
(AGENPARL) – Mon 24 March 2025 *Cnpr forum, Rozera (Unicef Italia): “In prima linea per proteggere i
bambini”*
“La missione dell’Unicef è prendersi cura dei bambini, e in un mondo così
complesso è essenziale mantenere il nostro obiettivo chiaro e prioritario,
ovunque e sotto qualsiasi regime. Dobbiamo restare fermi nei nostri
principi, perché nessun bambino sceglie dove nascere: né in un paese
povero, né in una zona di guerra, né in luoghi privi di sanità o
istruzione. Il nostro impegno è proteggere tutti i bambini, dai contesti
più disagiati del mondo fino ai paesi più sviluppati, come l’Italia, dove
molti piccoli continuano a vivere situazioni di difficoltà”. Lo ha
dichiarato *Paolo Rozera*, direttore generale Unicef Italia, intervenuto
nel corso del Cnpr forum “Costruire speranza: Unicef in prima linea per un
mondo a misura di bambino”, promosso dalla Cassa nazionale di previdenza
dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da *Luigi Pagliuca*.
“L’Unicef nacque nel 1946, subito dopo la Seconda guerra mondiale, per
assistere i bambini vittime dei bombardamenti, diventando poi
un’organizzazione permanente. Da allora – ha aggiunto Rozera -, sono stati
compiuti enormi progressi, come dimostra la lotta contro la polio, ormai
eradicata quasi ovunque, ad eccezione di Afghanistan e Pakistan. Numerose
sono le conquiste raggiunte, in particolare nella riduzione della mortalità
infantile nei primi cinque anni di vita”.
Un impegno quotidiano ribadito anche da *David Santodonato*, presidente del
Comitato di Roma per l’Unicef: “L’infanzia sta attraversando una fase
particolarmente critica. L’aggravarsi di nuovi conflitti ha ulteriormente
peggiorato una situazione già compromessa dalla pandemia, che ha rallentato
gli aiuti nelle aree più vulnerabili del mondo. Quando scoppiano guerre,
masse di persone sono costrette a spostarsi, e i bambini e gli adolescenti
sono quelli che pagano il prezzo più alto, dovendo abbandonare le proprie
case e abitudini da un giorno all’altro. Senza dimenticare quei bambini che
purtroppo non sopravvivono ai conflitti o non possono ricevere cure
adeguate a causa della mancanza di risorse.
Questo è un momento estremamente difficile, ma il nostro compito, come
Unicef, è mantenere viva la speranza e portare aiuto dove è più necessario.
L’Unicef opera quotidianamente, senza distinzioni, per soccorrere e
proteggere i bambini, svolgendo un lavoro prezioso. Interveniamo in molti
ambiti, ma nelle zone di conflitto il nostro obiettivo principale è
garantire sicurezza, cibo, acqua potabile e istruzione a chi vive in
condizioni estreme. Per chi volesse dare un contributo può prendere
contatto con Comitato di Roma per l’Unicef o fare una donazione che ci
aiuti a sostenere i nostri progetti”.
L’analisi delle emergenze è stata illustrata da *Andrea Iacomini*,
portavoce Unicef Italia: “A livello globale, dobbiamo riconoscere che
l’infanzia sta attraversando uno dei periodi più difficili della storia. I
nostri report indicano che, dal 1946 a oggi, i bambini del pianeta vivono
la peggiore era mai registrata. E non si tratta solo di guerre e conflitti,
purtroppo sempre più diffusi e protagonisti delle notizie quotidiane. Ci
troviamo di fronte a un circolo vizioso in cui guerre, carestie, povertà,
istruzione negata e danni ambientali si intrecciano, facendo ricadere il
peso maggiore proprio sui più piccoli. Oggi, 500 milioni di bambini vivono
in zone di guerra, con 59 paesi coinvolti in conflitti. Siamo abituati a
sentire parlare di Ucraina e Gaza, ma un’emergenza non esiste solo quando è
sotto i riflettori: è un’emergenza anche, e soprattutto, quando nessuno ne
parla. Gravi crisi si consumano nel silenzio, come in Sudan, dove il
conflitto ha numeri impressionanti, o nella Repubblica Democratica del
Congo, dove 800mila bambini sono costretti alla fuga dalla malnutrizione e
dalla povertà.
Secondo *Carlo Maiorca*, ex manager e volontario Unicef: La situazione
dell’infanzia nel mondo è estremamente complessa e difficile. Pensiamo
subito alle zone di guerra, dove le difficoltà vengono amplificate per i
bambini rispetto agli adulti. Nei campi di guerra, in particolare, vengono
negate le necessità basilari, dal cibo al gioco fino alla scuola, elementi
fondamentali per la formazione di uomini e donne. Tuttavia, non possiamo
dimenticare i giovani del nostro Paese. Negli ultimi anni, soprattutto dopo
l’emergenza sanitaria provocata dal Covid, si è registrata una crescente
esplosione di violenza tra i giovani, un fenomeno allarmante. Se da noi non
si muore di fame, esiste però un grave squilibrio educativo e formativo,
evidente dalle cronache quotidiane sui giornali e nei telegiornali. Si
tratta di una crisi profonda che richiede un intervento urgente. Dobbiamo
pensare a chi è meno fortunato e impegnarci ad aiutare chi ne ha bisogno.
L’Unicef riconosciuta a livello globale, è un’organizzazione efficace e
tempestiva nel portare aiuto a chi ne ha più bisogno”.
Nel corso del dibattito, moderato da *Anna Maria Belforte*, il punto di
vista dei professionisti è stato illustrato da *Paolo Longoni*, consigliere
dell’Istituto nazionale Esperti contabili: “L’Unicef è un’organizzazione,
più precisamente un’agenzia dell’Onu, anche se non direttamente finanziata
dalle Nazioni Unite. Le sue risorse provengono dagli stanziamenti
discrezionali dei governi e delle organizzazioni internazionali, mentre
un’altra parte dei fondi deriva dai contributi delle organizzazioni
intergovernative. Inoltre, il 23% del budget proviene dal settore privato,
che da solo raccoglie oltre 1,5 miliardi di dollari, dimostrando la
credibilità e l’efficacia dell’Unicef nelle migliaia di azioni realizzate
in tutto il mondo per la tutela dei bambini e dei più vulnerabili.
Queste risorse vengono impiegate in attività di altissimo valore sociale,
senza le quali il numero delle vittime nei conflitti in corso sarebbe
ancora più drammatico. Oggi viviamo un periodo in cui si discute di
delegittimare e ridimensionare le organizzazioni internazionali come l’Onu
e le sue agenzie. Se questa tendenza dovesse affermarsi, l’Unicef
perderebbe gran parte delle sue risorse, e nessuno potrebbe più sostituirne
l’azione. È fondamentale ricordare che queste organizzazioni rappresentano
una ricchezza per l’umanità, e non dobbiamo mai tornare a una visione
basata esclusivamente sulle singole nazioni e sovranità”.