
(AGENPARL) – Mon 24 March 2025 A picco l’interesse per la politica
e cresce l’attenzione al clima
e all’ambiente
Lunedì 24 marzo saranno presentati a Milano i dati del secondo report dell’Osservatorio congiunto Polidemos Università Cattolica-Ipsos sullo stato della democrazia. Nella nuova rilevazione anche un focus sulle tematiche ecologiche
L’interesse per la politica in Italia torna a diminuire, anche dopo il parziale recupero nei mesi precedenti il voto europeo di giugno. Del resto, tutti gli indicatori segnalano una crescita dello scetticismo e della disaffezione. C’è un aspetto, però, su cui la maggioranza delle italiane e degli italiani si trova concorde, pur in un contesto di cambiamenti di rotta spettacolari, a cominciare dagli Stati Uniti di Trump: la necessità di agire per mitigare il cambiamento climatico riducendo le attività inquinanti. Per esempio, il 62% è per un’ulteriore riduzione degli spazi dove è consentito fumare e ben il 73% è per una limitazione del consumo di suolo. Inoltre, il 20% ritiene che occorra scoraggiare la proprietà di animali domestici e quindi ridurre l’impronta ecologica legata alla produzione del loro cibo e allo smaltimento dei loro rifiuti.
È quello che emerge dalla seconda rilevazione del centro di Polidemos-Ipsos, frutto della partnership creata all’inizio dello scorso anno tra il Centro di ricerca sulla democrazia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e la società di indagini di mercato e sondaggi di opinione.
I dati del report saranno presentati nel dettaglio e discussi nel corso di un seminario dal titolo “Democrazia al verde. Gli italiani e il cambiamento climatico” ospitato dall’Alta scuola di economia e relazioni internazionali (Aseri), in via San Vittore, 18, lunedì 24 marzo 2025 alle ore 15.00. Dopo i saluti introduttivi di Damiano Palano, direttore di Polidemos, interverrà Andrea Scavo, direttore Public Affairs di Ipsos, che presenterà i dati, i quali saranno poi commentati da Ilaria Beretta, dell’Alta Scuola per l’Ambiente dell’Università Cattolica, Martino Mazzoleni, docente dell’Università Cattolica, e Marco Ricchetti, co-founder di Blumine srl.
Il report mette in evidenza che non è un buon periodo per la democrazia. Il senso di vera e propria “inutilità” della politica rispetto alle grandi dinamiche economiche globali, la percezione dell’inconsistenza della classe politica e della sua distanza dalla gente comune, la sfiducia anche verso il sistema mediatico, e la più generale percezione di un declino della nostra società: sono tutte tendenze che si consolidano e rafforzano, con ampie e crescenti maggioranze di italiani ormai schierate sul versante pessimista del sentiment.
Ciononostante, le italiane e gli italiani non sono alla ricerca di un’alternativa: è la convinzione del 68% del campione, mentre solo il 31% pensa sia preferibile una maggiore concentrazione di poteri in un’unica figura di vertice. I dati analizzati nel dettaglio, infatti, chiariscono un aspetto che fino ad oggi appariva equivoco relativamente alle possibili alternative al sistema democratico. Come spiega Andrea Scavo. «In questa indagine abbiamo voluto approfondire il tema e capire cosa implicasse la convinzione che “la democrazia oramai funziona male, è ora di cercare un modo diverso per governare l’Italia”. Abbiamo scoperto che il “modo diverso” per la maggioranza degli italiani – fortunatamente! – corrisponde a un sistema maggiormente democratico, con il rafforzamento della partecipazione dei cittadini e degli strumenti di democrazia diretta».
Anche altri indicatori sul trade-off tra democrazia e benessere, sulla funzione percepita dei cosiddetti corpi intermedi, sulla via riformista o radicale per apportare il cambiamento testimoniano che la democrazia è salda. Si conferma quindi un quadro a luci e ombre: se da un lato lo scenario sociale rimane tetro e denso di insoddisfazione, in maniera trasversale ma con punte drammatiche tra le fasce sociali più in difficoltà, dall’altro il valore della democrazia rimane riconosciuto e apprezzato. Diventa fondamentale capire come questa potenziale tensione evolverà nel tempo, anche di fronte alle sfide di queste settimane e di questi mesi.
Questo secondo report ha riservato un focus particolare al cambiamento climatico. Un’ampia maggioranza di intervistati è favorevole a misure di incentivazione per la produzione di energia rinnovabile e per la riqualificazione energetica degli edifici residenziali, sulle quali la legge di bilancio 2025 ha introdotto diverse limitazioni, ma anche a provvedimenti restrittivi. Per esempio, il 62% è per un’ulteriore riduzione degli spazi dove è consentito fumare (si può dire che il caso Milano, quindi, faccia scuola) e ben il 73% è per una limitazione del consumo di suolo, sostenendo che le autorità debbano limitare le costruzioni in aree verdi e favorire il riuso e la rigenerazione di aree ed edifici non utilizzati. Su quest’ultimo tema diverse regioni hanno già legiferato, ma si attende ancora un intervento normativo statale. Più ridotto il favore alla limitazione alla circolazione per i veicoli più inquinanti e la costruzione di centrali nucleari (48% e 42% rispettivamente). Non incontrano favore la carbon tax né nuove tasse sui voli aerei. Il 20% dei rispondenti al sondaggio sostiene che occorra scoraggiare la proprietà di animali domestici e, quindi, ridurre la pawprint, l’impronta ecologica legata alla produzione del loro cibo e lo smaltimento dei loro rifiuti.
Una maggioranza di rispondenti è anche disposta a cambiare comportamenti per contribuire a mitigare la crisi climatica: consumare prodotti locali, muoversi in mobilità ‘dolce’ o con i trasporti pubblici anziché con l’auto privata, ridurre la temperatura o le ore di riscaldamento nella propria abitazione, i viaggi aerei e il consumo di carne rossa. Oltre un terzo di sondati (in egual misura a chi si dichiara contrario) è d’accordo anche ad acquistare solo alimenti e capi di abbigliamento sostenibili, come pure a investire i propri risparmi in fondi o progetti imprenditoriali a sostenibilità ambientale certificata.
«In breve, gli Italiani sono disposti a compiere sacrifici per proteggere il clima e l’ambiente, fintantoché questi non comportino aggravi finanziari. Il potere d’acquisto delle famiglie, quindi, rimane una variabile critica per la lotta al cambiamento climatico», commenta il politologo della Cattolica Martino Mazzoleni. «Vi sono, però, segnali promettenti di una crescente diffusione di consapevolezza sull’impatto ambientale di attività sino a poco tempo fa considerate assolutamente normali e legittime, come costruire case e capannoni su terreni vergini o fumare negli spazi pubblici».
In occasione della presentazione dei dati del secondo report, Polidemos e Ipsos annunceranno l’interesse a proseguire la loro partnership anche per il 2025. Sono infatti in programma altre due rilevazioni per l’anno in corso che andranno a indagare rispettivamente il rapporto fra pace, sicurezza e democrazia e l’evoluzione delle dinamiche tra la dimensione locale e quella internazionale.
CONTATTI PER LA STAMPA
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Francesca Petrella
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