dimenticare che non si tagliano più gli alberi per riscaldare le case perché importiamo gas e petrolio e perché, quando abbiamo bisogno di legname pregiato, usiamo gli alberi degli altri, quelli che stanno in Oriente, in Africa e in Sudamerica.
La sfida della transizione in Occidente impone di vedere le cose in altro modo, cambiando modello culturale e affettivo con la Terra. Un processo democratico lungo e complesso, già avviato con successo, visto che il taglio del 55% delle emissioni previsto per il 2030 è stato praticamente già ottenuto al 54%.
In Cina la transizione viaggia più veloce. Quando i Capi di Partito si sono resi conto che stavano inquinando troppo col rischio di far morire un sacco di gente, hanno deciso – senza chiedere il permesso a nessuno – di puntare alla produzione di energia rinnovabile. Oggi, se vuoi comprare un pannello solare, lo devi acquistare in Cina. Se vuoi un’auto elettrica la devi comprare in Cina. Anzi, se vuoi un oggetto qualunque, lo devi comprare in Cina. Noi non produciamo quasi più nulla, però ci diciamo di avere il più bel paesaggio del mondo.
Gian Luigi Corinto, docente di Geografia e Marketing agroalimentare nell’Università di Macerata, consulente Aduc
COMUNICATO STAMPA DELL’ADUC
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