
(AGENPARL) – Mon 12 May 2025 *COSÌ LA SUGAR TAX AFFOSSA IL SUD, MENTRE I BALCANI CORRONO E ATTIRANO
INVESTIMENTI*
*Maria Cristina Busi Ferruzzi: “Serve una visione industriale, non misure
punitive”*
Catania, 12 maggio 2025 – “In un momento in cui il Sud Italia lotta per
attrarre investimenti, creare occupazione e trattenere i talenti, la
prospettiva dell’introduzione della Sugar Tax rischia di infliggere un
colpo pesantissimo a quelle realtà imprenditoriali che ogni giorno scelgono
di produrre valore, innovare e restare”. Queste le parole di *Maria
Cristina Busi Ferruzzi*, presidente di Confindustria Catania e
vicepresidente di Assobibe, nonché alla guida della Camera di Commercio
Italiana in Albania, che interviene sulla possibile entrata in vigore della
tassa sullo zucchero prevista per il 1° luglio 2025.
“Mentre in Italia si parla di dazi e di imposte che penalizzano l’industria
nazionale, i Paesi a noi vicini corrono”, prosegue Busi. “Albania, Kosovo,
Montenegro, Macedonia del Nord: territori che fino a pochi anni fa
sembravano marginali, oggi offrono un ecosistema economico dinamico, con
fiscalità agevolata, burocrazia snella e manodopera qualificata. Non è un
caso che sempre più imprese italiane guardino oltre Adriatico per crescere
o, peggio, per sopravvivere”.
Con un valore di mercato di 5 miliardi di euro, l’industria delle bevande
analcoliche in Italia è un pilastro del settore manifatturiero. Conta 100
stabilimenti, distribuiti tra multinazionali e PMI, e garantisce lavoro a
quasi 100 mila addetti. Inoltre, il comparto genera 421 milioni di euro di
esportazioni, contribuendo significativamente alla bilancia commerciale del
Paese. *In Sicilia, il settore rappresenta una realtà di rilievo,
concentrando il 9,4% delle aziende nazionali.*
Secondo le stime, l’introduzione della Sugar Tax potrebbe tradursi in
migliaia di posti di lavoro persi, colpendo duramente le PMI del
Mezzogiorno. *”In Sicilia, dove la filiera agrumicola riveste un’importanza
cruciale, le conseguenze sarebbero drammatiche”*, avverte la presidente.
“La Sugar Tax, così come concepita, non tutela la salute pubblica: colpisce
la produzione locale, favorisce l’importazione e rischia di cancellare
migliaia di posti di lavoro. Il vero paradosso è che questa misura
colpirebbe le aziende italiane, lasciando invece campo libero a prodotti
importati dall’estero, spesso a basso costo e con standard qualitativi
inferiori”, sottolinea Busi. “È una tassa che mina la sovranità industriale
del nostro Paese e scoraggia gli investimenti”.
“In Sicilia abbiamo dimostrato che si può fare impresa in modo sostenibile,
responsabile, innovativo”, continua la presidente. “Abbiamo ridotto gli
zuccheri nei prodotti, migliorato i processi produttivi, investito in
giovani e tecnologia. Eppure, proprio chi innova viene penalizzato e
disincentivato”.
Per contrastare questa deriva, la presidente di Confindustria Catania
invoca una strategia lungimirante: “Il Sud Italia ha bisogno di politiche
industriali intelligenti che premino merito e responsabilità. Ha bisogno di
uno Stato che riconosca e valorizzi chi sceglie, ogni giorno, di restare e
contribuire alla crescita del Paese”.
“La Sugar Tax – conclude Busi – è solo una scorciatoia per fare cassa:
distrugge ricchezza, posti di lavoro e competitività. Chiediamo al governo
una riflessione profonda. Serve una visione industriale moderna, non misure
punitive. Perché il rischio è che, mentre i Balcani corrono, noi restiamo
fermi a tassare il futuro”.
*CONFINDUSTRIA CATANIA*
Patrizia Mazzamuto