
(AGENPARL) – mer 05 marzo 2025 L’ASSOCIAZIONISMO TRA ARTIGIANI VICENTINI, UNA STORIA DI SECOLI
Le “fraglie” del Medio Evo
Anche a Vicenza le origini dell’associazionismo fra artigiani risalgono al Medioevo dell’età dei Comuni, quando si affermano quelle “fratellanze” di mestiere che vengono denominate fraglie. Se ne ha notizia dai vari Statuti cittadini (1264, 1311, 1339) con continui aumenti numerici, fino ad arrivare alle ventinove realtà citate nel documento del 1389 che stabilisce l’ordine di sfilamento alla solenne processione del Corpus Domini.
Accanto, dunque, ai collegi di Giudici, Medici, Notai e Cambiavalute, ecco apparire le fraglie dei Lanaioli, Calzolai, Pellicciai, Merciai, Tavernieri, Fabbri, Falegnami, Rigattieri, Macellai, Bottai, Casari, Mugnai, Pescatori, Venditori di uova e alimentari, Orefici, Barbieri, Speziali, Fornai, Sartori, Muratori, Tessitori, Bovari, Facchini. Altre testimonianze, anche più tarde, riguardano Conciatori e Fornaciai, Lapicidi, Muschiari (profumieri), Barcaioli, Ceramisti, Cappellai, Librai e Cartai, Setaioli, Boccalotti (fabbricanti di terrecotte), Merciai, Facchini, addirittura Pifferai.
Tali gruppi professionali avevano non solo scopi di pubblica rappresentanza e partecipazione alla vita economica e sociale cittadina, ma al proprio interno tutelavano il buon nome dell’attività di categoria attraverso il controllo degli “standard di qualità” degli aderenti. Altrettanto importante era lo spirito assistenziale tra gli associati, legato all’osservanza religiosa e in particolare al santo patrono, effigiato nel gonfalone con cui partecipare alle solennità proprie o collettive.
Alla fraglia si accedeva pagando una sostanziosa quota di adesione e presentando un certificato, rilasciato dalla parrocchia di appartenenza, da cui risultassero le qualità morali dell’aspirante; un altro documento doveva attestare il tirocinio compiuto nell’arte; se poi si richiedeva l’ammissione col titolo di Maestro, bisognava superare un rigoroso esame di idoneità.
La direzione del sodalizio era affidata ai membri della cosiddetta “banca”, eletti dall’assemblea (“Capitolo”) di tutti gli iscritti come Maestri (altri livelli erano quelli dei Lavoranti e dei Garzoni). La carica più elevata era quella del Gastaldo, che tutelava gli interessi della fraglia e sorvegliava il rispetto delle norme statutarie; al Sindaco spettava curare la contabilità, altre figure erano quelle del Contradicente per la discussione dei vari argomenti, del Notaio e del saggio Anziano.
Il sistema delle fraglie, pur trasformandosi nel tempo, si prolungherà grossomodo sino alla caduta della Repubblica Veneta, quando sorgeranno i nuovi tempi contraddistinti da una doppia “rivoluzione”: quella napoleonica e quella dell’espansione industriale tra Sette e Ottocento.
Il “Mutuo Soccorso” ottocentesco
Un altro esempio di associazionismo tra piccole imprese è quello della Società di Mutuo Soccorso degli Artigiani Vicentini che sorge in città nel 1858, presieduta da Fedele Lampertico e aperta tanto ai “capi bottega” quanto ai “lavoranti” delle varie “corporazioni di mestiere”; è un sodalizio che prefigura le “casse mutue” e, diremmo oggi, la previdenza o assicurazione volontaria, con versamenti individuali destinati a un fondo collettivo con cui sostenere i soci ammalati, infortunati o convalescenti, nello spirito della “cristiana fratellanza” e con patrono San Giuseppe. Il celebre poeta e sacerdote Giacomo Zanella ne sarà un convinto assistente e sostenitore. In quel medesimo 1858, sempre Fedele Lampertico è tra i promotori della Scuola serale di Disegno e Plastica per il Popolo fondata dall’Accademia Olimpica, progenitrice della Scuola d’Arte e Mestieri per l’addestramento professionale delle giovani maestranze.
Il secondo Ottocento sarà poi il periodo in cui crescerà in tutto il territorio vicentino la galassia delle attività artigianali connesse ai poli industriali. Nella sua relazione del 1887, è il prefetto di Vicenza a osservare che ovunque esse “sorgono dal nulla: nel gran mondo industriale e commerciale passano inosservate, ma chi le studia con mente e con cuore, acquista fede che debbano nel loro avvenire allargare la cerchia di benessere alle minute classi e combattere con buona fortuna il pauperismo che oggi le avvilisce”. Tali attività “non hanno bisogno alcuno di aiuto da parte del governo ed in ciò la provincia di Vicenza dà mirabili esempi ad altre, ed anzi costituisce un vanto nazionale”.
Il Novecento e l’Associazione Artigiani della Provincia
Nel settembre del 1945, in pieno clima di ricostruzione dopo le devastazioni belliche e lasciandosi alle spalle l’inquadramento “corporativo” del regime fascista, un primo nucleo di titolari d’impresa dà vita all’Associazione Artigiani della Provincia di Vicenza, dotata di uno Statuto nel quale sono subito elencate le finalità del sodalizio: “promuovere l’organizzazione degli artigiani e la loro solidale collaborazione”. Se all’inizio l’azione riguarda un’esigenza tipica del dopoguerra, vale a dire l’acquisto collettivo “delle materie prime necessarie a tutte le categorie”, progressivamente si passa ai servizi amministrativi di carattere tributario, contrattualistico, commerciale, di tenuta libri-paga, all’informazione e aggiornamento sulle normative, ad azioni di rappresentanza esterna, o per la formazione professionale, o l’assistenza malattie.