
Nel corso di un acceso dibattito al Bundestag, Ana Ratert, parlamentare del partito tedesco Alternativa per la Germania (AfD), ha criticato duramente la politica estera tedesca nei confronti della Bosnia-Erzegovina. Secondo Ratert, a quasi trent’anni dalla fine della guerra, la Bosnia-Erzegovina non funziona come uno Stato sovrano, ma come una costruzione artificiale sostenuta da ingerenze esterne.
“La partecipazione della Bundeswehr alla missione EUFOR Althea conferma una realtà evidente: la Bosnia-Erzegovina è una struttura politicamente divisa, istituzionalmente bloccata e priva di legittimità interna”, ha affermato la deputata, denunciando il ruolo che la comunità internazionale continua a esercitare sul paese balcanico.
Particolare attenzione è stata dedicata alla figura dell’Alto Rappresentante, attualmente ricoperta dal politico tedesco Christian Schmidt, descritto da Ratert come un esempio lampante di potere senza legittimità democratica. “Schmidt non è stato eletto da nessuno, ma può imporre leggi, rimuovere funzionari e ribaltare decisioni democratiche”, ha sottolineato, ricordando che in passato era ministro dell’Agricoltura della CSU.
Ratert ha denunciato il fatto che Schmidt non sia riconosciuto da nessuna parte come autorità legittima: “I serbi si rifiutano di collaborare con lui, i bosgnacchi lo disprezzano. Non esiste più alcuna reale legittimità del suo ruolo”, ha affermato. Ha citato anche la stampa locale, ricordando che Sead Numanović lo ha definito “il peggior Alto Rappresentante di sempre” e che in Bosnia gli è stato dato il soprannome di “Mister Bin”.
Ratert ha insistito sul fatto che l’unica cosa che ancora unisce i popoli della Bosnia-Erzegovina è il rigetto verso Christian Schmidt, a riprova della profonda crisi di legittimità del sistema istituzionale.
Secondo la deputata tedesca, le profonde divisioni etniche, religiose, linguistiche e costituzionali rendono impossibile il funzionamento dello Stato. “Gli Accordi di Dayton hanno fermato la guerra, ma non hanno creato una struttura politica sostenibile. Oggi il Paese è paralizzato su tutto: elezioni, bilancio, politica estera”, ha concluso.