
(AGENPARL) – Mon 12 May 2025 *Beni confiscati, Colucci (NM): “Doveroso riconoscere professionalità dei
coadiutori”*
*Mottura (Sinageco): “Criteri equi e sostenibili per i compensi”*
*Romagnoli (Sinageco): “Sistema farraginoso, semplificare procedure”*
*Cuchel (Anc): “Coordinamento tra istituzioni e privati e risorse per far
ripartire le aziende”*
“La gestione dei beni confiscati è molto delicata perché non bisogna
mettere a rischio le prospettive dei lavoratori onesti che ne fanno parte
che nulla c’entrano con il contesto criminale che ha comportato il
provvedimento. Da questo punto di vista la Commissione Antimafia sta
facendo un lavoro importante per garantire l’occupazione anche quando lo
Stato si sostituisce nella gestione. Sarebbe interessante creare linee di
credito ad hoc perché l’azienda resti sul mercato e si rilanci mettendosi
sui binari giusti. Bisogna avere tempistiche più rapide e strumenti che
permettano ai coadiutori di operare in modo dinamico da veri imprenditori.
E’ necessario inoltre semplificare le procedure, in ragione della grande
quantità di aziende confiscate, dando strumenti e remunerazioni adeguate a
chi prende in mano la gestione di un bene confiscato. Servono competenze
adeguate alle quali è doveroso riconoscere economicamente la
professionalità. La recente sentenza del Tar Lazio va nella direzione di
far gestire a manager competenti le imprese parametrando i risultati al
compenso economico”. Lo ha dichiarato *Alessandro Colucci *(Noi Moderati),
segretario di Presidenza della Camera dei deputati, intervenuto nel corso
del forum speciale “La gestione dei beni confiscati e il ruolo degli
amministratori giudiziari e dei coadiutori tra semplificazioni ed equo
compenso” promosso dal Sindacato nazionale amministratori giudiziari e
coadiutori.
Sul tema dei compensi è intervenuto *Giovanni Mottura*, presidente del
Sinageco: “Il nuovo art. 38, co. 3-bis del Codice antimafia, introdotto dal
D.L. 48/2025, prevede un regolamento interministeriale per i criteri di
calcolo dei compensi dei coadiutori ANBSC. Ma il tema è tutt’altro che
tecnico. Oggi, un coadiutore scelto tra gli iscritti all’albo degli
amministratori giudiziari (avvocati o commercialisti) rischia di vedersi
applicata una quarta tariffa, distinta da quelle già previste da DPR
177/2015, DM 140/2012 ed equo compenso. La norma non sembra semplificare, e
rischia di generare ulteriori incertezze. La sfida è confrontarsi per
costruire criteri equi e sostenibili, basati su durata, complessità,
responsabilità, contesto operativo e risultati concreti. Il regolamento non
dovrà servire solo a contenere costi, ma a premiare competenze reali e
valorizzare chi investe professionalmente nella gestione dei beni
confiscati. Utile, in questo senso, un richiamo esplicito alla legge
49/2023 sull’equo compenso e, soprattutto, l’introduzione della
determinazione preventiva del compenso entro 30 giorni dall’incarico.
Legalità e fiducia si ricostruiscono anche così”.
L’importanza del ruolo del coadiutore è stata sottolineata da *Efrem
Romagnoli*, vicepresidente Sinageco: “Su incarico dell’Agenzia nazionale
per l’amministrazione e la destinazione dei beni confiscati e sequestrati
alla criminalità organizzata (ANBSC), i coadiutori gestiscono i beni con
rischi, spese di studio e impegno giornaliero. E’ necessario un compenso
equo e certo. Diversamente nessuno vorrà più svolgere questa attività. Il
sistema è farraginoso e oneroso quando, al contrario, servono decisioni
rapide. Bisogna semplificare le procedure con l’intervento ANBSC dopo la
confisca definitiva, introdurre il concetto di sostenibilità economica del
sistema confische guardando anche a forme di autofinanziamento con i frutti
della gestione/vendita di immobili e aziende per ridurre i costi nel
bilancio dello Stato. La sentenza del Tar del 2025, infine, statuisce
l’illegittimità della circolare 3/22 con la quale l’Agenzia aveva posto
restrizioni ai compensi dei coadiutori evidenziando che non si tratta di
una norma primaria ed è retroattiva. Circolari così mettono a rischio gli
onorari di tutti. Oggi prevedono un tetto, domani un taglio. Il ricorso che
abbiamo presentato ha tutelato gli interessi di un’intera categoria”.
Secondo *Marco Cuchel*, presidente dell’Associazione nazionale
commercialisti: “E’ necessario mettere a reddito velocemente le imprese
sequestrate rendendole efficaci ed efficienti e reinserendole subito nel
tessuto economico e occupazionale del territorio. Per fare ciò servono
strategie che finora non sono state attuate: un coordinamento tra
l’amministrazione centrale, gli enti locali e tutti i soggetti interessati
a queste procedure per creare una sinergia che renda i beni fruibili dalla
collettività; il reperimento delle risorse economiche creando linee di
credito dedicate per dare a queste imprese la liquidità necessaria per
andare a regime; semplificare il sistema e ridurre i tempi burocratici; una
limitazione delle responsabilità di chi va a gestire i beni. Senza questi
elementi tutte le procedure rischiano di frenare una norma che è un forte
segnale di legalità da dare alla collettività. La sentenza del Tar sui
compensi ristabilisce i fatti oggettivi e bene ha fatto il sindacato a
impugnare il provvedimento dell’Agenzia che poneva limiti ai compensi dei
coadiutori e ai professionisti. Dobbiamo ringraziare Sinageco per questa
battaglia che condividiamo come Anc con cui da sempre ci battiamo per
l’equo compenso”.
da sinistra in senso orario Colucci, Mottura, Cuchel e Romagnoli