
(AGENPARL) – Thu 03 April 2025 Trieste, 3 apr – L’articolata, puntuale e preziosa analisi
presentata oggi dal direttore generale dell’Azienda regionale di
coordinamento per la salute dimostra che il nostro sistema da
troppo tempo sta spendendo di pi? e sta rendendo di meno, a causa
di un modello organizzativo frammentato e dispersivo, pensato per
rispondere a esigenze di salute oggi mutate radicalmente. Una
condizione non pi? sostenibile. Dal 2015 al 2023 in Friuli
Venezia Giulia il finanziamento ? infatti costantemente pi?
elevato del dato nazionale, mentre non risultano coerenti alcuni
indicatori dei Livelli essenziali di assistenza (Lea). Senza
interventi organizzativi strutturali continueremo a vedere
crescere la spesa riducendosi le performance dei Lea. Questo
significa che l’aumento della spesa non comporta automaticamente
un miglioramento della qualit? dei servizi. Bisogna continuare a
mettere mano a una riforma complessiva in grado di spostare il
focus dalle acuzie alle cronicit?, in linea con quanto la Regione
ha gi? iniziato a fare con la Rete oncologica, razionalizzando,
concentrando e specializzando l’offerta.
Questo, in estrema sintesi, il pensiero espresso oggi in
Consiglio regionale dall’assessore regionale alla Salute.
Nel corso della riunione della III Commissione consigliare ?
emerso che rispetto alla totalit? dei costi sostenuti per il
sistema sanitario del Friuli Venezia Giulia, quello per il
personale ? superiore del 6% se paragonato al dato medio
nazionale. Inoltre, sulla base dei dati del 2022, rispetto al
numero di personale dipendente – medico e infermieristico – ogni
mille abitanti, la nostra regione ? ai vertici a livello
nazionale. Infine, nonostante una costante carenza di personale,
dal 2020 gli addetti sono aumentati di 270 unit?, 230 delle quali
impegnate in modo particolare in attivit? sanitarie.
Nella relazione ? stato puntualizzato che la frammentazione ?
frutto di decisioni che a livello organizzativo non sono mai
state prese. L’esempio emblematico ? proprio quello del settore
oncologico che nella nostra regione presenta una pluralit? di
punti di erogazione che per?, per quanto riguarda gli interventi
chirurgici, in alcuni casi sono lontanissimi dai target minimi
dal punto di vista scientifico.
Questa situazione pu? portare a un abbassamento degli standard di
sicurezza e un aumento del rischio clinico, con un’offerta che
non ? pi? coerente con i reali bisogni espressi dalla comunit? e
che finisce per generare una domanda inappropriata.
Il Dm 70 del 2015, per esempio, prevede per determinati bacini di
utenza un range minimo e massimo di strutture chirurgiche. Per il
Friuli Venezia Giulia questo range va da 6 a 12, mentre
attualmente le strutture sono 15.
In termini di programmazione la Regione ha iniziato un percorso
virtuoso che richiede uno sforzo che andr? sostenuto nel tempo e
che vedr? l’apertura nel corso dell’anno di sei case di comunit?,
l’organizzazione del numero 116 117 per le cure non urgenti, la
riconversione dei punti di primo intervento stagionale a Grado e
a Lignano, la sospensione di quei punti nascita sotto 500 parti
annui che secondo la normativa vigente non garantiscono standard
adeguati e l’avvio del percorso di specializzazione degli
ospedali spoke.
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