(AGENPARL) – sab 25 gennaio 2025 *COMUNICATO STAMPA*
*2**5 GENNAIO 2025*
*TRUMP PRESIDENTE: MINACCIA O OPPORTUNITÀ *
*PER IL MADE IN VENETO? *
*CON I DAZI SI PERDEREBBERO TRA I **465** E **GLI 812** MILIONI *
*(E TRA **76** E **132 MILIONI** A PADOVA)*
*CONFAPI: «LE DERIVE NAZIONALISTICHE *
*DANNEGGIANO TUTTI, **MA L’ITALIA PUÒ PUNTARE*
*SU UN RAPPORTO PRIVILEGIATO**»*
*La ventila**ta** introduzione dei** dazi **minaccia l’export, sempre
trainante nel territorio nordestino:* *Fabbrica Padova, centro studi
dell’Associazione, ha ipotizzato le possibili ripercussioni con un aumento
del 10% dei **dazi per i** prodotti commercializzati negli Usa,
**consider**ando
due **diversi **scenari. Il presidente Marco Trevisan: **«**Rinunciare a
un’economia di mercato aperta e in libera concorrenza sarebbe dannoso per
tutti, ma i buoni rapporti del Governo con l’amministrazione Trump
potrebbero anche favorirci**»**. Sul tema, Fabbrica Padova ha raccolto
l’opinione d**el professor** Roberto Antonietti, **docente di Economia *
*internazionale** all’Università di Padova.*
Il ricorso alle politiche protezionistiche annunciato da Donald Trump potrebbe
far perdere alle imprese padovane almeno 76 milioni di euro, che diventano
465 milioni se si allarga la prospettiva all’intero Veneto. Ma è solo lo
scenario meno fosco, perché ce n’è anche un altro, che presenta un conto di
132 milioni per il territorio provinciale e di 812 per quello regionale. È
una stima di Fabbrica Padova, centro studi di Confapi, partendo dal
presupposto che oggi gli Stati Uniti rappresentano per l’export del
territorio il terzo mercato di sbocco (dietro a Germania e Francia),
facendo entrare nelle casse delle imprese venete un valore che, nel 2023, ha
superato i 7.56 miliardi, di cui 1,23 legati alle esportazioni padovane.
Il calcolo del possibile “danno”, basato sulla prospettiva ipotizzata dalla
società di consulenza e ricerca economica Prometeia, tiene conto di due
diverse ipotesi. Il primo scenario simula un aumento di 10 punti percentuali
limitato a quei prodotti che già oggi sono sottoposti a dazi e nessuna
tassa per quelli che sono invece esenti. Dal punto di vista settoriale, in
questo scenario a essere maggiormente colpito sarebbe il sistema moda, già
oggi insieme all’agroalimentare uno dei più esposti del made in Italy. Il
secondo scenario simula invece un aumento tariffario generalizzato di 10
punti per tutti i prodotti importati dagli Stati Uniti. In tal caso,
sarebbe la meccanica a subire più negativamente le conseguenze del nuovo
protezionismo. Da qui si arriva alla doppia proiezione. A livello
nazionale, con le esportazioni verso gli Usa che nel 2023 (ultimo anno in
cui sono a disposizione dati definitivi sui 12 mesi) hanno superato i 67
miliardi di euro, l’aggravio sarebbe di 4,12 miliardi col primo scenario,
che salirebbero a 7,20 miliardi col secondo. L’entità dei costi sopportati
dalle imprese esportatrici per il Veneto, con l’introduzione dei dazi
minacciati dal presidente Trump, è invece compresa tra 465 milioni e 812, a
seconda di quale delle due ipotesi dovesse prevalere. E per Padova la
forbice è compresa tra i 76 e i 132 milioni di euro.
«Le cifre proposte sono stime, ed è chiaro che prima di azzardare qualsiasi
analisi occorre vedere se le promesse – o meglio: le minacce – saranno
tradotte in fatti. Personalmente considero quella del presidente Trump più
una tattica elettorale che non una politica che vedrà una concreta
applicazione. Tuttavia, l’incertezza politica negli Stati Uniti potrebbe
comunque influenzare negativamente le decisioni di investimento e gli
scambi commerciali», afferma *Marco Trevisan*, presidente di Confapi
Padova. «Sappiamo che nei quattro anni del suo primo mandato il presidente
Trump ha fatto ampio uso dei dazi commerciali per ridurre il deficit nei
confronti di alcuni paesi come la Cina e il Messico, ma gli effetti nei
confronti dell’Unione Europea sono stati tutto sommato contenuti: non siamo
noi il suo problema principale, l’Italia è solo il 13° partner commerciale
degli Stati Uniti. Certo, non è vero il contrario, perché gli Stati Uniti
sono, dopo la Germania, il secondo mercato di sbocco dei prodotti italiani e
il terzo per le aziende venete. Ma è anche vero che Trump sta mostrando un
ottimo feeling con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e questo non
ci fa escludere che la “minaccia Trump” possa alla fine trasformarsi in
un’opportunità per le nostre aziende, perché l’Italia potrebbe recitare un
ruolo diverso: non più al traino di Germania e Francia nei rapporti
politici ed economici con gli Stati Uniti, ma possibile interlocutore di
riferimento per tutto ciò che concerne i rapporti commerciali con l’Europa».
Sul tema, Fabbrica Padova ha raccolto anche l’analisi di *Roberto
Antonietti*, professore associato di Politica Economica al Dipartimento di
Scienze Economiche e Aziendali “Marco Fanno” dell’Università di Padova, dove
insegna Economia Internazionale, Economics of Innovation e Economic
Globalization and Human Rights (l’intervista integrale è presente in
allegato): «Non sono così convinto che saranno introdotti dazi», ha
rimarcato. «Ma occorre ricordare che il Trump 1 è stato di parola: li aveva
promessi nel 2017 e nel 2018 li ha alzati. Con conseguenze non esattamente
rosee per gli Stati Uniti. È vero che, dopo, la loro economia ha ripreso a
crescere, ma non certo per via della loro introduzione. Ora, se saranno
introdotti, le conseguenze saranno numerose. Se l’obiettivo di medio e
lungo termine è quello di proteggere la produzione americana, questo però
comporterà anche costi più elevati per l’acquisto dei prodotti dall’estero,
il che potrebbe generare una spirale inflazionistica che difficilmente
sarebbe digeribile dall’economia statunitense, dai cittadini stessi – e
quindi anche dagli elettori di Trump – e dalla Fed, che da tempo è
impegnata a combatterla attraverso i tassi di interesse. Un’ulteriore
possibile ripercussione è poi quella geopolitica: l’imposizione di dazi,
specie se in un paese del peso degli Stati Uniti, non può non averne.
Quali? Innescare una contro-reazione con dazi di rappresaglia da parte di
Cina, Messico, Canada, Unione Europea e tutti i paesi che saranno
interessati. E vale la pena di ricordare che, se i dazi americani
introdotti nel 2018 colpirono solo alcuni settori, i dazi di rappresaglia
furono a 360 gradi».
[image: tabella_DAZI-USA.jpeg]
*Nelle foto **Marco Trevisan e Roberto Antonietti*
Diego Zilio
*Ufficio Stampa Confapi Padova*
*Diego Zilio*
*Ufficio Stampa*
*CONFAPI PADOVA*
Via Salboro, 22/b
35124 Padova
*www.confapi.padova.it *
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