(AGENPARL) - Roma, 27 Maggio 2025(AGENPARL) – Tue 27 May 2025 https://www.aduc.it/articolo/realizzarla+puo+non+essere+semplice+neanche_39278.php
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Realizzarla può non essere semplice e neanche misurarla. Felicità genetica e neurobiologica
Perseguire la felicità per legge è difficile ma nella “Dichiarazione d’Indipendenza” degli Stati Uniti del 1776, si afferma che tutti gli uomini hanno diritti inalienabili, tra cui la vita, la libertà e la ricerca della felicità. Questo concetto non garantisce la felicità in sé ma il diritto di perseguirla senza interferenze dello Stato.
D’altronde la felicità è considerata un obiettivo fondamentale dell’umanità, tanto che l’ONU ha istituito la “Giornata Internazionale della Felicità”, celebrata ogni anno il 20 marzo, riconoscedone l’importanza nelle politiche pubbliche.
In molte società occidentali, la felicità è spesso associata al successo personale, all’indipendenza e alla realizzazione degli obiettivi individuali. Viene comunemente percepita in termini di benessere emotivo e soddisfazione derivanti dai risultati materiali e professionali. Al contrario, in numerose culture orientali la felicità assume una dimensione prevalentemente comunitaria: è legata all’armonia sociale, al benessere familiare e alla stabilità delle relazioni interpersonali.
Il caso del Bhutan è il più emblematico quando si parla di “legare” il PIL alla felicità. Mentre la maggior parte delle nazioni si concentra esclusivamente sulla crescita economica misurata dal PIL, questo piccolo paese asiatico aggrappato alle montagne dell’Himalaya ha scelto di adottare il concetto di Felicità Interna Lorda. Questo approccio integra indicatori sociali, ambientali e culturali alla misurazione del progresso nazionale, riconoscendone che il benessere dei cittadini non si riduce soltanto ai termini economici.
Una ricerca pubblicata, sulla rivista scientifica “Proceedings of the National Academic of Science”, sottolinea che la felicità non è solo un’esperienza soggettiva, ma anche un fenomeno neurobiologico. Il rilascio di specifici neurotrasmettitori – come la dopamina (associata alla ricompensa e alla motivazione), la serotonina (collegata al benessere e alla stabilità dell’umore), l’ossitocina (congiunta al legame emotivo) e le endorfine (che agiscono come antidolorifici naturali) – contribuisce in maniera determinante alla percezione del benessere.
Studi effettuati sui gemelli e le analisi genetiche indicano che circa il 30-40% della variazione nella sensazione di benessere è ereditario. Differenze nelle varianti di geni specifici (ad esempio, quelli che influenzano la trasmissione della serotonina o della dopamina) e fattori ambientali come la dieta o l’uso di sostanze (alcol, integratori) possono poi modulare i livelli dei “neurotrasmettitori della felicità” e, di conseguenza, l’esperienza soggettiva del benessere.
Sebbene il DNA fornisca una base predisponente, l’espressione dei geni associati al benessere è profondamente modulata anche da fattori ambientali. Le esperienze di vita, lo stress, lo stile alimentare, l’attività fisica e persino il microbiota intestinale possono modificare il modo in cui certi geni vengono attivati o disattivati. Questo significa che, pur essendo presente una componente ereditaria, l’ambiente e le scelte personali – che in alcuni modelli ipotizzati potrebbero rappresentare fino al 40% della variabilità della felicità – giocano un ruolo determinante nel plasmare il nostro stato d’animo.
In sostanza, i ricercatori invitano a riconsiderare la misurazione della felicità andando oltre le tradizionali metriche socioeconomiche e abbracciando una prospettiva che coniuga la soggettività delle esperienze di vita con dati oggettivi provenienti dalla neurobiologia.
(Articolo pubblicato sul quotidiano LaRagione del 27 Maggio 2025)
Primo Mastrantoni, presidente comitato tecnico-scientifico di Aduc
COMUNICATO STAMPA DELL’ADUC
URL: http://www.aduc.it
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