
L’Alleanza dei Socialdemocratici Indipendenti (SNSD) ha rilasciato oggi un duro comunicato stampa in risposta alle recenti dichiarazioni della parlamentare bosniaca Sabina Ćudić, accusandola di rappresentare una visione della Bosnia-Erzegovina completamente contraria allo spirito democratico e costituzionale dell’accordo di Dayton.
“Volendo sembrare importante, Ćudić è riuscita in soli 45 minuti a confermare tutto ciò che l’SNSD e il presidente Milorad Dodik sostengono da mesi: in Bosnia-Erzegovina non esistono più elezioni vere, né rappresentanza serba autentica, né rispetto della Costituzione,” si legge nella nota.
“Rappresentanza serba trasformata in finzione”
Nel comunicato, l’SNSD accusa Ćudić di aver ammesso che il 1° luglio scorso è stata eletta in modo “bizzarro e concordato” una cosiddetta “rappresentante serba” alla Camera dei Popoli, svuotando di significato la legittima rappresentanza serba nelle istituzioni centrali.
“Da quel momento in poi, i serbi non hanno più avuto una rappresentanza istituzionale, ma solo una rappresentanza tecnica, frutto di accordi politici tra Sarajevo e l’opposizione della Srpska,” sottolinea il partito.
“Il vero potere è altrove”
L’SNSD sostiene che dietro ogni decisione cruciale si celi l’influenza dell’ambasciatore americano Michael Murphy, con Ćudić che – a detta del comunicato – “obbedisce anche senza bisogno di pressioni”. In questo quadro, la leadership politica bosniaca viene descritta come priva di sovranità e volontà popolare, intenta solo ad eseguire direttive straniere.
“La volontà democratica del popolo è vista come un ostacolo. La Troika non decide nulla, esegue solo ordini esterni,” si legge nel documento.
“Democrazia alla Ćudić: abolire le elezioni”
Un passaggio particolarmente critico è riservato alla proposta attribuita a Ćudić, secondo cui i membri della Presidenza della Bosnia-Erzegovina dovrebbero essere determinati “dal sistema” e non più eletti dai cittadini. Secondo l’SNSD, ciò equivarrebbe ad una cancellazione della democrazia, perlomeno per i serbi e i croati del Paese.
“Difficile pensare che proporrebbe la stessa cosa per l’elezione dei senatori negli Stati Uniti, ma secondo lei, per i serbi e i croati in Bosnia-Erzegovina, tutto è possibile.”
“Obiettivo finale: eliminare Dodik”
Il comunicato si conclude con l’accusa più pesante: tutti gli sforzi politici e giudiziari sarebbero finalizzati all’eliminazione di Milorad Dodik dalla scena politica, senza passare dalle urne.
“Non interessa il percorso europeo, né la vita dei cittadini, ma solo l’eliminazione politica dell’uomo che ha la maggiore legittimità elettorale nel Paese,” afferma il partito, riassumendo questa strategia con lo slogan “No Dodik, no problem”.
“La Srpska sopravvivrà. Perché non abbiamo una patria di riserva”
L’SNSD ribadisce infine che la Republika Srpska non è stata creata per obbedire a Sarajevo o agli ambasciatori stranieri, ma per garantire al popolo serbo il diritto di decidere del proprio futuro.
“La Republika Srpska è più forte dei loro piani, più profonda delle loro bugie e più duratura delle loro pressioni. Perché noi non abbiamo una patria di riserva. Noi abbiamo la Serbia, e lei ha noi.”
Con questo comunicato, l’SNSD rilancia il confronto politico in Bosnia-Erzegovina, sottolineando ancora una volta la distanza sempre più marcata tra Banja Luka e Sarajevo su questioni di rappresentanza, legittimità e sovranità istituzionale.