
“I reati ambientali in Italia rappresentano un problema sempre più pressante, soprattutto dagli sviluppi normativi e dai dati emersi a seguito dell’introduzione della legge 68/2015 (nota anche come legge sugli ecoreati). Questa riforma ha inserito nel Codice penale una serie di fattispecie specifiche, come reato di inquinamento ambientale, traffico illecito di rifiuti e altre violazioni, segnando un punto di svolta per la tutela dell’ambiente. Anche grazie a questa legge, negli ultimi dieci anni sono stati accertati migliaia di reati. Reati che colpiscono in modo particolarmente incisivo alcune regioni, dove la presenza di organizzazioni criminali – le cosiddette “ecomafie” – amplifica l’impatto. Campania, Sicilia, Puglia e Calabria, ad esempio, sarebbero tra le aree maggiormente interessate. Un ulteriore elemento di preoccupazione riguarda il recente incremento del fenomeno: nel corso del 2023, le cifre sui reati ambientali sarebbero aumentate sensibilmente, arrivando a superare i 35mila illeciti e registrando un incremento del 15,6% rispetto all’anno precedente. Questo aumento, unito a una consistente attività sequestratrice evidenzia la portata economica e sociale della questione. Nonostante tutto questo, permangono inoltre lacune normative rilevanti. Ad oggi, ad esempio, l’iter di recepimento della nuova direttiva europea sulla tutela penale dell’ambiente non è ancora stato avviato, nonostante i termini fissati per maggio 2026. Parallelamente, sono state avanzate proposte per rafforzare il quadro legislativo inserendo nel Codice penale specifici reati contro l’agromafia, l’agropirateria e per la protezione degli animali, oltre a misure più incisive contro l’abusivismo edilizio e per la bonifica dei siti contaminati. Questi interventi appaiono fondamentali per garantire una tutela più efficace dell’ambiente e dei cittadini. In sintesi, i dati attuali sottolineano un fenomeno in crescita, che sollecita risposte tempestive sia a livello legislativo che operativo. I reati ambientali, infatti, non sono solo un danno ecologico ma incidono su salute pubblica, sicurezza territoriale ed equilibrio economico. Dunque, diventa indispensabile un intervento coordinato che unisca l’aggiornamento delle leggi, l’adozione di tecnologie innovative per il monitoraggio e l’implementazione di politiche di prevenzione, anche a livello internazionale”.
Così, in una nota stampa, Carmela Tiso, Portavoce nazionale di Accademia Iniziativa Comune e Presidente dell’associazione Bandiera Bianca.
