
Secondo gli analisti di Rystad Energy, il conflitto in corso tra Iran e Israele potrebbe durare poco, poiché nessuna delle principali potenze mondiali trarrebbe beneficio da una prolungata instabilità nella regione. La valutazione arriva in un momento di crescente preoccupazione per le implicazioni geopolitiche e di mercato, soprattutto nel settore energetico.
Janiv Shah, vicepresidente dei mercati petroliferi presso Rystad Energy, ha dichiarato all’agenzia russa TASS che un’estensione del conflitto potrebbe mettere seriamente a rischio le rotte commerciali globali, in particolare lo Stretto di Hormuz, cruciale per il transito di petrolio. “Una sua eventuale chiusura causerebbe una grave carenza di offerta e una spinta ai prezzi. Tuttavia, per ora lo Stretto non è stato preso di mira, e ci aspettiamo che il conflitto venga contenuto”, ha affermato.
Shah ha inoltre sottolineato che gli Stati Uniti, interessati a mantenere i prezzi del petrolio intorno ai 50 dollari al barile, potrebbero assumere un ruolo chiave nel limitare l’escalation. “Il rischio di una guerra fuori controllo è troppo alto per le grandi potenze economiche”, ha aggiunto.
Anche Mukesh Sahdev, responsabile globale dei mercati delle materie prime – Petrolio, ha espresso un’opinione simile. Secondo lui, l’impatto sul mercato energetico sarà monitorato con attenzione nei prossimi giorni. “I mercati stanno entrando in un periodo di domanda elevata negli Stati Uniti e cercheranno segnali di stabilizzazione piuttosto che tensioni crescenti. Per ora, il conflitto sembra destinato a rimanere contenuto”.
Sahdev ha infine indicato che l’Iran potrebbe essere vicino a un accordo diplomatico e, secondo le simulazioni condotte da Rystad Energy, i prezzi del petrolio dovrebbero restare al di sotto degli 80 dollari al barile, anche in caso di ulteriori sviluppi.
La situazione resta tesa ma sotto osservazione, mentre le diplomazie mondiali moltiplicano gli sforzi per evitare una crisi su scala regionale.