
(AGENPARL) – Tue 03 June 2025 Dl Pnrr: Manzi (Pd), dal governo Meloni tagli inaccettabili a scuola e università, è macelleria sociale
“5660 cattedre in meno nella scuola, 2174 posti tagliati al personale ATA nel 2026/2027. Sono numeri reali, nero su bianco nell’ultima legge di bilancio, e oggi stanno diventando realtà nei territori: meno classi, meno docenti, meno opportunità. Il governo Meloni colpisce al cuore l’istruzione pubblica, nascondendo dietro il calo demografico una logica ragionieristica inaccettabile”. Lo ha detto in Aula alla Camera Irene Manzi, capogruppo Pd in commissione Cultura, nel corso delle dichiarazioni di voto finali al dl Pnrr e per l’avvio dell’anno scolastico 2025/2026, esprimendo il voto contrario del Gruppo dem.
“A peggiorare il quadro – ha evidenziato l’esponente Pd – nel decreto si stabilisce che dal 2026/2027 non si potranno costituire più classi di scuola secondaria superiore di quante ce ne siano state nel 2023/2024, a prescindere dal numero di studenti. Una norma che rischia di portare a sovraffollamento delle classi, soprattutto nelle aree più fragili del Paese. Una vera e propria macelleria sociale. Con la riforma degli istituti tecnici si riducono le ore di insegnamento generale nel biennio, si anticipano i percorsi PCTO, senza risorse aggiuntive, laboratori, formazione o investimenti per l’orientamento. Un’idea miope che non valorizza l’istruzione tecnica e perde la grande scommessa rappresentata dal Piano Nazionale di Ripresa e resilienza.”
“Infine non è possibile ignorare – ha concluso Manzi – l’emendamento sul pre-ruolo universitario inserito nel passaggio al Senato: si moltiplicano le figure precarie nella ricerca senza nuove risorse, senza tutele. È un colpo alla dignità del lavoro accademico e un tradimento degli impegni presi con l’Europa. Il Partito Democratico ha presentato proposte concrete per contrastare la povertà educativa, per garantire qualità e continuità nel lavoro di chi fa scuola e ricerca, per venire incontro anche alle richieste migliorative relative al contratto di ricerca. Non si è mai pensato da parte della maggioranza di aprire un vero confronto di merito su questo. E questo decreto va nella direzione opposta da quella che vorremmo attuare. Ecco perché votiamo contro, e continueremo ad opporci a questa visione nelle Aule parlamentari e nel Paese, per ribadire che tutto questo non è e non sarà mai a nostro nome”.
Roma, 3 giugno 2025
Ufficio Stampa Gruppo Partito Democratico
Camera dei Deputati
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