
Nel suo attesissimo discorso sui primi 100 giorni di mandato, il presidente Donald Trump ha riaffermato con forza la sua visione populista e nazionalista, lanciando un duro attacco contro le élite globaliste e la classe politica americana, accusata di aver “dissanguato l’America per decenni”. Davanti a una folla calorosa nella contea di Macomb, nel cuore del Michigan industriale, Trump ha dichiarato: “Stiamo riprendendo il nostro Paese da una classe politica malata che si è arricchita svendendo l’America. Non lo permetteremo più.”
Il ritorno del populismo economico
Nel suo intervento, Trump ha rilanciato le linee guida della sua piattaforma economica, centrata su tariffe punitive, deregolamentazione e tagli fiscali, promettendo un “boom industriale” negli Stati Uniti e, in particolare, nel Midwest colpito dalla deindustrializzazione. Riferendosi direttamente alla crisi che ha investito Detroit e il suo hinterland negli ultimi decenni, Trump ha affermato:
“Dopo decenni in cui i politici hanno distrutto Detroit per costruire Pechino, finalmente avete un paladino dei lavoratori alla Casa Bianca. Io metto il Michigan al primo posto, e l’America al primo posto.”
Le sue parole risuonano con forza in aree come Macomb County, storicamente contesa e strategica per la vittoria in Michigan, uno degli Stati in bilico più importanti in vista delle elezioni del 2024. È qui che Trump ha costruito una solida base tra lavoratori sindacalizzati e ceti medi impoveriti, che hanno risposto con entusiasmo al suo linguaggio diretto e anti-establishment.
L’industria automobilistica al centro della rinascita
Un tema centrale del discorso è stata la promessa di rilanciare l’industria automobilistica americana, simbolo e motore dell’economia del Midwest. “Amo questo Stato e adoro l’industria automobilistica,” ha detto Trump. “Le aziende arrivano a decine… Vogliono tutte tornare in Michigan. Sapete perché? Per via della nostra politica fiscale e tariffaria.”
Il presidente ha citato la fine degli obblighi ambientali e la revoca dell’imposizione sui veicoli elettrici introdotta durante l’amministrazione Biden come misure decisive per ridare slancio al settore. Inoltre, ha assicurato che nuove fabbriche sono già in costruzione, suggerendo che le sue politiche stanno già attirando investimenti industriali da tutto il mondo.
Le élite nel mirino
Trump non ha risparmiato critiche a quella che ha definito la “classe politica malata” e ai “globalisti”, un linguaggio ricorrente nel suo lessico politico, volto a sottolineare una contrapposizione tra popolo e potere istituzionale. Ha accusato le amministrazioni precedenti di aver sacrificato gli interessi nazionali in nome di trattati commerciali svantaggiosi e guerre inutili:
“Abbiamo mandato i vostri soldi per difendere i confini di nazioni lontane… Finalmente avete un presidente che difende i confini dell’America.”
Il messaggio è chiaro: gli Stati Uniti devono tornare a essere autosufficienti, forti, e indipendenti dalle influenze straniere, economiche e politiche.
Una strategia elettorale mirata
Il discorso segna un chiaro posizionamento strategico in vista delle presidenziali: Trump punta a riconquistare la cintura della ruggine, mobilitando l’elettorato operaio con una narrativa che mescola nazionalismo economico, anti-globalismo e orgoglio industriale. Le prime misure adottate nei suoi 100 giorni di mandato sono orientate a rafforzare questa immagine: dazi su beni importati, incentivi alle aziende che producono negli USA e nuove trattative commerciali “bilaterali e giuste”, come più volte ribadito.
Conclusione: Il discorso di Trump nella contea di Macomb è stato un ritorno alle origini della sua formula politica: parlare direttamente agli americani che si sentono dimenticati, minacciati dalla globalizzazione e traditi dall’élite. Resta da vedere se le promesse di “fabbriche che tornano e posti di lavoro che crescono” si tradurranno in risultati concreti nei prossimi mesi.