
Le prime analisi indipendenti e immagini satellitari del sito nucleare sotterraneo di Fordow mettono in dubbio le affermazioni del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, secondo cui l’impianto sarebbe stato “completamente distrutto” durante l’“Operazione Midnight Hammer”. Secondo un’inchiesta del New York Times, il sito sembrerebbe essere stato gravemente danneggiato, ma non annientato.
Durante l’attacco notturno di sabato scorso, le forze statunitensi hanno colpito tre impianti nucleari iraniani — Fordow, Natanz e Isfahan — con bombe bunker buster GBU-57A/B. Trump ha proclamato il successo dell’operazione, definendola “una cancellazione completa” delle capacità nucleari iraniane. Tuttavia, analisi satellitari di Maxar Technologies e altri esperti indicano che i danni al sito di Fordo, sebbene significativi, non corrispondono a una totale distruzione.

Questa immagine satellitare fornita da Maxar Technologies mostra una vista ravvicinata di buchi e crateri su una cresta presso l’impianto di arricchimento di Fordow in Iran dopo gli attacchi statunitensi, domenica 22 giugno 2025
Secondo immagini satellitari pubblicate dalla CNN e CBS News, il versante montuoso sopra il complesso sotterraneo mostra crateri e un’ampia area coperta da cenere grigia, con evidenti segni di impatto diretto. Tuttavia, le profondità e le fortificazioni del sito rendono difficile confermare la piena estensione dei danni agli impianti di arricchimento.
Fonti israeliane e statunitensi hanno confermato gravi danni, ma nessuna distruzione completa. Anche l’AIEA ha confermato che Fordo è stato colpito, ma l’entità del danno interno non è ancora chiara. Inoltre, non è stato registrato alcun aumento dei livelli di radiazione esterna.
Da parte sua, l’Iran ha confermato l’evacuazione preventiva degli impianti e affermato che il programma nucleare proseguirà. La Cina ha condannato duramente l’attacco, definendolo una violazione del diritto internazionale e un pericolo per la stabilità del Medio Oriente.
In un contesto di tensioni crescenti tra Iran, Israele e Stati Uniti, il dibattito sulla reale portata dell’operazione resta aperto. L’AIEA e numerosi attori internazionali sollecitano ora una soluzione diplomatica immediata per scongiurare un’escalation devastante.