
Carissimi Fratelli Scozzesi,
in occasione del 220° anniversario della nascita in Italia del Supremo Consiglio del Rito Scozzese Antico ed Accettato, (il 16 Marzo 1805 otto fratelli scozzesi “debitamente regolarmente costituiti e patentati dal Potentissimo Fratello Auguste de Grasse Tilly costituirono una Gran Loggia Generale in Italia con la denominazione di Grande Oriente d’Italia di Rito Scozzese Antico ed Accettato” gettando le basi per il futuro Grande Oriente d’Italia, sua diretta filiazione) è nostro precipuo intento e profondo desiderio di richiamare ad una attenta riflessione sul particolare momento storico che stiamo vivendo.
Si avvicina l’Equinozio di Primavera che è il periodo dell’anno in cui le forze naturali della Luce e delle Tenebre trovano il proprio rinnovato equilibrio dopo il predominio del buio.
L’equilibrio è la Virtù che ci consentirà di nutrire i nuovi frutti che germinano dalla Terra dopo i rigori invernali.
Nulla, su questa Terra, neanche il potere, l’arroganza di detenere il potere, ed il dominio sono infatti eterni.
A tal proposito ci vengono alla mente i versi della poesia di Bertolt Brecht, “A chi esita”, che abbiamo richiamato in occasione della festa del Rito tenutasi a Roma l’8 giugno 2024.
La disillusione delle prime strofe si sostituisce ben presto con la sfida per affermare le proprie convinzioni; infatti, non ci si può permettere di esitare, ma bisogna assolutamente trovare una risposta dentro di sé.
Ebbene, riteniamo necessario ricordare che già prima del momento elettorale abbiamo dovuto prendere atto del fatto che il Rito Scozzese, che non era parte in causa nonostante la partecipazione alla competizione elettorale del SGC Emerito, suo malgrado, veniva coinvolto in polemiche talvolta del tutto pretestuose, con accuse di sponsorizzazione di una candidatura rispetto ad un’altra, con recriminazioni, richieste di esemplari punizioni e, addirittura, con evidenti tentativi di condizionare le scelte amministrative da compiere da parte della nostra amatissima Istituzione.
Nello spirito della massima tutela del Rito, abbiamo esercitato le virtù della Sopportazione, della Pazienza, della Tolleranza, della fraterna comprensione dei nostri Fratelli e dei loro limiti ritenendo che ciò fosse la strategia migliore per disinnescare le tensioni derivanti dall’esasperata posizione di una parte confidando nell’energia armonizzatrice del GADU, ma sempre determinati a difendere l’autonomia del Rito Scozzese, tutelandolo in ogni possibile ambito, finanche interno!
La nostra fiducia in una rasserenazione degli animi è stata superata dagli eventi e la contestazione del risultato elettorale con la decisione di alcuni Fratelli di far valere le proprie ragioni in sede giurisdizionale, ha determinato un clima di contrapposizione frontale.
Consapevoli del pericolo al quale tutti ci stavamo avviando abbiamo espressamente rivolto al Gran Maestro Seminario un pressante invito a cooperare con il SGC nella necessaria opera di ricomposizione delle tensioni, riattivando insieme, con spirito di vera Fratellanza, un confronto sereno e approfondito per valutare insieme nuove e più solide basi su cui regolare i reciproci rapporti istituzionali, per creare l’Armonia dal Caos, continuando il nostro lavoro per il Bene dell’Umanità e alla Gloria del Grande Architetto dell’Universo.
In quella circostanza, lungi dall’accogliere la mano idealmente tesa, ci furono formulate inaccettabili e tassative richieste di epurazione, irricevibili per i Valori che un vero Massone coltiva e custodisce, tutti ispirati dal comune denominatore della Fratellanza, cui il suo animo dovrebbe essere incline,a maggior ragione per ogni Uomo che abbia a cuore e rispetti la propria Dignità e quella dei suoi Fratelli.
Abbiamo, quindi, declinato, con la dovuta fermezza, quelle richieste, invitando alla riflessione il nostro interlocutore dell’epoca.
Da quel momento, quasi in un crescendo rossiniano, sul Rito Scozzese e suoi Membri si è accanita la mannaia della Giustizia Massonica, con un’ostinazione, tanto cieca, quanto accanita, da evocare nella nostra mente il versetto 25-17 di Ezechiele, modificato dal regista Quentin Tarantino, nel suo celebre film “Pulp Fiction”, “E la mia giustizia calerà sopra di loro con grandissima vendetta e furiosissimo sdegno su coloro che si proveranno ad ammorbare ed infine a distruggere i miei fratelli. E tu saprai che il mio nome è quello del Signore quando farò calare la mia vendetta sopra di te.”
In conseguenza delle norme statutarie del Rito e dei “Protocolli d’Intesa”, i provvedimenti disciplinari assunti dal GOI hanno immediato recepimento nel Rito, con ciò determinando una strumentale applicazione della Giustizia domestica con la conseguente decimazione dei maggiori esponenti del Rito, evidentemente strumentale ad una sua completa e totale paralisi.
In disparte ogni ulteriore valutazione, sull’intervento poco conciliante del Gran Maestro Seminario alla festa del Rito dell’8 giugno, dove con tono dispotico e con animo fortemente risentito annunciava pubblicamente la volontà di procedere in maniera unilaterale alla modifica dei “Protocolli d’Intesa”.
Sia chiaro a tutti, nessuno si è mai posto in una posizione preconcetta rispetto ad una modifica condivisa dei suddetti Protocolli, ma i chiari segnali dell’allora Gran Maestro Seminario erano inequivoci verso quale futuro ci stessimo avviando.
La plurisecolare storia dei nostri rapporti ci insegna che il Rito Scozzese non può e non deve interferire nella vita del Grande Oriente, ma allo stesso modo che l’Ordine deve tutelare l’autonomia e l’integrità del Rito Scozzese, il quale ha comunque la capacità e la volontà di difendere se stesso; per questo, il 9 giugno 2024, all’indomani dell’annuncio pubblico del Gran Maestro di voler procedere in maniera unilaterale alla rimodulazione dei rapporti tra GOI e RSAA, dopo aver dolorosamente dovuto sospendere dei Fratelli Membri Attivi che, dimentichi dei doveri e delle responsabilità connesse alla loro alta funzione, da tempo si erano resi responsabili di condotte ostruzionistiche e irriguardose tese a delegittimare il Magistero del Sovrano Gran Commendatore, il Supremo Consiglio ha ritenuto necessario e opportuno modificare lo Statuto del Rito abolendo i punti 5 e 6 dell’Art. 17 ed apportando alcune altre modifiche per coerenza testuale.
Solo in questo modo, i provvedimenti disciplinari del Grande Oriente d’Italia non hanno immediato effetto anche nel Rito Scozzese, che può valutarli nella propria autonomia.
Questi concetti abbiamo avuto modo di ribadire e di sottolineare all’allora Gran Maestro Antonio Seminario, con la nostra lettera del 17 giugno 2024, inviata all’indomani del noto Decreto di sospensione dei rapporti tra Ordine e Rito Scozzese n. 10/AS, con il quale si inibisce qualsiasi attività rituale ed addirittura non rituale.
In quella lettera, nel dover constatare come l’integrità del Rito fosse stata messa in discussione da una serie di durissimi ed opinabili provvedimenti disciplinari assunti nei confronti di molti suoi esponenti apicali ad opera degli organi preposti del Grande Oriente d’Italia, che è la Gran Loggia simbolica tradizionale riconosciuta dal R.S.A.A., abbiamo scritto al Gran Maestro:
“In concomitanza con questo periodo e nei mesi immediatamente successivi alle elezioni, il Grande Oriente d’Italia ha assunto provvedimenti disciplinari nei confronti dei seguenti Fratelli, tutti Membri Attivi del Supremo Consiglio: Edo Biondo, prima sospeso, poi condannato e non ancora riammesso ai lavori; Gian Paolo Barbi, Andrea Roselli, Giuseppe Caprarola, Stanislao Saeli, Valter Guandalini, prima sospesi e poi espulsi; e ha avviato l’istruttoria per provvedimenti disciplinari nei confronti del sottoscritto e dei Pot.mi Fratelli Leo Taroni e Mauro Stradella, ed in ultimo quasi certamente nei confronti anche dei Pot.mi Fratelli Francesco Tenella Sillani e Alessandro Natali, tutti Membri Attivi del Supremo Consiglio. In totale undici, di cui Barbi ed altri sospesi mentre rivestivano le cariche apicali del Rito Scozzese. La drasticità con la quale la Giustizia Massonica dell’Ordine si è pronunciata nei confronti delle figure apicali del Rito Scozzese induce a nutrire quanto meno qualche perplessità sulle modalità della sua applicazione, nella quale non pare ravvisarsi equità, norma da seguire costantemente nel giudicare, nel governare, nel trattare ognuno secondo i meriti o le colpe, con assoluta imparzialità.”
Nella stessa lettera abbiamo precisato, inconfutabilmente, che le modifiche introdotte allo Statuto del RSAA non confliggevano in alcun modo con la Costituzione del GOI e che, comunque, l’articolo 6 dello Statuto tutt’ora vigente prevede espressamente “Il RSAA riconosce, per il territorio italiano, come Gran Loggia della Libera Muratoria simbolica tradizionale il Grande Oriente d’Italia-Palazzo Giustiniani”.
Da questa norma statutaria deriva, inequivocabilmente, che al RSAA non è consentita o ammessa l’iscrizione anche di massoni appartenenti a Comunioni diverse dal Grande Oriente d’Italia Palazzo Giustiniani e anche alle donne come qualche sprovveduto Presidente del Collegio dei MM.VV. ha dichiarato in tornate rituali.
Carissimi Fratelli, nella nostra lettera del 17 giugno 2024 abbiamo accoratamente chiesto una manifestazione di apertura, con il ritiro del Decreto di sospensione dei rapporti tra Ordine e Rito, quale segnale di distensione verso un rinnovato percorso di dialogo e di comune cammino; tuttavia, non solo il nostro appello non è stato accolto, ma si è persistito nella direzione opposta e contraria ed anzi nelle settimane successive abbiamo visto con sgomento la giustizia domestica del Goi accanirsi contro numerosi Fratelli Scozzesi.
Stante l’assordante silenzio del Gran Maestro ai nostri accorati richiami alla ragionevolezza, al fine di tutelare e salvaguardare tutti i Fratelli Scozzesi, siamo, nostro malgrado, stati costretti a rivolgerci ad un Magistrato della Repubblica che tutelasse i legittimi interessi del nostro Corpo Rituale, al quale veniva inibito, con la minaccia della colpa massonica, qualsivoglia possibilità di esercitare una sia pur basilare attività amministrativa.
Nonostante ciò, e nonostante i segnali di sofferenza e di stupore che venivano da una sempre più numerosa parte della Comunione, il G.M. [in prorogatio imperii] Bisi si è posto nei nostri confronti in una posizione di totale chiusura, funzionale a finalità, evidentemente, incompatibili con la nostra Storia.
Anche le nostre richieste, rinnovate con lettera del 1 ottobre 2024, non hanno sortito alcun visibile effetto.
In questa stessa lettera, ben consapevole delle intenzioni del Supremo Consiglio abbiamo ulteriormente chiarito “ci sembrerebbe opportuno sottoporre al Supremo Consiglio del Rito, nella sua prossima riunione, tale problematica e poter quindi rimuovere quella che, al di là delle nostre intenzioni e della realtà, è divenuta una pietra di inciampo sul cammino dei Fratelli Scozzesi”; il che non ha avuto finora luogo non essendoci possibile svolgere alcuna attività rituale per effetto del cennato Decreto.
Questa inequivocabile disponibilità all’instaurarsi di un confronto che ci portasse a superare gli equivoci e le divisioni non è stata minimamente tenuta in considerazione ed anzi abbiamo dovuto dapprima constatare l’arroccarsi del GM Bisi in una posizione di totale chiusura e successivamente, quando un Giudice dello Stato ha revocato lo sciagurato Decreto 10/AS, il che è avvenuto con provvedimento del 24/27.12.2024, che, sia pure in via cautelare, ne ha sospeso l’efficacia,il G.M. [in prorogatio imperii] Bisi ha inopinatamente ritenuto di reiterare quanto disposto dal precedente con il Decreto n. 495/SB, prodromico addirittura alla revoca del riconoscimento, acuendo gli effetti di una frattura che si riteneva avviata ad una dignitosa ricomposizione.
Da qui anche il tenore dell’ODG della Gran Loggia che vuole mettere in discussione la Storia pluricentenaria della Massoneria Italiana, una storia di cui tutti noi, a buona ragione, siamo orgogliosi
Fratelli carissimi la Morale Massonica insegna che l’uso distorto del potere, la disponibilità a compiere qualsiasi bassezza pur di conservarlo o acquisirlo ricorrendo anche a metodi disonorevoli, il ritenere di poter spadroneggiare nell’esercitarlo, l’impudenza nel piegare la Giustizia ai propri fini, in ciò assecondati da un seguito di corifei osannanti disposti a vendersi per un piatto di lenticchie, rappresenta una degenerazione contro iniziatica del cammino verso la Luce.
E sarebbe anche opportuno e nostro precipuo intento e profondo desiderio di richiamare ad una riflessione sugli alti significati esoterici dell’emblema del Rito Scozzese Antico ed Accettato che certamente susciterà nei Fratelli Scozzesi importanti e profondi significanti.
In tale ottica ci piace far rilevare che nell’emblema del nostro Amato Rito campeggia un’Aquila simbolo antichissimo celeste e solare, che è capace di innalzarsi sopra le nuvole e di fissare il sole, e quindi ci suggerisce a quali altezze può elevarsi lo spirito, se solo sia capace di non farsi intimorire dagli elementi apparentemente avversi e sfavorevoli.
Vola alto al di sopra delle miserie umane e al di sopra delle tempeste nell’anelito ad abbracciare l’infinito alla ricerca della Verità verso un orizzonte che non ha limiti.
Rappresenta la forza, l’indipendenza e la maestà, non si “cattura” facilmente non si “sottomette” facilmente e nel contesto massonico o in altre tradizioni esoteriche, l’Aquila simboleggia anche lo spirito libero e la ricerca della verità, qualità che non si piegano facilmente a forze esterne o a costrizioni imposte.
Quest’Aquila, la Nostra Aquila, è bicefala, cioè, ha due teste e queste sono in perfetto equilibrio tra loro poiché rimandano l’una alla Razionalità e l’altra alla Intuizione, laddove entrambe tali Facoltà sono comprese in un unico corpo che, integrandole le consente di accedere a Saggezza e Conoscenza.
Al centro del corpo dell’Aquila troviamo un triangolo con il numero 33 ad indicare il massimo grado Scozzese, mentre le ali dell’Aquila sono aperte evocando il volo ed anche visivamente il significante anagogico di questa figura simbolica che si libra sempre verso l’Alto ed all’Alto, nella più ampia propria accezione, aspira.
Tra gli artigli l’Aquila bicefala tiene la Spada della Giustizia che al di là del qui e dell’ora giudicherà l’operato degli uomini e saprà separare i giusti dagli empi, proteggendo i deboli e gli oppressi.
L’Iniziato Scozzese impara durante il proprio percorso di perfezionamento che progressivamente il concetto di Giustizia da obiettivo cui tendere si concretizza sempre più in Virtù da esercitare con equilibrio, saggezza e rettitudine.
Il concetto di giustizia nel Rito Scozzese è strettamente legato alla visione massonica di un ordine morale, in cui la giustizia non è solo un principio legale o sociale, ma anche un valore spirituale ed etico ed è anche intesa come l’equilibrio tra le leggi morali, l’integrità personale, l’armonia sociale e la ricerca della verità.
In sintesi, nel Rito Scozzese, la giustizia è un valore che si evolve, con il progresso del Massone, consapevole che ogni grado del Rito ha una propria interpretazione e applicazione di questa nozione.
Il cartiglio recante la scritta Deus Meumque Ius – Dio e la mia Legge si trova sotto la figura dell’Aquila bicefala evidenziando che i Principi su cui poggia la propria operatività l’Iniziato Scozzese sono quelli di Dio e della Legge che si trovano ad essere mirabilmente fusi nella esperienza liberomuratoria Scozzese sintetizzata e riassunta in questo meraviglioso quanto complesso motto.
La Corona che sovrasta l’Aquila bicefala costituisce la rappresentazione plastica dell’obiettivo ultimo dell’esperienza liberomuratoria Scozzese: farsi Re, Re di se stessi.
Carissimi Fratelli Scozzesi, nell’esaminare l’emblema del nostro Amato Rito abbiamo voluto esprimere il senso della ortoprassi liberomuratoria per noi Iniziati Scozzesi, cioè cosa significhi per noi, per l’appunto, “agire bene”, perché dobbiamo esserne capaci.
Potremo farlo, ad esempio, esercitando l’autorevolezza e coniugandola al rispetto e seguendo l’Armonia quale principio ispiratore e non lasciando mai che siano pulsioni autoritarie a condizionare coloro che ci guardano e ci rispettano come Guide.
Ma, vada come vada, è comunque giusto ed onorevole combattere una buona battaglia per perseguire la rettitudine, la solidarietà, l’amore di verità, l’opposizione alla tirannia, l’aspirazione ad una giustizia che sia giusta ed equa, l’amore Fraterno.
Fratelli Carissimi, per la consapevolezza che dovere degli iniziati è, come scriveva Guenon, di “riunire ciò che è sparso”, per il senso del dovere che ci impone il nostro ruolo e la nostra coscienza, riteniamo opportuno invitare tutti ad un ulteriore momento di riflessione e di confronto per evitare di cadere nella trappola degli inutili e dannosi personalismi.
Tronchiamo alla radice tutte le errate, fantasiose, strumentali, malevole e tendenziose interpretazioni riguardo alle modifiche statutarie e regolamentari introdotte dal Supremo Consiglio il giorno 9 giugno 2024 e poste alla base del Decreto 495/SB.
Auspichiamo ancora che un leale confronto paritetico, tendente ad una nuova stesura dei “Protocolli d’Intesa” possa innalzare nuove, più avanzate e più solide basi che garantiscano l’autonomia, l’integrità e le esigenze del Rito Scozzese.
A questo punto ci piace ricordare l’Art 8 del precedente Protocollo d’Intesa del 1989, sottoscritto dal GM Armando Corona e dal SGC Augusto De Megni, che sottoponeva la soluzione di ogni eventuale divergenza tra il Grande Oriente d’Italia ed il Supremo Consiglio ad una commissione paritetica formata da tre membri designati dal Grande Oriente di Italia e da tre membri designati dal Supremo Consiglio.
Ora, ognuno dovrà assumere le proprie responsabilità di fronte alla propria Coscienza, alla Libera Muratoria Italiana ed Internazionale e, soprattutto, alla Storia pluricentenaria della Massoneria Italiana!
Ricerchiamo, come l’Aquila scozzese, il calore della Luce che illumina sempre il Cammino di chi sa vedere.
Con il Triplice Rituale Fraterno Saluto, auguro a tutti voi un felice Equinozio di Primavera.
Il Sovrano Gran Commendatore, Giulio Nigro, 33°
