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Comunicato Stampa
1 giugno 2025
Gaza: Save the Children, lasciateci fare il nostro lavoro e consegnare gli aiuti in modo sicuro alla popolazione che soffre la fame
L’uccisione di persone che cercano di procurarsi aiuti alimentari a Gaza è una palese e scioccante inosservanza del diritto umanitario internazionale. Lo dichiara Save the Children, che torna a chiedere lo stop immediato alla militarizzazione della distribuzione degli aiuti e un accesso sicuro per bambine, bambini e famiglie.
Secondo quanto riferito dai media, decine di persone sono state uccise e ferite dalle forze israeliane nei siti di distribuzione degli aiuti a Gaza durante la prima settimana di consegna secondo il modello militarizzato, compresi questa mattina i siti di Rafah e Wadi Gaza. La popolazione affamata di Gaza è stata indirizzata verso questi siti per ricevere pacchi alimentari che includono prodotti di base, ma non il latte artificiale e gli alimenti necessari per aiutare un bambino malnutrito a sopravvivere.
“Abbiamo messo in guardia sui rischi di ammassare le persone in punti di distribuzione militarizzati in una guerra in cui i siti e la popolazione civile sono stati ripetutamente presi di mira – ha dichiarato Ahmad Alhendawi, Direttore regionale Medio Oriente, Nord Africa ed Europa orientale di Save the Children – Ora, a meno di una settimana dall’inizio di questo nuovo modello militarizzato di distribuzione degli aiuti, le forze israeliane hanno indirizzato persone affamate verso un sito con la promessa di cibo che poi si rivela insufficiente e, secondo quanto riferito, avrebbero poi aperto il fuoco. Sono aiuti a cui le persone hanno legalmente diritto, aiuti che sono stati sistematicamente negati. Si tratta di una palese e scioccante inosservanza del diritto umanitario internazionale.
Non sappiamo ancora se tra le persone che sarebbero state uccise e ferite ci fossero dei bambini. Secondo quanto riferito, le forze israeliane avrebbero bloccato le ambulanze che cercavano di raggiungere i luoghi degli attacchi per verificare le condizioni dei feriti e curarli. Coloro che cercano di raccogliere aiuti in questi punti sono principalmente uomini e sappiamo che tra le persone uccise c’erano padri e fratelli, persone che rappresentano un punto di riferimento nella vita dei bambini.
Questo dramma peggiora drasticamente i gravi danni psicologici[1] che i bambini di Gaza affrontano da due anni, oltre ai devastanti impatti sulla salute mentale[2] del blocco che limita la vita, imposto a Gaza dal governo di Israele per quasi 18 anni. L’aiuto è un diritto e le organizzazioni umanitarie sanno come fornirlo, ma non ci è permesso di farlo. La distribuzione di aiuti umanitari è determinata dai bisogni, indipendentemente dagli obiettivi politici o militari. Quello a cui stiamo assistendo attraverso questo modello è invece la militarizzazione degli aiuti, che non porta alcun sollievo alla popolazione che soffre la fame.
Anche la protezione è un diritto e un obbligo legale che le parti in conflitto, una potenza occupante, e la comunità internazionale devono garantire. Gli Stati hanno una scelta. Le decisioni prese finora e le perdite di vite causate non possono essere annullate. Ma ogni nuovo giorno offre l’opportunità di fare una scelta diversa. Il mondo deve aprire gli occhi e prendere collettivamente la decisione giusta: sostenere il diritto internazionale, proteggere e garantire l’assistenza umanitaria ai bambini e alle famiglie che finora sono riusciti a sopravvivere all’inimmaginabile, al quasi invivibile, all’imperdonabile”.
[1]Trapped and Scarred: The compounding mental harm inflicted on Palestinian children in Gaza – Save the Children’s Resource Centre
[2]Trapped: The impact of 15 years of blockade on the mental health of Gaza’s children – Save the Children’s Resource Centre