
(AGENPARL) – Mon 12 May 2025 (ACON) Trieste, 12 mag – Il tema delle Case della comunit? e
del relativo adeguamento della normativa regionale al decreto
ministeriale 77 del 2022 (regolamento per la definizione di
modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale),
con un richiamo sul personale e sui servizi, ? stato uno dei
punti sui quali si sono maggiormente concentrati gli interventi
dei consiglieri regionali Laura Fasiolo, Francesco Martines e
Manuela Celotti (Pd), intervenuti oggi nella seduta della Terza
commissione Salute, riunita per l’esame delle parti di competenza
del disegno di legge 47 “Disposizioni multisettoriali”,
cosiddetto Omnibus. Lo si legge in una nota del gruppo consiliare.
Nella discussione in Aula la consigliera Fasiolo, attraverso due
emendamenti, ha proposto dei correttivi alle previsioni sulle
Case di comunit?: “Nel ddl 47 non c’? alcun riferimento
all’assistenza specialistica ambulatoriale, omessa nell’elenco
delle attivit? previste dal Distretto. Nelle future Case della
comunit? saranno fondamentali l’assistenza sanitaria di base,
quella integrativa, quella protesica, quella sociosanitaria
domiciliare territoriale. Ma l’assistenza specialistica
ambulatoriale ? un elemento portante, eppure il riferimento viene
omesso”.
Inoltre Fasiolo ha sottolineato la “necessit? di rispondere alle
patologie croniche: preoccupa la scarsa sottolineatura del
termine “cronicit?”, che si fonda sui tre pilastri del Pnrr: Case
della comunit?, domiciliarit? e telemedicina, cure intermedie”.
Infine la consigliera dem ha sottolineato che “l’Agenas (Agenzia
nazionale per i servizi sanitari regionali) ha individuato la
dotazione minima per le Case di comunit?: medici di medicina
generale, da 7 a 11 infermieri di famiglia di comunit?, da 5 a 8
unit? di personale socio sanitario e amministrativo, un congruo
numero di ore di specialisti ambulatoriali interni e dipendenti”.
“Con gli adeguamenti al dm 77/2022, le Case della comunit?
diventeranno il fulcro per la presa in carico delle situazioni di
cronicit? e di fragilit?, quindi ci si augura che non rimangano
un contenitore vuoto” ha detto in Aula Martines sottolineando che
“saranno fondamentali per tutto il percorso di potenziamento
dell’assistenza territoriale” e “daranno veramente un beneficio
ai cittadini solo se si trover? il personale e i professionisti
che condivideranno un modo nuovo di intendere questo lavoro,
indipendentemente dagli aspetti contrattuali, di dipendenza dal
Ssr o di libera professione”.
Secondo Martines, “un ruolo fondamentale lo svolgeranno gli
attuali medici di base, i quali dovranno cambiare le loro
abitudini professionali”. Durante la discussione il consigliere
ha quindi proposto di “capire se ci sono possibilit? di fissare,
nell’ambito del contratto integrativo aziendale, modalit? che non
portino a un impossibile obbligo, ma a una contrattazione
specifica accompagnata da conseguenti riconoscimenti finanziari e
misure organizzative, al fine di avere la certezza che le Case
della comunit? non rimangano strutture sulla carta”.
Un passaggio che secondo Martines “sicuramente non sar?
sufficiente, ma ? fondamentale avere la certezza (conseguente ad
accordi sindacali), di un cambio culturale nell’approccio a nuove
forme per svolgere la professione di medico di medicina generale”.
La consigliera Celotti ha invece rimarcato che l’adeguamento
normativo al dm 77 “arriva a un anno dalla scadenza degli
obiettivi del Pnrr rispetto alle Case della comunit? e agli
ospedali di comunit?, e quindi in ritardo. A fronte dell’apertura
di 32 case della comunit? entro giugno 2026 che ? ovviamente cosa
impossibile. Si cominci dunque ad “abitare” le Case della
comunit? almeno con una parte dei servizi previsti. Si parta
garantendo la presenza dei medici di base del territorio, a
valere sul debito orario previsto dal contratto nazionale (ogni
medico “deve” una quota oraria settimanale ai servizi del
distretto, ma in Fvg questa previsione non ? ancora attiva). Per
fare questo bisogna chiudere il contratto integrativo regionale,
che attendiamo da anni o almeno procedere con contratti
integrativi aziendali. Si parta inoltre dalle zone carenti, cio?
da quelle aree dove mancano i medici, come ad esempio Codroipo o
Aquileia, dove invece di attivare ambulatori temporanei con
personale esternalizzato si potrebbe procedere con l’attivazione
di ambulatori composti dai mmg e dai medici di continuit?
assistenziale, cos? da iniziare a creare dei nuclei di lavoro che
poi potrebbero convogliare nelle case della comunit?. Certo,
bisogna stringere nel confronto con i sindacati dei medici. E si
attivino i percorsi di confronto con i sindaci nei diversi
distretti, per condividere le strategie di potenziamento dei
servizi territoriali in ogni area”.
Celotti ha poi continuato il suo intervento sugli ospedali di
comunit? sui quali ha lamentato “poca chiarezza sui tempi, ma
abbiamo capito che ci vorranno ancora dei mesi. Dato che sentiamo
parlare della necessit? di potenziare la sanit? territoriale e i
servizi di cure intermedie ormai da anni, rileviamo che finora la
riorganizzazione dei servizi non ? stata quindi abbastanza
prioritaria, ma intanto, pur non avendo un piano regionale e
nemmeno aziendale, le aziende fanno scelte puntuali, come la
chiusura dei 13 posti della Rsa di Tarcento, che ha determinato
l’esodo dei pazienti tarcentini verso le Rsa di altri territori.
Sar? quindi centrale capire come verranno definiti i fabbisogni,
sia a livello aziendale che distrettuale”.
ACON/COM/fa
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