
Un’epidemia di influenza aviaria sta sconvolgendo il settore avicolo americano, causando la necessità di abbattere milioni di polli e abbattendo drasticamente la produzione di uova. La conseguenza diretta è un’interruzione della catena di approvvigionamento e un rincaro senza precedenti dei prezzi, che sta interessando supermercati, ristoranti e consumatori in tutto il Paese.
Da quando il virus H5N1 ha fatto il suo ritorno nel 2022, i focolai di influenza aviaria hanno portato all’abbattimento mensile di milioni di galline ovaiole, con stime che risultano circa 110 milioni di esemplari sacrificati fino ad oggi. Questi abbattimenti, necessari per contenere la diffusione del virus, hanno ridotto drasticamente la disponibilità di uova sul mercato.
Per frenare la propagazione del virus, le autorità statunitensi hanno adottato misure rigorose. In particolare, a New York sono stati temporaneamente chiusi alcuni mercati di pollame vivo, sia in città sia nei sobborghi, per procedere a operazioni di sanificazione e disinfezione. Tali provvedimenti, pur essendo preventivi e mirati a salvaguardare la salute pubblica, hanno ulteriormente aggravato la crisi nella filiera delle uova.
Parallelamente, i supermercati hanno adottato limiti di acquisto – in alcune aree i clienti possono comprare solo tre cartoni di uova per transazione – e alcuni rivenditori hanno addirittura applicato prezzi fino a 10 dollari a dozzina per cercare di compensare la scarsità. Anche le catene di fast food ei ristoranti per la colazione hanno reagito, introducendo sovrapprezzi sui piatti contenenti uova, come nel caso di Waffle House che applica un supplemento di 50 centesimi per uovo.
I dati del Dipartimento del Lavoro evidenziano un aumento dei prezzi del 160% negli ultimi cinque anni, ma l’impatto dell’attuale epidemia ha accelerato questo trend in maniera significativa. Secondo un rapporto del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, il costo medio di una dozzina di uova è passato da cifre contenute a livelli record, e si prevede un ulteriore aumento del 20% nel corso dell’anno. La crisi ha costretto i produttori a rivedere le loro strategie, mentre i consumatori si trovano a dover fronteggiare uno scenario in cui gli alimenti di base come le uova, un tempo economico e largamente accessibili, ora diventano beni quasi di lusso.
Gli esperti sono concordi nel dire che la ripresa della produzione richiederà tempo – da sei a nove mesi – poiché sarà necessario ripopolare gli allevamenti e ristabilire un equilibrio tra domanda e offerta. Nel frattempo, il rincaro dei prezzi si farà sentire non solo sulle tavole degli americani, ma anche sulle catene di ristoranti, con effetti potenzialmente a catena sull’intero settore alimentare.
L’epidemia di influenza aviaria rappresenta una sfida cruciale per il settore avicolo e per la sicurezza alimentare negli Stati Uniti. Mentre le misure adottate dalle autorità, come la chiusura temporanea dei mercati di pollame, sono indispensabili per contenere il virus, esse hanno innescato una crisi nella filiera delle uova, con un conseguente aumento dei prezzi che penalizza direttamente i consumatori. Il cammino verso una ripresa stabile richiederà un coordinamento stretto tra produttori, enti governativi e operatori del settore, oltre a un’attenta gestione delle strategie di ricostituzione degli allevamenti.
