
(AGENPARL) – Mon 24 March 2025 COMUNICATO STAMPA
24 marzo 2025
TELEMARKETING: PROCURA DI ROMA INDAGA SULLE TELEFONATE MUTE
INDAGINE APERTA A SEGUITO DI DENUNCIA DEL CODACONS. RESPONSABILI RISCHIANO
FINO A 6 MESI DI CARCERE
In tema di telemarketing e telefonate moleste la Procura della Repubblica di
Roma ha aperto una inchiesta, affidata ai Pm Silvia Santucci e Fabio
Santoni, a seguito di formale denuncia presentata dal Codacons.
Lassociazione dei consumatori aveva infatti depositato un esposto alla
magistratura capitolina dove si riportavano numerosi casi di telefonate
mute ricevute in un breve arco di tempo sul numero di utenza mobile del
suo presidente, Carlo Rienzi (che sul caso è stato convocato dalla stessa
Procura il prossimo 3 aprile).
Rispondendo a tali chiamate provenienti da numeri di cellulare, la
comunicazione veniva avviata ma dallaltro capo del telefono non perveniva
alcuna voce o suono, lasciando così il destinatario di tali telefonate in
inutile attesa.
Un fenomeno che da tempo coinvolge milioni di italiani, i quali
quotidianamente ricevono chiamate da numeri sconosciuti non presenti in
rubrica, non ricevendo alcuna risposta una volta avviato il collegamento
telefonico.
Alla base di tale escalation vi sarebbe il telemarketing selvaggio spiega
il Codacons Molti call center, per ottimizzare i tempi e incrementare il
numero di utenti contattati, utilizzano software che programmano più
telefonate di quante gli operatori fisici riescano a gestirne. In tal modo
le chiamate partono in modo automatico, gli utenti rispondono ma i
dipendenti dei call center sono impegnati in altre conversazioni, e le
telefonate rimangono quindi mute.
Ora le indagini della Procura potrebbero portare a ravvisare il reato
ipotizzato dal Codacons, quello di molestia. Lart. 660 del codice penale
stabilisce che Chiunque, in un luogo pubblico o aperto al pubblico, ovvero
col mezzo del telefono, per petulanza o per altro biasimevole motivo, reca a
taluno molestia o disturbo è punito con larresto fino a sei mesi o con
lammenda fino a cinquecentosedici euro, principio ribadito dalla Corte di
Cassazione secondo cui le telefonate mute e anonime integrano il reato di
molestia e disturbo alle persone.