
(AGENPARL) – Sun 04 May 2025 Carceri: De Bellis (Fi), lavoro non sia strumento propaganda, serve serietà non slogan
“Le recenti affermazioni dell’eurodeputata Ilaria Salis sul presunto ‘sfruttamento feroce’ dei detenuti che lavorano meritano una risposta basata su dati, norme e buon senso. Affermare che il lavoro dei detenuti sia sottopagato e rappresenti una forma di discriminazione è una semplificazione pericolosa e fuorviante. Il lavoro in carcere non è assimilabile al lavoro libero: ha uno scopo rieducativo, avviene in un contesto protetto e fuori dalle dinamiche del mercato. La retribuzione è stabilita per legge e fissata non sotto i due terzi del minimo contrattuale, proprio per tener conto delle condizioni speciali del contesto detentivo.Quanto all’ idea che il carcere sia una “leva di extra-profitti”, basterebbe un dato per smentirla: ogni detenuto costa allo Stato più di 130 euro al giorno. Le attività produttive in carcere sono marginali, spesso in perdita e portate avanti grazie a fondi pubblici e progetti sociali. Parlare di “profitto” in questo contesto è una pura invenzione populista. Infine, definire “discriminatorio” un trattamento che tiene conto della diversa posizione giuridica del detenuto è un abuso del termine. La discriminazione esiste quando si nega un diritto a parità di condizioni. Il detenuto è in una posizione giuridica diversa dal cittadino libero, e le differenze retributive sono costituzionalmente legittime se fondate su criteri oggettivi e ragionevoli. Che il lavoro in carcere debba essere potenziato, formativo e utile al reinserimento è fuori discussione. Ma usarlo come strumento di propaganda politica non aiuta né i detenuti, né la società. Serve serietà, non slogan”. Così Filippo De Bellis, Responsabile Sicurezza FI Regione Lombardia.
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