
Domenica sera, la capitale rumena è stata teatro di gravi disordini dopo che l’Ufficio Elettorale Centrale della Romania ha escluso il candidato populista C?lin Georgescu dalla corsa presidenziale. I sostenitori del politico, in testa ai sondaggi, sono scesi in piazza per protestare contro la decisione, scatenando violenti scontri con la polizia. Pietre, fuochi d’artificio e incendi hanno trasformato il centro di Bucarest in un campo di battaglia, con attacchi contro la sede dell’Ufficio Elettorale e la banca centrale. Tra i momenti più critici, un furgone televisivo di un’emittente nazionale è stato ribaltato.
Secondo quanto riportato da Digi24, la decisione dell’Ufficio Elettorale Centrale è stata presa con un margine di 10 a 4 e si basa sull’accusa che Georgescu non avrebbe rispettato le procedure elettorali e avrebbe violato “l’obbligo di difendere la democrazia”. La sentenza giunge dopo l’arresto e l’incriminazione del candidato lo scorso mese con accuse di “incitamento ad azioni contro l’ordine costituzionale”, “diffusione di false informazioni”, “false dichiarazioni” e “costituzione di un’organizzazione con carattere fascista, razzista o xenofobo”.
Una corsa presidenziale controversa
Georgescu ha guadagnato notorietà internazionale a novembre, quando ha ottenuto una vittoria a sorpresa al primo turno delle elezioni presidenziali rumene. Tuttavia, il secondo turno non si è mai svolto: la Corte Costituzionale della Romania ha annullato il voto a causa di presunte interferenze russe a suo favore. Il politico è stato accusato di essere filo-russo e contrario alla NATO, sebbene si sia sempre presentato come un candidato “Romania First”, paragonandosi a Donald Trump negli Stati Uniti.
Dopo la decisione di escluderlo dalla nuova tornata elettorale, Georgescu ha reagito duramente sui social media, dichiarando: “Un altro colpo diretto al cuore della democrazia in tutto il mondo!” e aggiungendo: “Se la democrazia in Romania cadrà, cadrà tutto il mondo democratico! L’Europa è ora una dittatura, la Romania è sotto la tirannia!”
Reazioni internazionali
La vicenda ha suscitato un’ondata di reazioni a livello internazionale. Il vicepremier italiano Matteo Salvini ha definito la decisione un “golpe europeo in stile sovietico”, affermando: “Prima annullano — a urne aperte — le elezioni che stava vincendo, poi lo arrestano, poi addirittura lo escludono dalle elezioni per paura che vinca. Invece di ‘riarmare l’Europa’, dobbiamo rifondarla per difendere la Democrazia”.
Anche il senatore statunitense Mike Lee (R-UT) ha criticato aspramente la scelta dell’Ufficio Elettorale Centrale, commentando ironicamente: “I sinistrorsi amano cacciare i loro avversari dalle schede elettorali. Dove abbiamo già visto una cosa del genere?”. Perfino Elon Musk è intervenuto sulla questione, definendo la situazione “folle”.
Il futuro della Romania e della sua democrazia
L’esclusione di Georgescu e le proteste che ne sono seguite pongono seri interrogativi sullo stato della democrazia in Romania. La violenza esplosa nelle strade di Bucarest segnala un crescente malcontento tra i sostenitori del candidato escluso, mentre la comunità internazionale osserva con attenzione lo sviluppo degli eventi. Nel frattempo, l’Europa si trova di fronte a un nuovo focolaio di instabilità politica, con il rischio che il caso rumeno diventi un pericoloso precedente per la gestione delle elezioni nei paesi dell’Unione Europea.
