
(AGENPARL) – Mon 17 March 2025 COMUNICATO STAMPA
Studente morto lo scorso gennaio a Perugia: eseguita misura cautelare
degli arresti domiciliari nei confronti di un diciottenne per il reato
di istigazione o aiuto al suicidio
Questa mattina, personale della Polizia di Stato di Perugia ha dato esecuzione ad una ordinanza di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari emessa dal G.I.P del Tribunale di Perugia nei confronti di un 18enne, cittadino italiano residente a Roma, ritenuto responsabile del reato di istigazione o aiuto al suicidio ai danni dello studente universitario, trovato privo di vita – lo scorso 29 gennaio – presso un appartamento in via del Prospetto a Perugia.
La scomparsa del 19enne era stata denunciata il 24 gennaio dalla sorella, anche lei iscritta all’Università di Perugia.
Il giovane, studente fuori sede al primo anno di Informatica, aveva fatto perdere traccia di sé a breve distanza temporale dalla sua uscita da un ostello dove alloggiava, avvenuta intorno alle ore 10 e mezza della mattina del medesimo giorno.
È stato poi il gestore dell’appartamento in cui è stato rinvenuto il cadavere del 19enne che, non riuscendo a mettersi in contatto con l’affittuario per discutere del pagamento del canone di locazione e avendo appreso dai social network la notizia di un ragazzo scomparso a Perugia, ha deciso di contattare nel pomeriggio del 29 gennaio la Polizia di Stato, temendo si trattasse della stessa persona e consentendo così agli agenti di trovare il corpo senza vita del giovane.
All’interno del monolocale, durante il sopralluogo dei poliziotti e degli operatori del Gabinetto Provinciale di Polizia Scientifica, sono stati rinvenuti alcuni blister, anche vuoti, di farmaci del tipo oppiacei, un pc portatile, 5 telefoni cellulari e 46 sim-card.
La stanza si presentava in ordine e sul corpo del ragazzo non vi erano segni di ferite, circostanze che, già dal primo esame compiuto dal medico legale, portavano a far presumere che la morte potesse essere ascrivibile ad un gesto volontario.
L’essere, però, sconosciuto alla sorella e ai familiari l’affitto del monolocale ed inspiegabili la presenza di più cellulari e schede telefoniche erano fatti che rendevano necessario l’avvio di un’indagine per avere riscontro non solo sulle cause della morte ma sul contesto in cui l’evento si era verificato.
Le dichiarazioni testimoniali assunte da familiari e conoscenti, infatti, non permettevano di trovare una plausibile spiegazione sul perché un giovane apparentemente tranquillo e senza particolari problemi potesse aver celato tali circostanze riguardanti la sua vita privata.
Con il costante coordinamento di questo Ufficio, la Squadra Mobile e il C.O.S.C. Polizia Postale e delle Comunicazioni Umbria hanno, quindi, concentrato l’attività investigativa sull’analisi degli apparati telefonici e informatici in uso al 19enne, delle celle agganciate, dei tabulati delle conversazioni e delle comunicazioni che quest’ultimo aveva avuto in alcune chat o canali di cui era un attivo utilizzatore.
Si è trattato di un’indagine molto complessa, anche perché gran parte degli strumenti informatici erano dotati di password e nessun documento conteneva elementi per svelare i dati di accesso.
Grazie alla particolare competenza della polizia giudiziaria delegata è stato, però, possibile accedere agli strumenti informatici ed assumere da essi informazioni fondamentali per ricostruire i rapporti che il giovane intratteneva con altre persone e soprattutto per comprendere come sia avvenuto l’evento morte.