
La chiusura dello Stretto di Hormuz da parte dell’Iran rappresenterebbe una minaccia di dimensioni globali, ha affermato l’Alto rappresentante dell’UE per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza Kaja Kallas. Le sue dichiarazioni sono arrivate all’arrivo al Consiglio Affari Esteri dell’Unione Europea, dove i ministri discuteranno le opzioni diplomatiche per gestire l’escalation della crisi tra Iran e Israele, aggravata dagli attacchi militari statunitensi.
«I ministri sono molto concentrati su una soluzione diplomatica. Tuttavia, la chiusura dello Stretto di Hormuz sarebbe estremamente pericolosa e non gioverebbe a nessuno», ha detto Kallas, sottolineando le gravi implicazioni economiche e di sicurezza globale.
Kallas ha anche annunciato nuove sanzioni europee contro l’Iran, nel quadro del tentativo di prevenire la ripresa del programma nucleare militare di Teheran:
«Abbiamo un meccanismo di reintroduzione automatica delle sanzioni se l’Iran non rispetta gli obblighi del JCPOA. L’economia iraniana ne risentirebbe gravemente, e ciò non sarebbe positivo per il popolo iraniano».
L’Alto rappresentante ha ribadito l’impegno dell’UE per una soluzione diplomatica, pur senza mai menzionare il ruolo giocato dagli Stati Uniti e Israele nel conflitto attuale.
Il JCPOA: un accordo in crisi
Il Piano d’Azione Congiunto Globale (JCPOA), firmato nel 2015, coinvolgeva Iran, UE, Russia, Cina, Regno Unito, Germania, Francia e Stati Uniti. Coordinato dall’allora Alto rappresentante UE Federica Mogherini, il trattato puntava a garantire un uso pacifico del nucleare in Iran in cambio della revoca graduale delle sanzioni.
Tuttavia, l’accordo è stato compromesso nel 2018 quando l’amministrazione Trump ha deciso unilateralmente di ritirarsi, cedendo anche alle pressioni di Israele. Da allora, i tentativi di salvare l’accordo non hanno mai avuto pieno successo.
Oggi, con la minaccia di una chiusura dello Stretto di Hormuz — un passaggio chiave per le forniture globali di petrolio — e un conflitto in rapida escalation, il ritorno alla diplomazia sembra più urgente che mai, ma anche più difficile.