
Nel mondo massonico calabrese si apre un nuovo capitolo di controversie interne. Il dottor Mario Donato Cosco, noto Fratello del Rito Scozzese Antico e Accettato (RSAA) e insignito del 33° grado, ha presentato in data 7 gennaio 2025, via e-mail, la propria memoria difensiva al Presidente del Tribunale Circoscrizionale della Calabria. L’atto, volto a contestare la tavola d’accusa tracciata dall’Oratore del Collegio Circoscrizionale – ai sensi dell’art. 204 del Regolamento dell’Ordine – accusa Cosco di aver violato gli artt. 3, 9 e 15 della Costituzione massonica.
Le accuse
Secondo la documentazione in esame, il dottor Cosco sarebbe stato ritenuto responsabile di aver offeso il Venerabilissimo Gran Maestro e i componenti della Giunta, disobbedendo a due decreti fondamentali:
- Decreto Magistrale n° 10/AS del 13.06.2024
- Decreto n° 495/SB del 23.12.2024
Invece, avrebbe diffuso il Decreto n° 64/GN del 13.12.2024, emanato dal dottor Giulio Nigro, S.G.C. del RSAA, il quale disponeva la sospensione temporanea delle Capitazioni Annuali dovute dai singoli Fratelli appartenenti al Rito. L’Oratore del Collegio sostiene che tale comportamento intenda screditare l’alta autorità massonica, configurandosi come un atto grave nei confronti della tradizione e dell’ordine interno.
I motivi della difesa
Nella sua memoria difensiva, Cosco elenca una serie di argomentazioni per confutare le accuse:
- Precedenti rapporti e comportamenti
Il dottor Cosco, già membro del RSAA prima dell’interruzione dei rapporti tra Ordine e Rito, non aveva in passato violato le prescrizioni emanate dai decreti in questione. Non risultano atti di rilevanza esterna che possano aver compromesso l’ordine interno. - Qualifica nel GOI
La sua appartenenza al Gruppo di Operatività Istituzionale (GOI), in qualità di Fratello Libero Muratore, non lo lega automaticamente alle controversie relative alla diffusione del Decreto del S.G.C. emanato da Giulio Nigro. - Ambito di applicazione delle disposizioni
Le direttive del Sovrano erano rivolte esclusivamente ai Fratelli Scozzesi, per la sospensione delle Capitazioni, escludendo così la qualifica del dottor Cosco. - Diffusione limitata del Decreto 64/GN
Il decreto in questione è stato distribuito solo ai destinatari legittimi – i Presidenti delle Camere Rituali e i Fratelli insigniti del 33° grado – rendendo infondata l’accusa di una diffusione “massiva” e incontrollata. - Esecuzione della direttiva
L’azione di Cosco non era frutto di un’iniziativa autonoma, bensì dell’esecuzione della direttiva impartita dal Sovrano Gran Commendatore, volta a interrompere i pagamenti dovuti al Rito in seguito alla sospensione dei rapporti con il GOI. - Coerenza con le direttive del RSAA
Considerato l’inaspettata interruzione dei rapporti tra Ordine e Rito, non si ravvisa alcuna violazione delle prescrizioni. Un’eventuale azione contraria, come un sollecito al pagamento delle quote, sarebbe stata certamente censurabile; tuttavia, in questo contesto, le operazioni svolte da Cosco risultano pienamente conformi alle nuove direttive. - Iniziativa del Fratello Luigi Filippelli
La comunicazione del 25.11.2024, in cui l’ex Ispettore regionale del RSAA (Fr. Luigi Filippelli) diffida Cosco in nome e per conto dei Fratelli della Circoscrizione Calabria, è stata definita un’ingiustificata ingerenza individuale. Tale atto, privo di fondamento normativo, non ha ricevuto alcuna reazione preventiva da parte dell’autore della tavola d’accusa.
In sintesi, il dottor Cosco chiede al Tribunale di:
- Accertare e dichiarare che non è stato commesso alcun atto di gestione rituale in violazione dei decreti n° 10/AS e n° 495/SB.
- Dichiararlo esente da qualsiasi colpa massonica.
“La Cena delle Beffe”: Una metafora a “stai fresco!”
L’intera vicenda ha assunto il titolo evocativo de “La cena delle beffe”, ispirato alla novella di A.F. Grazzini, detto il Lasca, risalente al XVI secolo. Mutuando tale immagine, il caso viene anche definito “Vibo, il processo delle beffe”. Il riferimento è duplice:
- Da un lato, rappresenta il processo che Mario Donato Cosco dovrà affrontare per aver, a detta dell’Oratore, disobbedito all’ordine dell’auto-prorogato Gran Maestro di astenersi da ogni attività relativa al RSAA.
- Dall’altro, l’episodio si configura come una sorta di “cena”, in cui ogni portata – dall’antipasto al digestivo – rappresenta una fase della controversia interna.
Il menù delle accuse
Il resoconto degli eventi assume la forma di un menù simbolico:
- Antipasto
La lettera di diffida dell’ex Ispettore regionale del RSAA, con cui veniva contestato a Cosco il mancato rispetto dei decreti e dall’attingere al Fondo per la gestione delle attività del RSAA - Primo
La celebrazione del processo massonico a Vibo Valentia, anziché nella storica sede di Catanzaro, sede del Collegio Circoscrizionale, sollevando interrogativi su possibili favoritismi e questioni di competenza. - Secondo
L’accusa di non aver ottemperato agli ordini dei Gran Maestri Seminario e Bisi, configurabile, per alcuni, come un vero e proprio sacrilegio rituale. - Contorno
L’invito – apparentemente inderogabile – a non svolgere operazioni di movimentazione del Fondo patrimoniale dell’Ispettorato Calabria del RSAA. - Frutta
Un quesito sulla legittimità e sull’eventuale omologazione al “potere” che, in definitiva, mette in discussione la possibilità di essere uomini liberi e di buoni costumi nel contesto rituale. - (In)Digestivo
La formalizzazione della tavola d’accusa da parte di un Fratello insignito del 32° grado, che solleva dubbi sulla legittimità delle accuse e sulla possibile auto-distruzione dell’equilibrio interno.
Il caso di Mario Donato Cosco rappresenta un episodio emblematico delle tensioni interne che attanagliano la Massoneria in Calabria. La memoria difensiva, articolata e dettagliata, non solo contesta le accuse mosse nei suoi confronti, ma chiede anche al Tribunale Circoscrizionale della Calabria di dichiarare l’assenza di colpa massonica nell’operato del dottor Cosco.
L’esito del processo potrebbe avere ripercussioni ben oltre la sfera personale dell’incolpato, incidendo sulla gestione e interpretazione delle direttive rituali e sul futuro dei rapporti interni tra Ordine, RSAA e GOI. In attesa di ulteriori sviluppi, il “processo delle beffe” si configura come un banco di prova per il rispetto delle regole e per il mantenimento dell’integrità all’interno del mondo massonico.
