
Ce lo racconta Giampiero Rinaldi, fotografo di scena
A tutti sarà capitato di entrare a teatro e ammirare le fotografie di scena, immagini che ci narrano una storia, fatta di luci e colori, ma anche di complessi aspetti concettuali. Raccontare attraverso le fotografie una storia con la testa del regista, carpire l’anima del personaggio, non dell’attore, interpretare e interagire con la temperatura di colore, distinguere la smorfia dall’espressione…
Ho incontrato Giampiero Rinaldi fotografo di scena, videomaker, documentarista e la prima domanda che mi viene in mente è:
Giampiero, chi è il fotografo di scena?
Il fotografo di scena è quella figura discreta ma essenziale che cattura, senza essere invadente, l’emozione del momento. Attraverso le immagini racconta l’intensità di uno sguardo, l’espressione dell’attore, rendendo ogni scatto il più fedele possibile al testo e alle luci di scena. Il suo compito è far rivivere quelle battute, quelle emozioni, a chi guarderà la foto, trasformandola in un frammento di racconto visivo.
È giusto definire la fotografia di scena un perfetto connubio tra Arte e Scienza?
Sì, la fotografia di scena è un perfetto connubio tra Arte e Scienza. Da un lato richiede sensibilità artistica per catturare emozioni, atmosfere e composizioni suggestive; dall’altro necessita di competenze tecniche per gestire luce, esposizione e attrezzatura in condizioni complesse. L’unione di questi elementi permette di creare immagini che raccontano e valorizzano il mondo del cinema e del teatro.
Quanto è importante nel tuo mestiere l’empatia?
Nel mestiere del fotografo di scena, sia nel Cinema che nel Teatro, l’empatia è fondamentale. Bisogna entrare in punta di piedi nell’anima del momento, coglierne l’essenza senza alterarla. Per me, scattare una foto è come scrivere un testo per uno scrittore: ogni immagine deve raccontare qualcosa di autentico. Senza empatia, non solo con l’attore, ma con tutto ciò che circonda la scena, sarebbe impossibile restituire la verità di quell’istante.
Ansel Adams diceva che l’obiettivo fotografico ha la capacità di cogliere ciò che sfugge agli occhi perché distratti dalla mente. Tu cosa ne pensi?
Ansel Adams aveva ragione: la fotografia permette di cogliere dettagli e momenti che spesso sfuggono a causa della nostra distrazione. L’obiettivo fotografico isola la realtà, fissandola in un istante in cui luce, forme ed emozioni si rivelano in modo più chiaro e intenso. La macchina fotografica diventa così uno strumento di consapevolezza, aiutandoci a vedere davvero ciò che, nella frenesia quotidiana, potremmo non notare.
Giampiero tu ti occupi anche di videomaker, in italiano videografo o videasta, un neologismo entrato nell’uso comune della lingua italiana a seguito della larga diffusione delle apparecchiature digitali di ripresa e montaggio. Tu sei un professionista a tutto tondo, ma come si arriva a questo?
Si arriva con passione, studio e tanta pratica. Essere un videomaker oggi significa saper gestire ripresa, montaggio, luce e suono, raccontando storie attraverso le immagini in movimento. Il digitale ha reso tutto più accessibile, ma richiede comunque impegno nel padroneggiare la tecnica e sviluppare un proprio stile. L’esperienza sul campo è fondamentale: si inizia sperimentando, affiancando un professionista per fare esperienza sul campo, magari con progetti personali o piccoli lavori, fino a costruire un portfolio solido. La chiave è la curiosità e la voglia di migliorarsi sempre!
Cosa consiglieresti a un giovane che volesse intraprendere la professione del fotografo di scena, considerando che la fotografia è un mondo molto complesso e che, con l‘avvento del digitale, si è creata tanta confusione con il proliferare dei generi di fotografia?
Gli consiglierei di partire dalla passione e dalla curiosità, perché la fotografia di scena è un mix di tecnica e sensibilità artistica. Deve allenare l’occhio a cogliere i dettagli e le emozioni di un set, studiando sia la fotografia che il linguaggio del cinema o del teatro. Il digitale ha reso tutto più accessibile, ma anche più competitivo, quindi è fondamentale fare esperienza, magari iniziando come assistente, per costruire un buon portfolio. La pazienza e la voglia di raccontare storie attraverso le immagini faranno la differenza!
Giampiero la tua vita professionale è ricca di tante avventure, ma il tuo obiettivo è di approdare alla regia?
Si, il mio sogno è quello di diventare regista per raccontare tutto quello che mi emoziona.
Il digitale ha avuto forti ripercussioni nel mondo della fotografia, soprattutto per chi lo fa di mestiere, ma per fortuna esistono ancora i fotografi di scena come te, che ci raccontano storie e passioni del mondo dello spettacolo fatto di attimi fuggenti.
Grazie, Giampiero, per avermi dedicato il tuo tempo, la fotografia di scena ha bisogno di professionisti come te. Buon lavoro, Giampiero!

