
L’Agenzia delle Entrate ha iniziato ad attivare pignoramenti presso il Ministero della Cultura bloccando i contributi a favore del cinema e dello spettacolo. Il presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale IsICult, centro di ricerca indipendente sulle politiche culturali, Angelo Zaccone Teodosi, condivide la preoccupazione che sta emergendo nel settore cinematografico e audiovisivo e dello spettacolo dal vivo (teatro, musica, danza), a causa di una nuova procedura adottata dall’Agenzia delle Entrate, che sta attivando pignoramenti presso il Ministero della Cultura, bloccando i contributi pubblici alle attività di spettacolo. Da decenni era in vigore, per decisione stessa della Ragioneria Generale dello Stato, una deroga ad un decreto del Presidente della Repubblica del 1973 (il n. 602), per cui i contributi pubblici sono sempre stati erogati dal Ministero senza una previa verifica della situazione tributaria dei beneficiari. Lo stesso Zaccone ha segnalato per primo la notizia venerdì scorso 13 giugno su “il Fatto Quotidiano” ed oggi il quotidiano confindustriale “Il Sole 24 Ore” rilancia l’allarme, segnalando che vi sarebbe una nota dell’Ufficio Centrale di Bilancio del Ministero dell’Economia e delle Finanze in data 19 marzo 2025 che chiede al Mic (Direzione Generale Cinema e Audiovisivo e Direzione Generale Spettacolo) di annullare questa “eccezione culturale”. Sostiene Zaccone Teodosi: “La questione è delicata e complessa, ma questa nuova prassi finisce per mettere in ginocchio centinaia e centinaia di imprese in tutte le fasi della filiera (dalla produzione alla promozione) e centinaia di associazioni culturali, con possibili devastanti conseguenze nell’intero tessuto del sistema culturale: non si comprende come sia possibile che improvvisamente la Ragioneria Generale dello Stato entri in contraddizione rispetto alle sue storiche decisioni”. Esistono circolari e note del Mef, in particolare una comunicazione della Ragioneria al Ministero della Cultura del 3 dicembre 2008, che esentano il Ministero della Cultura dall’effettuare verifiche sulla situazione dei beneficiari rispetto all’erario, affermando il prioritario e prevalente interesse dello Stato nei confronti della cultura e dello spettacolo. “Si tratta peraltro – precisa Zaccone – di contributi pubblici vincolati a specifiche funzioni culturali, e, in quanto tali, come confermato anche da sentenze della Corte di Cassazione, impignorabili. Le conseguenze possono essere devastanti, per un settore che già soffre di strutturale debolezza ed ha necessità indispensabile del sostegno pubblico. Non resta che confidare in un ‘ravvedimento operoso’ dell’Agenzia delle Entrate o di un intervento risolutivo da parte del Ministero della Cultura: è una questione essenziale e strategica di politica culturale”, conclude Zaccone.