
(AGENPARL) – Wed 30 April 2025 Il Centro NeMO Roma intitolato alla beata Armida Barelli
Nel terzo anniversario della beatificazione della cofondatrice dell’Università Cattolica,
scomparsa a causa della SLA, la cerimonia di intitolazione del Centro Clinico NeMO
Adulti del Policlinico Universitario “Agostino Gemelli” IRCCS
Roma, 30 aprile 2025 – «La sua vita è fatta di ascolto e accoglienza, testimone di un legame tra ciò che si ascolta
e ciò che si vive». Con queste parole, nella prefazione alla biografia ufficiale di Armida Barelli, scomparsa a causa
della SLA, Papa Francesco ne ha colto il significato più profondo. Oggi, nel giorno in cui si ricorda la beatificazione
della stessa Barelli, avvenuta il 30 aprile 2022, il Centro Clinico NeMO Roma del Policlinico Universitario
“Agostino Gemelli” IRCCS – punto di riferimento nazionale per la presa in carico delle persone con malattie
neuromuscolari – è a lei dedicato.
L’intitolazione, fortemente voluta da AISLA (Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica) e nata dalla
volontà della comunità dei pazienti, è promossa in collaborazione con l’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi
Superiori, l’Università Cattolica del Sacro Cuore e il Policlinico Universitario “Agostino Gemelli” IRCCS, e
celebrata in occasione del decimo anniversario del Centro.
A sottolineare il valore dell’iniziativa, la presenza dell’on. Maria Teresa Bellucci, Viceministro del Lavoro e delle
Politiche Sociali, che ha voluto essere presente in questo momento particolarmente significativo per la comunità
dei pazienti e degli operatori. «In questi giorni segnati dal lutto per la morte di Papa Francesco, – ha dichiarato
– la testimonianza di Armida Barelli risuona in noi ancora più forte: donna visionaria ma concreta, al fianco delle
giovani generazioni, e promotrice di una visione antropocentrica, di difesa dei più fragili e della dignità della vita.
Principi che questa intitolazione ci vuole ricordare e che ispirano la nostra azione di governo, nella profonda
consapevolezza che non può esistere progresso senza innanzitutto prendersi cura delle persone».
Il momento più significativo della giornata è stato lo svelamento del ritratto della beata Armida Barelli,
posizionato all’ingresso del reparto, diretto dal prof. Mario Sabatelli dal 2015. Il dipinto include una citazione
potente della beata, scritta durante la sua malattia: «Ora non posso più parlare, ma posso pensare, amare,
pregare, scrivere e offrire la mia croce», che restituisce la profondità di una testimonianza che continua a parlare
a chi affronta oggi la sofferenza. «Intitolare il nostro Centro alla beata Armida Barelli significa riconoscere che la
medicina non si riduce alla cura della malattia, ma si esprime prima di tutto nel sollievo dalla sofferenza. È questo
il principio che, da dieci anni, guida il nostro lavoro al fianco delle persone con SLA», ha dichiarato il prof. Mario
Sabatelli, direttore del Centro NeMO Roma.
Per Daniele Franco, presidente della Fondazione Policlinico Gemelli IRCCS: “‘Questa è un’iniziativa importante
per il Centro NeMO e per il Policlinico Gemelli, entrambi contraddistinti da tre caratteristiche: assistere tutti i
malati di malattie non comuni, associare cura e ricerca, prendersi cura delle persone a tutto campo, nella loro
vita complessiva”.
“Il Gemelli è un Policlinico Universitario ed è anche un IRCCS, un Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico
– ha detto Antonio Gasbarrini, Preside della Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica – dove la
parola “ricovero” assume un valore essenziale dal punto di vista dell’assistenza e del prendersi cura delle
persone malate. Armida Barelli aveva questa grande visione che univa le due grandi realtà: grazie al Centro
NeMO per aver da sempre interpretato tutto questo”.
Un messaggio che trova piena sintonia nelle parole di Alberto Fontana, segretario dei Centri NeMO: «Questa
intitolazione è una scelta di senso, un gesto di fiducia nel valore umano della scienza, nella forza della comunità
e nella spiritualità che abita anche i luoghi della cura».
La giornata è proseguita con una celebrazione eucaristica nella cappella del Policlinico, presieduta da Mons.
Claudio Giuliodori. Un momento di preghiera e memoria che ha saputo unire il ricordo della beata Armida Barelli
a quello di Papa Francesco, in una Messa di suffragio partecipata dalla comunità universitaria e ospedaliera: “La
malattia della SLA colpisce profondamente le condizioni umane delle persone, ma sappiamo che la solidarietà e
la fede sono accresciute nel momento della prova: intitolare a Armida Barelli questo luogo particolare significa
rafforzare la speranza”.
Il 20 febbraio 2021, è stato proprio il Pontefice a riconoscere il miracolo avvenuto per intercessione della Barelli,
aprendo la strada alla sua beatificazione. Nella prefazione alla biografia ufficiale, Papa Francesco l’ha definita
una figura di straordinaria attualità, tanto spirituale quanto civile, una donna capace di vivere la laicità come
vocazione alta.
Nata a Milano nel 1882, Barelli ha dedicato la sua vita alla formazione delle giovani generazioni e alla creazione
di opere educative e sociali di grande valore. Al fianco di padre Agostino Gemelli, è stata protagonista della
nascita della Gioventù Femminile dell’Azione Cattolica e dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, lasciando un
segno indelebile nel panorama culturale e religioso italiano. Nel 1921, come amministratrice della casa editrice
Vita e Pensiero, raccoglie l’invito di Giuseppe Toniolo a fondare l’Ateneo dei cattolici italiani, una decisione che
segnerà profondamente la storia dell’istruzione in Italia. Nel 1949, colpita dalla Paralisi Bulbare Progressiva, oggi
nota come SLA, morirà nel 1952. Oggi, riposa nella cappella dell’Università Cattolica, accanto al fondatore padre
Gemelli.
«È una figura che ci ricorda come la vera innovazione sociale nasca dal coraggio di coniugare fede e intelligenza,
pensiero e azione – ha sottolineato Giuseppe Fioroni, Vicepresidente Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori
e della Fondazione Policlinico Universitario “Agostino Gemelli” IRCCS –. La sua testimonianza è un’eredità viva
che continua a parlare ai giovani, alla comunità accademica e a chi si impegna per il bene comune. Come da
sempre si impegna il centro NeMO sia nel lavoro di cura delle particolari patologie trattate sia nella costante
attenzione con cui vengono seguiti tutti i pazienti”.».
Figura emblematica del Novecento italiano, Armida Barelli ha saputo incarnare con coraggio e coerenza una
spiritualità capace di farsi storia. Ciò che colpisce della sua ricca e versatile personalità è proprio «la sua
normalità», una normalità straordinaria, vissuta nell’impegno quotidiano, nel lavoro accademico, nella cura delle
relazioni e nella creazione di opere che ancora oggi rappresentano un punto di riferimento fondamentale per il
nostro Paese.
La foto di gruppo finale – con pazienti, operatori sanitari, istituzioni e volontari – ha suggellato una giornata
densa di significato. «Da oggi, la beata Armida Barelli è un riferimento per le persone con SLA, per le nostre
famiglie e per tutti coloro che fanno della cura un impegno quotidiano – ha dichiarato Fulvia Massimelli,
presidente nazionale di AISLA –. La sua testimonianza ci parla di una forza silenziosa, capace di generare senso
anche nel limite. È lo stesso spirito che anima tanti volontari della nostra comunità: persone che, a partire dalla
propria esperienza di sofferenza o malattia, scelgono ogni giorno di esserci per gli altri, trasformando la prova
vissuta in un dono concreto di ascolto, presenza e solidarietà».
Oggi più che mai, la comunità SLA è una casa abitata dalla speranza.
Uffici Stampa