
Il Bilancio 2024 della Fondazione del Grande Oriente d’Italia Onlus solleva interrogativi pressanti sulla gestione finanziaria e sulle scelte strategiche adottate per la gestione degli immobili destinati alle case massoniche. Un’analisi approfondita ha evidenziato come la spesa si sia concentrata su poche e imponenti sedi, con investimenti rilevanti per immobili e arredi, soprattutto in Orienti come Cosenza, Bologna e Taranto.
I dati rivelano che la Fondazione del Grande Oriente d’Italia Onlus ha investito quasi 8 milioni di euro in immobili e beni, destinando ben 2 milioni di euro all’arredo delle case massoniche, una cifra importante che lascia presagire provenienze di fonti prestigiose, come Versailles, Reggia di Caserta. Tuttavia, nonostante tali investimenti, i ricavi generati dai canoni di locazione risultano insufficienti a coprire i costi gestionali e finanziari, portando a un saldo negativo che richiede, di fatto, un apporto annuale di almeno 650 mila euro da parte del GOI.
Il commento al bilancio mette in luce una gestione che appare distante dalle reali esigenze della comunità massonica: anziché favorire iniziative culturali e attività di valorizzazione del patrimonio storico, le risorse sono stata impiegate per l’acquisto di sedi “faraoniche”. L’approccio adottato, infatti, sembra privilegiare il prestigio dell’immobile, senza considerare una programmazione basata sulle vere necessità degli Orienti, molti dei quali presentano strutture inadeguate per ospitare le attività quotidiane.
Inoltre, permangono dubbi sulle modalità di gestione dei debiti, in particolare quelli nei confronti di Urbs Srl, per i quali non sono state fornite spiegazioni chiare su come saranno rimborsati, e sui costi legati agli acquisti, come l’impatto dell’Iva e delle spese di gestione degli immobili.
Il bilancio previsionale per il 2025 accenna a un contributo di 670 mila euro da parte del GOI, cifra che sembra sufficiente solo per coprire le perdite ei debiti in essere, senza previsione in nuove sedi o iniziative culturali. In conclusione, l’esperienza della Fondazione Goi evidenzia come l’uso di questo strumento per la gestione degli immobili si sia rivelato inadeguato: la concentrazione delle spese, la governance legata al GOI e la mancanza di una visione strategica condivisa sollevano serie preoccupazioni sul futuro finanziario e operativo dell’ente.
Con queste considerazioni, si invita a una riflessione profonda sulle modalità di gestione patrimoniale e sull’effettiva rappresentazione degli interessi della comunità massonica, lasciando aperta la questione su come orientare le future scelte strategiche per garantire sostenibilità e coerenza con gli scopi istituzionali.