
Due mesi di attesa, due esposti presentati formalmente, zero risposte. È questa la paradossale situazione vissuta da un cittadino romano che, confidando nelle garanzie previste dalla legge, ha deciso di rivolgersi direttamente al Commissariato Sezionale Flaminio Nuovo. Lo ha fatto ai sensi dell’articolo 1 del Regio Decreto 18 giugno 1931, n. 773, che ancora oggi costituisce la base del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (T.U.L.P.S.).
L’intento era semplice quanto legittimo: segnalare una situazione potenzialmente rilevante per risolvere il dissidio tra privati ed attendere che l’Autorità competente facesse la sua parte. Invece, a distanza di oltre sessanta giorni, il silenzio è stato l’unico, costante riscontro. Nessun aggiornamento. Nessuna comunicazione formale. Nulla.
A fronte di questa assenza di riscontri – che non può certo considerarsi fisiologica in un sistema democratico e trasparente – il cittadino ha deciso di inoltrare una PEC di sollecito al Commissariato. Oggetto:
“Sollecito riscontro in merito a due esposti presentati ai sensi dell’art. 1 del R.D. 18 giugno 1931, n. 773”.
Nel testo della comunicazione, il tono resta rispettoso ma deciso. Si richiama il principio, fondamentale in ogni Stato di diritto, della certezza del diritto: l’idea che le norme siano non solo vincolanti per i cittadini, ma anche per l’amministrazione, chiamata a fornire risposte in tempi ragionevoli.
Vale la pena ricordare che l’articolo 1 del Regio Decreto 1931 stabilisce le attribuzioni dell’Autorità di Pubblica Sicurezza in materia di ordine pubblico, sicurezza, osservanza delle leggi e assistenza nei dissidi privati. Ruoli fondamentali che, evidentemente, non possono prescindere da un rapporto costante e trasparente con i cittadini.
L’episodio solleva interrogativi più ampi sulla qualità della comunicazione tra istituzioni e cittadini, soprattutto quando sono in gioco strumenti giuridici ben precisi. Perché se da un lato si chiede ai cittadini senso civico, correttezza formale e rispetto delle procedure, dall’altro è lecito aspettarsi che la macchina pubblica risponda con altrettanta diligenza.
Al momento, ciò che rimane è un silenzio istituzionale che pesa, e una domanda che resta sospesa: è compatibile con uno Stato di diritto ignorare un cittadino che esercita diritti previsti dalla legge?
Agenparl continuerà a seguire la vicenda, nella speranza che da Flaminio Nuovo arrivi presto una risposta.
