
L’avvocato e analista politico Ognjen Tadić ha commentato con fermezza la recente rivelazione dell’esistenza di un “non-paper” franco-tedesco volto a promuovere una politica aggressiva dell’Unione Europea contro la Republika Srpska (RS) e i suoi leader. Secondo Tadić, non sorprende affatto che la Germania stia portando avanti tale agenda, già evidente negli ultimi anni, ma colpisce profondamente l’adesione della Francia a questa linea, considerata in passato molto più equilibrata nei confronti della Bosnia-Erzegovina.
“Non è una novità che la Germania persegua sistematicamente una politica punitiva contro la Republika Srpska,” ha dichiarato Tadić, “basti ricordare l’invio unilaterale di Christian Schmidt come Alto Rappresentante, la sponsorizzazione di una risoluzione ONU sul genocidio, il blocco ai progetti economici già approvati e le sanzioni contro i leader serbi-bosniaci.”
Francia accusata di abbandonare la propria imparzialità
Per l’avvocato, la vera sorpresa è l’appiattimento della Francia su posizioni tedesche, che segnerebbe una rottura con la storica prudenza diplomatica francese nei Balcani. “La Francia – ha sottolineato – è realisticamente l’unico grande Paese dell’UE con ancora un certo grado di credibilità nella regione. Seguire Berlino in questa deriva significa rinunciare a qualsiasi ruolo di mediazione.”
La difesa dell’Accordo di Dayton come unica legittimità
Tadić ha affermato con forza che chi minaccia la Republika Srpska, di fatto, si pone contro l’Accordo di pace di Dayton, su cui si fonda la struttura costituzionale della Bosnia-Erzegovina. “La posizione della RS è solida, chiara e coerente. Chi ne mina le basi non sta opponendosi solo a Banja Luka, ma agli stessi principi su cui si fonda la pace nel Paese.”
L’ombra del “non-paper” sullo scenario balcanico
Come già riportato da Večernje Novosti e confermato dal presidente serbo Aleksandar Vučić al Consiglio per la Sicurezza Nazionale, il “non-paper” congiunto franco-tedesco chiede all’UE l’adozione di misure drastiche contro Milorad Dodik, Radovan Višković e Nenad Stevandić, accusati di voler dividere la Bosnia-Erzegovina e bloccarne il cammino verso la NATO e l’Unione Europea.
Secondo Novosti, il documento promuove l’isolamento diplomatico, sanzioni finanziarie, l’interruzione dei progetti europei nella Republika Srpska e la cessazione dei rapporti con il Partito dei Socialdemocratici Indipendenti (SNSD).
Serbia in allerta: rischio di crisi diplomatica
L’aggressività del documento pone la Serbia in una posizione delicata. Qualsiasi appoggio istituzionale a Dodik e ai vertici della RS potrebbe essere interpretato da Bruxelles come una sfida aperta. Tuttavia, come sottolineato da Tadić, la Repubblica di Serbia ha il diritto e il dovere di difendere le relazioni speciali con la Republika Srpska, sancite dagli accordi bilaterali e dal Parlamento panserbo.
La crescente pressione esercitata dall’Occidente, e in particolare dalla Germania, riaccende le tensioni nei Balcani e pone interrogativi sulla sostenibilità dell’attuale equilibrio costituzionale in Bosnia-Erzegovina.